Dallo scorso mese di giugno gli interventi oculistici ambulatoriali sono stati sospesi a favore dell’ospedale dove però, a detta di Matteo Piovella, Presidente SOI, non ci sarebbero i requisiti minimi di sicurezza. Immediata la replica della Regione con Emanuele Monti, Presidente della Commissione Sanità parla di nuove strutture territoriali
In Regione Lombardia dallo scorso mese di giugno gli interventi di chirurgia oculistica dopo 27 anni non si possono più eseguire in ambulatorio, ma solo in ospedale.
Una decisione che la Società italiana di Oftalmologia, nelle parole del suo Presidente Matteo Piovella, reputa lesiva per la categoria e per i pazienti. A sostegno della tesi secondo cui la scelta di Regione Lombardia sarebbe inadeguata è stato l’intervento dello stesso Piovella nella conferenza stampa di SOI che, nel giudicare la scelta un errore burocratico di rilevante statura, ha snocciolato dati che pongono all’attenzione un problema delicato che rischia di compromettere la vista a molte persone.
Secondo Piovella, infatti, sarebbero oltre 100 mila i pazienti in lista d’attesa per operarsi di cataratta negli ospedali lombardi. «Numeri che impongono una riflessione – ammette Piovella – anche perché fino allo scorso mese di maggio il 97% degli interventi di cataratta in Italia veniva effettuato con il modello organizzativo ambulatoriale. Con un tratto di penna, invece, la Lombardia, unica regione in Italia, ha cancellato la chirurgia ambulatoriale andando a danneggiare i pazienti in un momento in cui, a causa della pandemia da Covid, le liste d’attesa erano già lunghe. Non solo, da un punto di vista strutturale, nelle sale operatorie adibite a questi interventi mancano i requisiti minimi di sicurezza. Volumi di ricambio d’aria insufficienti e mancanza di filtri particolari che neutralizzano i numeri delle particelle circolanti. Un deficit che determina un rischio di infezioni con conseguente perdita della vista».
Secondo Piovella, questa situazione creerebbe un grande disagio ai pazienti, anche alla luce del fatto che «in tutte le altre regioni, nel pieno rispetto delle regole, si continua a fare gli interventi nelle strutture ambulatoriali. Pertanto, SOI chiede l’immediata sospensione di questi provvedimenti che impediscono di fare gli interventi in regime ambulatoriale e tornare a adottare la stessa metodologia del resto d’Italia». Secondo la Società di Oftalmologia Italiana sarebbe indispensabile correggere subito l’errore per permettere ai pazienti che necessitano di assistenza di poter ricevere la miglior chirurgia della cataratta negli ambulatori che offrono tecniche più avanzate rispetto a quelle ospedaliere vecchie di 20 anni.
Se l’appello di SOI dovesse cadere nel vuoto, Piovella promette battaglia nelle aule dei tribunali come già accaduto in passato. «Mi sembra un paradosso dover scendere in campo contro queste illogicità e promuovere un’azione a difesa di circa 180 mila individui, ma non possiamo accettare che i pazienti vengano trattati in una situazione di minor sicurezza».
Immediata la replica della Regione che respinge ogni critica e spiega attraverso il Presidente della Commissione Sanità Emanuele Monti, gli sviluppi nel settore: «Il perdurare della situazione pandemica ha costretto il sistema sanitario a ridisegnare la programmazione della specialistica ambulatoriale in generale che, comunque, è bene ricordare, è un’eccellenza e attira molti pazienti da tutto il Paese, specialmente nel campo oculistico. Con le nascenti strutture di sanità territoriale, previste dal riordino normativo della sanità lombarda e dell’attuazione del PNRR, sapremo ripartire in maniera sostanziale, alleggerendo la pressione sulle strutture ospedaliere».
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