Petrucci (ENS): «Un traguardo e un successo non solo per i sordi ma per l’intero Paese che, finalmente, fa un balzo in avanti nell’inclusione delle persone con disabilità. Il riconoscimento ufficiale dovrà portare maggiore visibilità per le tante problematiche che affrontano le persone sorde ogni giorno in una società in cui il messaggio sonoro è sempre prioritario e spesso senza alternative»
È una disabilità invisibile, eppure è in grado di compromette l’intera esistenza di un individuo. Sono 5 milioni gli italiani che soffrono di una riduzione più o meno seria della capacita uditiva, 250 mila (il 5%) le persone affette da menomazioni gravi e profonde.
Individui che, ora, grazie all’articolo 34 ter “Misure per il riconoscimento della Lingua dei Segni Italiana e l’inclusione delle persone con disabilità uditiva” della legge di conversione del Decreto Sostegni, potranno finalmente godere di un diritto per cui hanno lottato a lungo: il riconoscimento, a livello legislativo, della lingua dei segni.
In un’intervista a Sanità Informazione, Giuseppe Petrucci, Presidente Nazionale dell’ENS, l’Ente Nazionale Sordi, racconta questo cambiamento epocale.
«Innanzitutto è stato dato corpo ai principi sanciti nella Convenzione ONU sui diritti delle Persone con Disabilità, che l’Italia ha ratificato con la L. 3 marzo 2009, che prevedeva per gli Stati aderenti il riconoscimento delle Lingue dei Segni Nazionali. È quindi un obiettivo raggiunto e un successo non solo per le persone sorde ma per tutti gli italiani e per lo Stato, perché vengono riconosciuti diritti fondamentali della persona e c’è un concreto avanzamento verso l’inclusione delle persone con disabilità. Nello specifico, ciò che prima era negato o appariva come una concessione, sempre a carico del cittadino sordo, ovvero avvalersi di possibili servizi anche in lingua dei segni, diviene ora possibile nel ventaglio delle opportunità che ogni persona con disabilità deve avere. Garantendo pertanto la libertà di scelta della comunicazione e l’abbattimento delle barriere, senza togliere nulla a nessuno, ma aumentando il livello di inclusione sociale»
«Sì. L’ENS e la collettività delle persone sorde hanno avviato una battaglia ultra decennale affinché la LIS fosse riconosciuta dallo Stato. Manifestazioni di piazza, interlocuzioni con le Istituzioni e le forze politiche di ogni colore, tavoli tecnici, petizioni popolari e movimenti spontanei di persone sorde e udenti hanno negli anni animato una protesta per il riconoscimento di un diritto sancito da singoli Stati in Europa e non, nonché dalle Istituzioni europee e internazionali. Un’incomprensibile lacuna nel riconoscere una lingua che vanta una ricchissima letteratura di ricerca dagli anni ’70 in Italia, avviata dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e oggi presente anche in ambito universitario, e discipline di studio internazionali che vanno dalla linguistica alle scienze sociali, dalla pedagogia al diritto. Dopo anni di battaglie, proposte, delusioni, finalmente anche l’Italia ha raggiunto questo traguardo».
«I cambiamenti che auspichiamo sono quelli legati ad una maggiore regolamentazione di percorsi formativi, di uniformità su tutto il territorio nazionale e di innalzamento della qualità generale. Il riconoscimento ufficiale dovrà portare maggiore visibilità per le tante problematiche che affrontano le persone sorde ogni giorno e contribuire ad abbattere le barriere della comunicazione in una società in cui il messaggio sonoro è sempre prioritario e spesso senza alternative. È importante che la PA e gli operatori siano sensibilizzati sulle esigenze delle persone sorde, non solo riguardo alla comunicazione e alla LIS ma a tutte le strategie inclusive attuabili, per andare incontro ai bisogni di ognuno di noi, in base alla nostra storia e scelte di vita».
«Per le scuole ci auguriamo che questo sia uno stimolo a garantire servizi per gli alunni con sordità, innanzitutto con la loro presenza in modo sistematico e ad inizio anno scolastico, prevedendo personale formato e in grado di assicurare il giusto supporto all’alunno sulla base delle sue esigenze comunicative: LIS, nuove tecnologie, ausili. Tutto deve essere messo a servizio della scuola e delle famiglie per garantire una vera e piena inclusione. I servizi di assistenza devono divenire parte integrante del sistema scolastico, gli insegnanti devono avere il diritto ad una piena formazione e continui aggiornamenti sulla specifica disabilità, gli operatori devono poter disporre della giusta preparazione per comunicare in modo ricco ed efficace con gli studenti sordi».
«Diciamo sempre che siamo all’inizio, gli obiettivi da raggiungere sono ancora tanti nonostante i progressi e le vittorie compiute negli ultimi anni. La sordità viene spesso definita una disabilità invisibile perché lo diviene solo nell’ambito della comunicazione e la comunicazione è fondamentale nella nostra società, eppure spesso preclusa alle persone sorde. Pensiamo alle strutture sanitarie in cui ancora spesso si viene chiamati a voce, ai tanti canali TV, pubblici e privati, non ancora accessibili, agli annunci ferroviari dati a voce, ai tanti numeri verdi – dai centri antiviolenza a semplici call center – che non prevedono alternative alla telefonata e in cui potrebbero essere inserite persone sorde opportunamente formate che in LIS forniscono assistenza, o conducono visite guidate in un museo, o realizzano video informativi per i siti web. Il riconoscimento LIS è un primo importante passo verso un cambiamento radicale di cultura e spinta verso nuove battaglie da affrontare per rendere la vita delle persone sorde ogni giorno migliore».
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