Salute 27 Gennaio 2025 09:59

La poliomielite non è ancora fuori dall’Europa: “Virus rilevato nelle acque reflue di cinque Paesi”

Secondo i risultati di uno studio internazionale pubblicato sulla rivista dell'Ecdc il virus è ancora presente in Germania, Polonia, Spagna e Regno Unito. Nel 1988 è stata lanciata la Global Polio Eradication Initiative e ad oggi il virus rimane endemico soltanto in due paesi: Afganistan e Pakistan
La poliomielite non è ancora fuori dall’Europa: “Virus rilevato nelle acque reflue di cinque Paesi”

La poliomielite continua a rappresentare una potenziale minaccia per l’Europa: nel 2024 il virus è stato rilevato nelle acque reflue di cinque Paesi europei, ovvero Finlandia, Germania, Polonia, Spagna e Regno Unito. Il dato che emerge dallo studio internazionale pubblicato sulla rivista dello European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc), Eurosurveillance, che avverte: “È fondamentale continuare a condurre attività di sorveglianza ambientale e aumentare la copertura vaccinale per prevenire i casi di polio”. La lotta alla polio ha subito una forte accelerazione dal 1988, quando è stata lanciata la Global Polio Eradication Initiative. Oggi il virus rimane endemico soltanto in due paesi: Afganistan e Pakistan.

Sussiste un rischio di diffusione internazionale

“Tuttavia, il rischio di diffusione internazionale sussiste ancora”, scrivono i ricercatori. Per questo “nel 2014 è stata dichiarata un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale (Pheic) che è ancora in  atto”. È in questo ambito che in tutto il mondo vengono svolte attività di sorveglianza, che, nel corso del 2024, in Europa hanno riscontrato la presenza del virus Finlandia, Germania, Polonia, Spagna e Regno Unito. L’attenzione è particolarmente alta in Germania, dove il virus è stato rilevato in sette città  (Bonn, Colonia, Dresda, Dusseldorf, Amburgo, Mainz Monaco).  Le analisi genetiche dei campioni, inizialmente condotte dai Cdc americani, hanno rilevato che tutti i campioni erano “geneticamente correlati” a un ceppo, identificato per la prima volta nel giugno 2020 in Nigeria e che ha circolato in diversi  Paesi negli ultimi anni. Secondo i ricercatori, “data l’alta frequenza e l’estensione della diffusione, non può essere escluso che ci sia un qualche livello di trasmissione del poliovirus” nel continente. Per  questo è fondamentale continuare a tenere alta la guardia.

Cos’è la poliomielite

La poliomielite è una grave malattia infettiva a carico del sistema nervoso centrale che colpisce soprattutto i neuroni motori del midollo spinale. Fu Michael Underwood, medico britannico, a descrivere per la prima volta la patologia nel 1789. In Italia la sua massima diffusione è stata raggiunta nel 1958, anno in cui furono notificati oltre 8mila casi. L’ultimo caso americano risale al 1979, mentre nel nostro Paese è stato notificato nel 1982. “La malattia – come spiegato dagli esperi dell’Istituto superiore di sanità nella pagina web dedicata – è causata da tre tipi di polio-virus (1,2 e 3), appartenente al genere enterovirus, che invade il sistema nervoso nel giro di poche ore, distruggendo le cellule neurali colpite e causando una paralisi che può diventare, nei casi più gravi, totale. In generale, la polio ha effetti più devastanti sui muscoli delle gambe che su quelli della braccia. Le gambe perdono tono muscolare e diventano flaccide, una condizione nota come paralisi flaccida. In casi di infezione estesa a tutti gli arti, il malato può diventare tetraplegico. Nella forma più grave, quella bulbare, il virus paralizza i muscoli innervati dai nervi craniali, riducendo la capacità respiratoria, di ingestione e di parola. In questo caso, è necessario supportare il malato con ausili nella respirazione”

La trasmissione della patologia

Gli esperti dell’Iss ricordano che il contagio avviene “per via oro-fecale, attraverso l’ingestione di acqua o cibi contaminati o tramite la saliva e le goccioline emesse con i colpi di tosse e gli starnuti da soggetti ammalati o portatori sani. Il poliovirus si moltiplica nella mucosa oro-faringea, nell’intestino e nei tessuti linfatici sottostanti e può diffondersi anche attraverso le feci, ben prima che i sintomi della malattia siano evidenti. L’uomo rappresenta l’unico serbatoio naturale del virus della poliomielite, che può colpire persone di tutte le età ma principalmente si manifesta nei bambini sotto i tre anni”. Sono soprattutto i bambini sotto i cinque anni di età ad essere maggiormente a rischio. Febbre, stanchezza, vomito, irrigidimento del collo e dolori agli arti sono i primi sintomi della malattia. Non esistono cure per la poliomielite, se non trattamenti sintomatici che possono solo in parte minimizzare gli effetti della malattia. L’unica strada per evitare potenziali conseguenze è la prevenzione tramite vaccinazione.

 

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