Si è chiusa l’VIII edizione della Convention dedicata alla medicina del sonno. Di Michele (pneumologa): «L’insonnia è il problema maggiormente diffuso. Tra le parasonnìe le più conosciute sono il sonnambulismo o il parlare durante il sonno. I comportamenti della fase Rem possono anticipare anche di dieci anni la diagnosi di malattie neurodegenerative»
L’uomo incontra ogni giorno, alternativamente, due distinti tipi di esperienza: la veglia e il sonno. Ognuno con i suoi vantaggi. E in quello stato che già gli antichi definivano “di morte apparente” ci trascorre un terzo della propria esistenza. Considerando che l’aspettativa di vita per le donne italiane è di circa 85 anni e quella degli uomini 80, vorrà dire che le prime passeranno 28 anni tra le braccia di Morfeo e i secondi oltre 26. E non si tratta di tempo sprecato: dormire è un processo biologico necessario al mantenimento del nostro benessere e della nostra salute. Eppure non tutti lo sanno.
«Nelle società tecnologicamente avanzate vivono intere popolazioni deprivate di sonno che, nella maggior parte dei casi, non sanno di esserlo – spiega Sergio Garbarino, neurologo, professore di Neuroscienze dell’Università di Genova e organizzatore della Convention Italia Sonno 2019 -. In occidente, le ore di sonno medie sono passate dalle sette ore e mezza alle sei». Una cattiva abitudine che non riguarda solo i giovani: «Pure per gli adulti – aggiunge il professore di Neuroscienze – è difficile compensare durante il fine settimana le ore di sonno perdute nei cinque giorni precedenti. Perdere anche solo mezz’ora di sonno ogni giorno significa rinunciare quasi ad una notte intera alla settimana, tempo sottratto al riposo che non sarà più possibile recuperare».
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E non è un caso, dunque, se l’VIII edizione della Convention dedicata alla medicina del sonno, Italia Sonno 2019, conclusasi in questi giorni a Roma, ha affrontato uno degli aspetti più universali e sottovalutati: “ la deprivazione di sonno”. «Dormire – aggiunge Garbarino – è oggi, per la nostra società, un lusso, qualcosa di cui si può fare anche a meno. La mancanza di sonno è diventato un problema di sanità pubblica».
Nonostante l’avanzamento delle conoscenze scientifiche e tecnologiche, la società contemporanea continua a sottovalutare l’enorme rilevanza di un sonno di buona quantità e qualità per il benessere, la salute e la durata della vita. «L’insonnia – commenta Loreta Di Michele, pneumologa, specialista dei disturbi del sonno, organizzatrice di Italia Sonno 2019 – è il problema maggiormente diffuso e percepito tra la popolazione, generalmente più dalle donne che dagli uomini». C’è chi ha difficoltà ad addormentarsi e chi, invece, è vittima di risvegli continui: «L’insonnia all’inizio del sonno – continua la pneumologa – è molto spesso causata dalla sindrome delle gambe senza riposo. La depressione, invece, è più spesso associata alla difficoltà a mantenere un sonno costante: il soggetto riesce ad addormentarsi correttamente, ma poi si risveglia di continuo, diventando vittima di una deprivazione di sonno cronica».
Accanto all’insonnia esistono molti altri disturbi del sonno «come le parasonnìe – dice Di Michele-, le più famose delle quali sono il sonnambulismo o il parlare durante il sonno. Molto meno conosciuti, invece, sono i comportamenti della fase Rem che possono anticipare anche di dieci anni la diagnosi di malattie neurodegenerative. Altrettanto importanti sono i disturbi di genere: la qualità e la quantità del sonno delle donne è nettamente più basso di quello degli uomini, soprattutto in fasi particolari della vita come la gravidanza o la menopausa».
Ma che riguardi il sesso maschile o quello femminile, una cosa è certa: la deprivazione di sonno influisce sul peggioramento delle più importanti malattie del nostro tempo: «Da quelle croniche – sottolinea Garbarino – che coinvolgono l’apparato cardiovascolare o il metabolismo, alle malattie cardiache, fino all’ictus ». E anche in tema di sonno prevenire sarebbe meglio che curare: «Dovremmo dare al sonno la stessa importanza che oggi riserviamo all’attività fisica o alla sana alimentazione. Quando non riusciamo a ricordarci le cose o quando non ci sentiamo performanti probabilmente – conclude Garbarino – è perché abbiamo perduto troppe ore di sonno, senza nemmeno rendercene conto».