Salute 17 Febbraio 2023 15:03

La pandemia Covid ha aumentato i batteri resistenti agli antibiotici

Uno studio dell’Istituto Pasteur suggerisce che durante la pandemia è aumentata la percentuale di casi di batteri che causano la polmonite resistenti agli antibiotici

La pandemia Covid ha aumentato i batteri resistenti agli antibiotici

Potrebbe essere un altro degli effetti collaterali della pandemia e delle conseguenti misure restrittive. Uno studio dell’Istituto Pasteur di Francia ha ipotizzato che durante la pandemia e i vari lockdown in Europa sono aumentati i batteri resistenti agli antibiotici. Può sembrare controintuitivo, considerando che le infezioni batteriche in generale sono diminuite significativamente tra il 2019 e il 2020, cioè nel periodo dei lockdown in Europa. Ma secondo i ricercatori una serie di fattori potrebbero aver aumentato i batteri che non rispondono alla terapia antibiotica. I risultati del lavoro degli scienziati sono stati pubblicati sul server di prestampa bioRxiv, quindi non ancora sottoposto a revisione paritaria.

Le persone con Covid sono più a rischio infezioni batteriche

In generale, le persone con Covid-19 possono essere maggiormente a rischio di infezioni batteriche perché combattere i virus ostacola la capacità del sistema immunitario di affrontare i batteri invasori. Le co-infezioni batteriche confermate o anche sospette possono quindi essere trattate con antibiotici, ma questo può contribuire a rendere i batteri resistenti ai farmaci. Lo Streptococcus pneumoniae è un ospite innocuo nella gola di molte persone, ma può causare polmonite e infezioni del sangue molto pericolose, note come setticemia, in particolare tra i bambini molto piccoli, gli anziani o quelli con determinate condizioni mediche.

Un modello matematico mostra la diffusione del batterio Streptococcus pneumoniae

I ricercatori hanno quindi creato un modello matematico per capire come i lockdown in Europa, la trasmissione del virus Sars-CoV-2 originale e le variazioni nelle prescrizioni di antibiotici dal 2019 al 2020 hanno tutti influenzato la diffusione di S. pneumoniae in ambienti non ospedalieri, così come la sua capacità di sviluppare una resistenza agli antibiotici. Il modello è stato utilizzato con dati raccolti in precedenza su come Sars-CoV-2 e S. pneumoniae si diffondono e con le misure relative a come il virus influisce sulla capacità del batterio a colpire in maniera asintomatica o causare una malattia. Il modello includeva anche informazioni sull’uso di antibiotici e su come le persone interagivano dentro e fuori dai lockdown in tutta Europa.

Una simulazione mostra un aumento dei casi di Streptococcus pneumoniae resistente

All’interno del modello, il team ha simulato l’inserimento di due casi di Covid in una popolazione di 100mila persone. Il giorno 120 dell’epidemia simulata, è iniziata un’ondata di infezioni lunga 90 giorni. Il modello, che ha monitorato i livelli variabili di casi di S. pneumoniae resistenti agli antibiotici e sensibili agli antibiotici, è durato un anno. Il team ha anche disegnato sei scenari di pandemia attraverso il modello, tre dei quali includevano i lockdown. In questi scenari, i lockdown hanno ridotto la diffusione di S. pneumoniae, ma in tutti e sei gli scenari, l’ondata di Covid di 90 giorni è stata collegata a un aumento della percentuale di S. pneumoniae resistente agli antibiotici, indipendentemente dal fatto che questo batterio fosse trasportato in modo asintomatico o causasse problemi di salute.

I batteri resistenti agli antibiotici potrebbero essere di più

«Tassi più elevati di S. pneumoniae resistente agli antibiotici potrebbero portare a maggiori complicazioni mediche e ricoveri», afferma Lulla Opatowski, tra gli autori dell’Istituto Pasteur. Tuttavia, non sappiamo se durante la pandemia in corso si siano effettivamente verificate morbilità più elevate del previsto associate a S. pneumoniae resistente agli antibiotici. Nonostante questa incertezza, la situazione potrebbe essere peggiore di quanto suggerisca il modello poiché al momento è stata solo creata una simulazione di S. pneumoniae in ambienti non ospedalieri. Secondo i ricercatori, sono quindi necessari ulteriori modelli che tengano conto della potenziale resistenza agli antibiotici tra le persone in ospedale, che sono più a rischio di infezioni gravi e hanno maggiori probabilità di ricevere antibiotici rispetto alla popolazione generale. Sono inoltre necessari nuovi modelli per simulare gli effetti delle recenti varianti di Sarc-CoV-2 in contesti in cui non sono previste restrizioni particolari o stringenti come all’inizio della pandemia.

 

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