Pubblicato il 53esimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese. Su 100 prestazioni rientranti nei LEA che i cittadini hanno provato a prenotare nel pubblico, quasi un terzo è finito nella sanità a pagamento. FNOMCeO: «Ancora troppe disuguaglianze in sanità»
Gli italiani invecchiano e, inevitabilmente, aumentano le persone non autosufficienti: oggi sono 2 milioni 510mila, con una crescita del 25% dal 2008, e in grande maggioranza sono anziani (l’80,8% ha più di 80 anni). Nel complesso, un anziano su 5 non è autosufficiente. Lo rileva il 53esimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese.
Insufficienti e inadeguate, sottolinea il Censis, sono le risposte pubbliche a un fenomeno destinato a crescere, considerato l’invecchiamento progressivo della popolazione. Il 56% degli italiani dichiara di non essere soddisfatto dei principali servizi socio-sanitari per i non autosufficienti presenti nella propria regione (il 45,5% dei residenti al Nord-Ovest, il 33,7% nel Nord-Est, il 58,2% nel Centro, il 76,5% al Sud). L’onere della non autosufficienza ricade direttamente sulle famiglie, chiamate a contare sulle proprie forze economiche e di cura.
Per il 33,6% delle persone con un componente non autosufficiente in famiglia le spese di welfare pesano molto sul bilancio familiare, contro il 22,4% rilevato sul totale della popolazione. Forte infine è la richiesta delle famiglie di un supporto anche economico: il 75,6% degli italiani è favorevole ad aumentare le agevolazioni fiscali per le famiglie che assumono badanti.
62% ITALIANI ‘MIXA’ PUBBLICO E PRIVATO
Nell’ultimo anno il 62% degli italiani che ha svolto almeno una prestazione nel pubblico ne ha fatta anche almeno una nella sanità a pagamento: il 56,7% di chi ha un reddito basso e il 68,9% di chi ha un reddito di oltre 50mila euro annui. Ci si rivolge al di fuori del Ssn sia per motivi soggettivi, per il desiderio di avere ciò che si vuole nei tempi e nelle modalità preferite, sia per le difficoltà di accedere al pubblico a causa di liste d’attesa troppo lunghe.
Nell’ultimo anno su 100 prestazioni rientranti nei Livelli essenziali di assistenza che i cittadini hanno provato a prenotare nel pubblico, 27,9 sono transitate nella sanità a pagamento. Marcate le differenze territoriali: il 22,6% nel Nord-Ovest, il 20,7% nel Nord-Est, il 31,6% nel Centro, il 33,2% al Sud. Forte è la pressione della spesa sanitaria privata: per l’81,5% degli italiani pesa molto o abbastanza sul bilancio familiare (il 77,8% di chi risiede nel Nord-Ovest, il 76,5% nel Nord-Est, l’82,5% nel Centro, l’86,2% al Sud).
CRISI DEMOGRAFICA, ITALIA RIMPICCIOLITA E INVECCHIATA
Dal 2015 il Mezzogiorno ha perso quasi 310.000 abitanti (-1,5%), contro un calo della popolazione dello 0,6% nell’Italia centrale, dello 0,3% nel Nord-Ovest, dello 0,1% nel Nord-Est e dello 0,7% a livello nazionale. Oggi l’Italia che attrae, e che cresce anche in termini demografici, è fatta di un numero limitato di aree: su 107 province, poco più di un quinto (21) non hanno perso popolazione. In quattro anni Bologna ha guadagnato 10.000 residenti, l’area milanese (3,2 milioni di abitanti) ha aumentato la sua popolazione dell’equivalente di una città come Siena (53.000 abitanti in più), cui si aggiungono i quasi 10.000 residenti in più della contigua provincia di Monza. Nell’area romana invece è crollato l’arrivo di stranieri (20.000 in meno tra il 2012 e il 2018) e sono diminuite le iscrizioni dal resto del Lazio e dalle altre regioni, a riprova dell’appannamento dell’appeal della capitale.
FNOMCeO: «IN SANITÀ ANCORA TROPPE DISUGUAGLIANZE»
«Il nuovo rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, presentato questa mattina a Roma, fotografa ancora una volta una sanità diseguale, dove il Servizio Sanitario Nazionale non riesce a rispondere alle domande di salute proprio laddove, per condizioni sociali ed economiche, ce ne sarebbe più bisogno. Fotografa, d’altra parte, un servizio Sanitario Nazionale che si regge sulla Relazione di cura, sul rapporto di fiducia tra medici e pazienti. Altissima si riconferma infatti la fiducia nei medici di famiglia (82,3%) e nei medici specialisti (91%)». Così il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO) Filippo Anelli commenta i capitoli relativi alla sanità del 53 Rapporto Censis.
CIMO-FESEMED: «DA CENSIS CERTIFICAZIONE DI UN ABBANDONO DEL SSN VOLUTO DA POLITICA MIOPE»
«Non desta purtroppo meraviglia la fuga dalla sanità pubblica denunciata nel 53° Rapporto CENSIS, con gli italiani costretti a rivolgersi sempre di più alle strutture sanitarie private, spesso a causa delle lunghe liste di attesa. Così come non desta meraviglia il costante incremento dell’aumento dell’out of pocket in un contesto nazionale che vede sempre più ridotta la sostenibilità del nostro SSN. Le motivazioni stanno tutte nella ridotta offerta sanitaria, legata alla progressiva riduzione di risorse umane e in particolare di medici specialisti, e al sottofinanziamento del SSN e in particolare dei LEA, questi ultimi finanziati solo per il 50%, (800 milioni l’anno contro un fabbisogno di 1,6 mld)». Sono queste le prime considerazioni di Guido Quici, Presidente della Federazione CIMO-FESMED. «Il cortocircuito – continua Quici – porta anche alla sfiducia da parte dei medici dipendenti, sempre più incentivati ad uscire dal SSN per una complessa serie di motivazioni ad iniziare dalle attuali condizioni di lavoro, dalla esposizione alle aggressioni fino alla demotivazione derivante dal recente contratto di lavoro, fortemente penalizzante sia in termini economici che giuridici».