«Certificazione di qualità europea garanzia per tutti» spiega il Direttore sanitario Patrizia Magrini. «Approccio multidisciplinare aumenta sopravvivenza delle donne con cancro al seno del 18%» aggiunge il Direttore della Breast Unit Lucio Fortunato
Nel 2020, in piena pandemia, la Breast Unit dell’Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata di Roma, ha accolto ben 522 pazienti con tumore al seno ed effettuato 700 accessi ambulatoriali. L’ampia casistica trattata, le tecnologie innovative e un approccio interdisciplinare di figure professionali con diverse competenze (radiologo, patologo, chirurgo senologo, chirurgo plastico, oncologo, radioterapista, fisiatra, psicologo, infermiera, fisioterapista, tecnico di radiologia e radioterapia) sono solo alcune peculiarità che hanno permesso di ottenere, per la quinta volta, la Certificazione europea Italcert-BCCERT.
Un risultato prestigioso, conseguito al termine di una recente site visit effettuata da un team di esperti europei che hanno apprezzato l’attenzione rivolta alla paziente in ogni momento del percorso assistenziale. «È l’unico centro a Roma e nel Lazio che ha raggiunto questo obiettivo e per il quinto anno consecutivo – commenta soddisfatto il direttore del Centro Lucio Fortunato ai nostri microfoni -. Qui le pazienti vengono trattate e ricevono le raccomandazioni da un core team. Questo permette di aumentare e migliorare la sopravvivenza delle donne con cancro della mammella del 18% rispetto ai centri generalisti dove non c’è quest’approccio specialistico e multidisciplinare».
La Breast Unit del S. Giovanni Addolorata rappresenta un punto di riferimento per la diagnosi e il trattamento del tumore della mammella. L’attività del centro, infatti, non solo è proseguita senza sosta anche durante la pandemia di Covid-19 ma è aumentata del 15% nel 2020. Cosa significa essere un centro certificato e quali sono i vantaggi per le pazienti? «Avere una certificazione di qualità e di tale pregio come questa europea consente alle pazienti di disporre del massimo dal punto di vista dell’innovazione, delle procedure e delle competenze, è una garanzia per tutti», aggiunge il Direttore sanitario dell’azienda, Patrizia Magrini.
Un percorso diagnostico-terapeutico con al centro la donna: dalla diagnosi, passando per la cura, il follow-up del tumore fino alla completa guarigione. La presa in carico della paziente è confermata per i primi 5 o 10 anni: «Visite e controlli sono assicurati – precisa Laura Broglia, Responsabile senologia per immagini – all’interno del percorso di follow-up aziendale previsto dal percorso diagnostico terapeutico assistenziale (PDTA)».
Un attento e impegnativo lavoro di squadra multi-disciplinare ed olistico: la presa in carico di tutti i bisogni fisici e psicologici della donna affetta da una patologia complessa come il carcinoma mammario. «Abbiamo pensato di creare un ambiente protetto, la casa delle donne operate al seno. Uno spazio dedicato, che abbia un po’ di rosa al proprio interno, un minimo di accoglienza con delle piante. Un luogo riconoscibile per le donne dove rivolgersi tutti i giorni dell’anno e trovare una risposta e qualcuno che possa prenderle in carico». Operazione riuscita: gli spazi sono confortevoli e accoglienti, si respira un’atmosfera positiva, le pazienti si sentono a proprio agio e in buone mani, sostenute e rassicurate.
Un impegno ampiamente condiviso da tutti, come puntualizza Laura Detto, Case Manager Breast Unit: «Il mio compito e quello delle mie colleghe è di accompagnare le nostre pazienti per tutti i 5 anni, cercando di costruire un percorso personalizzato sui i bisogni della singola donna». La caduta dei capelli provocata dalla chemioterapia è sicuramente uno dei fenomeni dal risvolto emotivo più traumatico. Lo sa bene Livia Argentino, medico chirurgo di 36 anni, a cui nove mesi fa è stato diagnosticato un tumore al seno. Operata al San Giovanni Addolorata e sottoposta a chemioterapia, Livia non accettava il fatto di dover indossare una parrucca tanto diversa dai suoi capelli. «La femminilità di una donna risiede gran parte nei capelli – ci racconta – io c’ero affezionata perché ne avevo una montagna. Mi creava problemi con due bambini piccoli, non volevo sconvolgere in questo modo la mia vita».
Presso la Breast Unit è attiva da anni la “Banca della Parrucca”, un servizio istituito anche grazie alla convenzione con la Fondazione Prometeus Onlus, per fornire parrucche gratuite e in comodato d’uso alle pazienti che seguono un percorso chemioterapico. «Ho fatto realizzare una parrucca con i miei capelli – confessa – una parte, l’ho ricevuta da una ragazza che li ha donati. L’ho trovato un gesto così bello che adesso che non ne ho più bisogno ho deciso di donare a mia volta la parrucca e regalare un sorriso a un’altra donna che dovrà affrontare questo percorso difficile».
All’interno del centro c’è una campana dal forte significato simbolico. La suona con orgoglio, consapevole di avercela fatta, una paziente per cui la diagnosi è arrivata il 24 dicembre 2014. In un periodo dell’anno dove, forse, accettarla è ancora più dura. «Qui ho trovato una famiglia. Qui il termine cura ha un altro valore: è l’attenzione verso le donne, è un aiuto concreto sia dal punto di vista sanitario che umano. La campana taglia il traguardo dei cinque anni dalla diagnosi – riferisce commossa – vedere donne che riescono a suonarla è una speranza concreta per chi sta ancora lottando».
Guarire dal tumore al seno si può ed esiste la reale «possibilità di riprendere o addirittura intraprendere nuovi percorsi di vita dopo questo episodio che sconvolge la vita di una donna ma da cui, a volte, riparte con ancora più energia di prima, come le donne sanno fare» conclude Patrizia Magrini. C’è chi si è sposata, ha avuto figli, si è laureata o è partita per un lungo viaggio. Lo testimoniano le foto appese nella sala d’attesa del centro. Qui i volti, finalmente sereni e sorridenti, di chi il cancro l’ha vinto.
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