Circolazione delle persone e cambiamenti climatici contribuiscono alla diffusione dei virus. «Se cala la copertura vaccinale o l’attenzione, potremmo trovarci di fronte a nuovi casi» spiega Marco Falcone, Professore di Malattie Infettive a Pisa
Corsi e ricorsi storici, direbbe Giambattista Vico. Vale per i cicli sociali, ma anche per i virus. Ed ecco che, a distanza di 25 anni dall’ultimo caso di polio in Europa e a più di 40 anni dall’ultimo caso endemico in Italia, la poliomielite torna a preoccupare la comunità scientifica. Se in alcuni paesi come Afghanistan e Pakistan il virus di tipo 1 è ancora in circolazione, allarma la capacità del virus di raggiungere paesi ad alto reddito, dove può incontrare sacche suscettibili nella popolazione: questo fenomeno è stato osservato a Gerusalemme, Londra, New York, Montreal.
«Grazie in primis ai vaccini siamo riusciti a debellare determinate malattie infettive che sono comunque presenti a livello globale – spiega il professor Marco Falcone, Ordinario di Malattie Infettive dell’Università di Pisa e segretario SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e tropicali -. Inoltre, con il riscaldamento climatico, alcuni microrganismi che erano endemici in alcune arre del globo si stanno trasferendo in aree in cui prima non si registravano, come il Mediterraneo».
Come si trasmette la polio
Uno di questi virus è proprio la poliomielite, che ha causato tantissimi problemi intorno agli anni ‘50 e ’60 nei paesi occidentali. «Nel 1958 in Italia c’erano 8 – 9mila casi di poliomielite l’anno – ricorda l’infettivologo -. Negli anni ‘80 siamo arrivati all’eradicazione grazie al vaccino. Però bisogna sorvegliare perché un virus altamente pericoloso, causa dei sintomi che possono variare da una gastroenterite fino a una paralisi neurologica in cui il soggetto non riesce a camminare» continua il professor Falcone.
Il virus si trasmette per via orofecale, tramite le feci di un soggetto infetto, e genera trasmissione interumana. Lo si può acquisire tramite ingestione di cibo o acqua contaminate da materiale fecale proveniente da persone infette. «Per questo motivo – continua Falcone – le aree in cui circola di più sono Afghanistan, Pakistan e alcuni paesi dell’Africa dove le condizioni igieniche sono precarie. Il più delle volte il virus genera una gastroenterite cona nausea e diarrea che si autorisolve. Non tutti i soggetti che si infettano sviluppano la complicanza più grave. Però un numero ristretto dei soggetti che si infettano può avere un interessamento del midollo spinale, quello che controlla il movimento degli arti, e causa una paralisi degli arti inferiori o spesso una tetraparesi, con tutti e quattro gli arti coinvolti. 50 o 60 anni fa avevamo migliaia di persone l’anno che andavano incontro alla sedia a rotelle o addirittura anche a problemi di ventilazione».
Ma, come ricorda l’OMS che ha lanciato l’allarme, non bisogna abbassare la guardia. Lo scorso agosto a New York c’è stato un caso di paralisi determinato da poliomielite, colpito un paziente della contea di Rockland.
«A New York c’è stato un caso grave e questo vuol dire che c’erano stati tanti altri casi lievi – spiega Falcone -. Hanno iniziato a fare delle indagini trovando il virus della poliomielite nelle acque reflue. Questo vuol dire che c’è un minimo bacino di persone infette che circola a New York. Nel 2022 il virus è stato trovato anche nelle acque reflue di Londra. Se cala la copertura vaccinale o l’attenzione, potremmo trovarci di fronte a nuovi casi».
Non ci sono però rischi imminenti in Italia, dove al momento il virus non è stato isolato. «Il virus potrebbe tornare a circolare se aumenta il numero di persone che arrivano da paesi dove questo è endemico e dove molti non sono vaccinati. In quel caso il virus potrebbe riprendere a circolare».
Per eradicare il virus in Italia ci sono voluti circa 15-20 anni, grazie anche a una imponente campagna di vaccinazione, partita dai neonati.
Esistono tre tipo di virus: tipo 1, 2 e 3. Il virus di tipo 2 e 3 sono stati praticamente eradicati. Il virus 1 è quello più sfuggente ed è quello che oggi circola.
«Un vaccino, che era tra l’altro molto efficace, era il vaccino di Sabin a virus inattivato: dava più effetti collaterali e in rari casi poteva causare un’infezione da poliomielite indotta dal vaccino. Un altro vaccino, quello di Salk, si è rivelato molto più tollerato. Il vaccino che utilizziamo oggi è molto sicuro e lo iniettiamo a tutti i neonati» conclude Falcone.
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