Secondo l’ultimo Report Iss, ad aprile l’età media dei deceduti è scesa a 76 anni e sono aumentate le comorbidità. Si sceglie più la terapia steroidea di quella antivirale: il tocilizumab lasciato nel 2020
L’ondata di vaccinazioni sta sortendo l’effetto sperato: ricoveri e decessi sono in riduzione in maniera evidente da oltre tre settimane. La popolazione immunizzata, sebbene non sempre sfugga completamente al virus, evita nel 95% dei casi decesso e ospedalizzazione indipendentemente da età e sesso.
L’indicatore delle morti per Covid-19, spiegano poi gli esperti, è l’ultimo a salire all’inizio di una nuova ondata così come è l’ultimo a discendere quando si esaurisce. Dall’insorgenza dei sintomi al decesso trascorre un tempo mediano di 13 giorni, che nella maggior parte dei casi il paziente trascorre perlopiù ricoverato. L’indice viaggia dunque con circa due settimane di ritardo rispetto alla situazione epidemiologica.
L’Italia ha comunque “festeggiato” la cifra che finalmente è scesa sotto i 100 morti giornalieri la scorsa settimana. L’effetto dei vaccini si vede ancor meglio con l’abbassamento dell’età media dei deceduti, che nella seconda settimana di aprile è scesa a 76 anni, mentre la media totale resta a 82.
Secondo i dati dell’osservatorio dell’Istituto Superiore di Sanità, aggiornati al 28 aprile scorso, i morti sono 118.581. Il 43% è composto da donne, con un’età media più alta rispetto agli uomini (85 contro 80). L’età media dei deceduti è di 30 anni più alta rispetto a quella di chi contrae l’infezione, che è di 47 anni e in discesa da febbraio.
I morti sotto i 50 anni solo l’1,1% del totale, pari a 1.312 persone. Di questi 296 avevano meno di 40 anni, di cui oltre la metà con gravi patologie. Le comorbidità restano la causa principale dei decessi per Covid-19: la malattia scatenata dal Sars-CoV-2 conferma di avere un’intensità maggiore su soggetti in condizioni compromesse. Si è alzato, però, il numero medio di patologie già presenti nei deceduti, ora a 3,6, per effetto probabile della vaccinazione.
Si muore di più se Covid si associa a ipertensione arteriosa, demenza, diabete mellito di tipo 2 e fibrillazione atriale. I sintomi più accusati da chi ha poi avuto il decorso peggiore della malattia restano gli stessi: dispnea, febbre e tosse. L’insufficienza respiratoria è invece la complicanza più comune nei deceduti (93,7%), seguita dal danno renale acuto (24,6%).
Il vaccino anti-Covid rappresenta ad oggi la strategia più efficace per evitare un decorso grave della malattia, ma anche le terapie si sono differenziate nei 15 mesi di pandemia che abbiamo affrontato. La terapia antibiotica resta la più usata durante i ricoveri (86,1% dei casi), mentre la steroidea ha superato nelle ondate 2021 quella antivirale (57% contro 42%). Anche il Tocilizumab, molto spinto dai dati conseguenti alla prima ondata, è stato ridotto in fase ospedaliera e si stanzia sul 3,9%.
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