L’attrice e scrittrice è madrina dell’AISM, l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla, da 20 anni. Testimonial della nuova campagna “L’Apparenza Inganna”, Antonella parla di sé a Sanità Informazione: «Avevo 11 anni quando sono comparsi i primi segni della malattia. La diagnosi è arrivata a 29. È stata quasi una bella notizia: finalmente conoscevo il mio nemico e potevo iniziare a combatterlo ad armi pari»
«Non dovete mollare. Mai. Non dovete rendere la malattia protagonista della vostra vita: voi non siete la vostra malattia. Io non sono la mia malattia». Antonella Ferrari, attrice e scrittrice lancia un messaggio di speranza a tutte le persone che soffrono di sclerosi multipla: solo in Italia viene annunciata una nuova diagnosi ogni 3 ore.
Antonella Ferrari è madrina dell’AISM, l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla, da 20 anni. E anche nel 2022 continua il suo impegno da testimonial con la nuova campagna “L’Apparenza Inganna”, che punta a rendere visibile l’invisibile. «Ci si accorge che una persona soffre di sclerosi multipla solo davanti ad una carrozzina o ad una disabilità evidente», dice Antonella. Ma, oggi, grazie ai progressi della ricerca scientifica il 75% dei malati continua a camminare con le proprie gambe. «E questo – aggiunge l’attrice – non significa che la vita di tutti i giorni sia semplice. Non lo è affatto».
I sintomi di Antonella Ferrari, all’esordio della malattia, non li hanno “visti” nemmeno i medici: «Avevo 11 anni quando sono comparsi i primi segni della malattia. Ma ho dovuto compierne 29 per ricevere la diagnosi giusta – racconta la donna – . Nei vent’anni intercorsi mi sono sentita dire di tutto, tranne che la verità. C’è chi mi diceva che era colpa dello stress, chi che era tutto solo nella mia testa. E invece, altro che stress, immaginazione o suggestione, si trattava di sclerosi multipla. Forse sarebbe bastato che quei medici mi ascoltassero di più, che fossero disposti ad andare oltre l’apparenza e la mia diagnosi sarebbe arrivata prima. Quando me l’hanno comunicata per me è stata quasi una bella notizia: finalmente conoscevo il mio nemico e potevo iniziare a combatterlo ad armi pari».
Un nemico che non le ha impedito di proseguire a testa alta per la sua strada, raccogliendo numerosi successi sia come attrice che come scrittrice. «Nel mio caso – dice Antonella Ferrari – la frase “l’apparenza inganna” calza a pennello. Ricevo tantissimi messaggi di persone che si complimentano con me nel vedermi in tv sempre in forma, truccata, con i tacchi. Molte delle quali giungono alla conclusione che, in realtà, io non stia così male. Ma non sanno che, come moltissime altre persone affette da sclerosi multipla, ho dei sintomi invisibili, che chi mi guarda non vede, ma che io, purtroppo, sento sulla mia pelle, sul mio corpo, ogni giorno».
La fatica è uno dei sintomi più comuni della sclerosi multipla. Tra i disturbi visivi, frequenti soprattutto all’esordio della malattia, ci sono la neurite ottica, lo sdoppiamento della visione (diplopia) o l’oscillazione ritmica e involontaria degli occhi (nistagmo). Non è raro che chi soffre di sclerosi multipla percepisca un calo delle sensibilità al tatto, al caldo e al freddo o un’alterazione della percezione del dolore. Ancora, problemi sfinterici, vescicali e intestinali. Non mancano nemmeno disturbi che colpiscono la sfera cognitiva, come deficit dell’attenzione o della memoria, difficoltà a mantenere la concentrazione, problemi ad effettuare calcoli o pianificare attività complesse, a svolgere più cose contemporaneamente.
Sono più di 30 i sintomi della sclerosi multipla e molti ci sono ma non si vedono. «La nuova campagna dell’Aism – dice Antonella – ha colto perfettamente nel segno: è necessario che tutti conoscano quali conseguenze possa avere una malattia come la sclerosi multipla nella vita di tutti i giorni. Deve essere offerta ad ognuno di noi la possibilità di conoscere, di approfondire. Per questo, vent’anni fa ho accetto immediatamente di diventare madrina di Aism. Credo che tutti i personaggi pubblici abbiamo il dovere di farsi portavoce di importanti campagne di sensibilizzazione. E ancor di più, chi come me, può parlare in prima persona».
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