L’annuncio del presidente della Conferenza Stato-Regioni Bonaccini. Nelle farmacie arriverà il vaccino anti-influenza contro il sovraccarico delle strutture e la cocircolazione con Covid-19. Fofi, Federfarma e Assofarm: «Insufficiente»
«In Conferenza Stato-Regioni, abbiamo sancito l’intesa per distribuire una quota di vaccino anti-influenza, disponibile per ogni singola Regione, attraverso il sistema territoriale delle farmacie», lo ha annunciato il Presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini con il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia.
«Guardando oggi alla campagna vaccinale per prevenire l’influenza occorre considerare due ordini di fattori», ha spiegato Bonaccini. «Il primo – ha chiarito – è che la vaccinazione anti-influenzale sebbene non abbia una efficacia al 100% può contribuire a ridurre il carico di malattie nella popolazione e ciò è ancora più importante se consideriamo il caso in cui influenza e Covid-19 siano simultaneamente presenti in una comunità. Contenere il numero di casi di influenza facilita poi la diagnosi differenziale ed evita il sovraccarico del sistema sanitario».
«Il secondo – ha aggiunto – è che ogni anno 800 mila cittadini che non rientrano fra le categorie per le quali la vaccinazione è raccomandata, si rivolgono comunque al farmacista per acquistare il vaccino a proprie spese. Poiché la raccomandazione per il vaccino anti-influenzale quest’anno è stata estesa a categorie d’età non incluse in precedenza, le Regioni hanno provveduto e stanno provvedendo ad un’acquisizione più ampia di vaccini. Per questo occorre ora un intervento redistributivo delle Regioni per renderne disponibile una percentuale minima, l’1,5 per cento, (eventualmente incrementabile dalle singole Regioni) nelle farmacie».
«L’unica condizione che abbiamo posto e su cui abbiamo avuto assicurazioni dal Governo – ha concluso Bonaccini – è che sia assicurato comunque il quantitativo necessario per gli anziani (ultra sessantacinquenni e per quest’anno anche a partire dai 60 anni), per le persone appartenenti a categorie a rischio, alle donne in gravidanza, agli addetti ai servizi essenziali e, quest’anno, anche ai bambini fra i 6 mesi e i 6 anni».
La decisione della Conferenza non ha trovato però tutti d’accordo. La protesta è arrivata da Fofi, Federfarma e Assofarm, che ritengono la distribuzione dell’1,5% dei vaccini in farmacia come inadeguata. «Appare del tutto insufficiente rendere disponibili solo 250.000 dosi a fronte di un fabbisogno stimato tra 1,2 e 1,5 milioni di dosi – scrivono in un comunicato -. A questo proposito, come scrive il Ministero della salute nel documento proposto alla Conferenza Stato-Regioni e da questa approvato, “è da tener conto, anche, che l’indisponibilità di vaccini in vendita nelle farmacie per le persone che desiderano evitare la malattia influenzale e che non appartengono a categorie a rischio, potrebbe indurre allarme sociale e vanificare gli sforzi di sensibilizzare la popolazione sull’importanza della vaccinazione quale strumento efficace di prevenzione, lanciando un messaggio contradditorio”».
«Ci aspettiamo quindi che – proseguono – in occasione del prossimo incontro presso il Ministero della salute, previsto per il 16 settembre, si trovino fin da subito soluzioni per permettere di rimodulare questa quota minima e di avvicinarsi al fabbisogno reale dei cittadini non inclusi nelle fasce a rischio, che anche il Ministero della salute, nello stesso documento, afferma aggirarsi tra il 3 e il 10% delle dosi acquisite dalle Regioni. Mai come quest’anno la vaccinazione antinfluenzale assume un valore fondamentale per tutta la popolazione, sia per i soggetti identificati come a rischio sia per i soggetti attivi, come sostenuto da tutta la comunità medico-scientifica».
FOFI, Federfarma e Assofarm «declinano, quindi, qualsiasi responsabilità in ordine a eventuali difficoltà che potrebbero avere i cittadini nel rifornirsi dei vaccini, qualora non venisse incrementata la quota al momento destinata alle farmacie, ferma restando la copertura vaccinale per i soggetti fragili e a rischio».
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