Il virus che è stato trovato nella zona di Bergamo nell’uomo può provocare febbre, nausea e mal di testa. I ricercatori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna: «Niente allarmismo, non c’è parentela con il Covid»
Un nuovo virus del pipistrello si affaccia nel panorama delle tante specie attenzionate dai ricercatori. Si chiama Issyk-kul (Iskv) ed è stato trovato per la prima volta in Italia nella zona di Bergamo. Ad alzare il livello di guardia di Regione Lombardia dopo le dinamiche degli ultimi anni, il fatto che questo virus, se trasmesso all’uomo, possa causare febbre, mal di testa, nausea con tempi di convalescenza di alcune settimane. Sintomi che inevitabilmente riconducono al Covid, ma non c’è alcuna parentela tra il nuovo Issyk-Kul e il Sars-CoV-2.
«Niente allarmismo o demonizzazione del pipistrello», è il messaggio che arriva dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna dai ricercatori Davide Lelli, impegnato da anni nello studio dei pipistrelli, e Antonio Lavazza, responsabile del reparto di virologia e Direttore del Dipartimento di Tutela e Salute Animale, dopo che la notizia è stata resa pubblica. «Questo nuovo virus è stato identificato nell’ambito di un’attività di sorveglianza che facciamo da oltre dieci anni sui pipistrelli – spiegano Lelli e Lavazza –: sono 354 le specie presenti sul territorio italiano (in totale sono circa 1400), questo virus è stato riscontrato su una specie (Hypsugo savii) che è un animale sedentario, portato al CRAS “Valpredina” di Bergamo da un cittadino delle valli bergamasche. È stato tenuto sotto osservazione per dieci giorni, poi è morto ed è stato conferito al Laboratorio di Virologia dell’IZSLER. Da qui è emerso un virus che fino a quel momento non era mai stato rilevato in Italia». In letteratura è stata segnalata la presenza tra gli anni ‘70 e ‘80 in Asia Centrale, Kirghizistan, Kazakhstan e Tagikistan dove è stato associato a focolai nell’uomo di una malattia simil influenzale con febbre, mal di testa e spossatezza. In Europa si segnala la presenza nel 2020 in Germania, mentre in Italia è apparso per la prima volta quest’anno.
«Più che a demonizzare i pipistrelli, tra l’altro molte specie sono considerate vulnerabili e a rischio di estinzione e sono quindi protette da specifiche normative comunitarie, questo, anche in virtù dell’importante ruolo che rivestono per la salute degli ecosistemi e per il mantenimento della biodiversità – fanno notare i ricercatori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale –, è opportuno studiare la zecca che potrebbe essere il vettore di questo virus emergente in una eventuale situazione epidemiologica favorevole». In questo contesto si inserisce la sorveglianza diagnostica, un’attività che si configura nel concetto di One Health. «Andiamo ad analizzare l’uomo, l’animale e l’ambiente per capire l’ospite, il parassita e quale possa essere la specie serbatoio – spiegano Lelli e Lavazza – Dopo aver utilizzato un approccio diagnostico ad ampio spettro, andremo a cercare in maniera mirata il virus nelle popolazioni dei pipistrelli». Allo stato attuale è stato sviluppato un test diagnostico specifico per ISKV, allo scopo di poterne definire, nel corso dei prossimi mesi, la diffusione, distribuzione ed ecologia.
Mentre l’Issyk-kul non sembra destare particolare preoccupazione per l’uomo, i ricercatori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna segnalano tra i virus più pericolosi su cui si stanno facendo studi, i lyssavirus della rabbia, che sono noti nei pipistrelli sin dagli anni ’30. Nei decenni successivi si è assistito ad un lento e graduale incremento del numero di studi sui pipistrelli in ambito di ricerca virologica, mentre un aumento esponenziale si è verificato solo più recentemente a seguito dell’epidemia di SARS coronavirus nel 2002 e del concomitante sviluppo e successiva rapida diffusione di nuove tecnologie diagnostiche e di sequenziamento di nuova generazione.
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