Scambia (ginecologo): «Necessario inserire, all’interno della facoltà di Medicina e Chirurgia, insegnamenti legati alla medicina di genere. Non è escluso che anche all’interno delle stesse specialità mediche possano formarsi professionisti specializzati nella cura di uomini o donne»
Le donne? Sono loro il sesso forte. E non si tratta di una rivalsa femminista, che evidenzia un quoziente intellettivo più alto o migliori capacità di problem solving. Ma del sistema immunitario che, nel gentil sesso, pare sia in grado di agire in modo più efficiente ed efficace. Una differenza così marcata che, negli ultimi tempi, ha spinto i ricercatori ad interrogarsi sulla possibilità di sviluppare una medicina di genere che personalizzi, a seconda del sesso, protocolli di prevenzione, vaccini compresi, e di cura, con farmaci creati su misura per donne e uomini.
Ma andiamo con ordine, partendo dal significato attualmente attribuito a questo concetto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che definisce “la Medicina di Genere lo studio dell’influenza delle differenze biologiche (definite dal sesso) e socio-economiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e di malattia di ogni persona”.
«Esistono importanti differenze di genere a livello anatomico, fisiologico, cellulare, di risposta ai farmaci tra uomini e donne, che, spesso, in medicina non sono considerate – sottolinea il professore Giovanni Scambia, direttore UOC Ginecologia oncologica e direttore scientifico della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS -. Quando i farmaci vengono studiati per la prima volta, ad esempio, non si tiene conto delle differenze tra uomini e donne, tanto che la loro somministrazione avviene solamente in base al peso corporeo».
In questo contesto non vanno trascurati nemmeno gli aspetti sociali della medicina: «La donna è molto spesso il caregiver dell’uomo e, non di rado, avendo un’aspettativa di vita più lunga, rimane sola, senza nessuno che la assista. Il decorso delle malattie tra il sesso femminile è, in generale, meno critico, compreso i ricoveri in terapia intensiva».
Anche il Covid ha messo ulteriormente in evidenza questa marcata differenza di genere in medicina. «Dai dati epidemiologici che abbiamo finora a disposizione è evidente che l’infezione da Covid-19 si è manifestata prevalentemente tra il sesso maschile, con una gravità della malattia più intensa. Il tasso di mortalità registrato in alcuni Paesi, tra cui anche l’Italia, è a svantaggio degli uomini: tra i maschi il numero dei morti è stato doppio rispetto alle donne, così come i ricoveri hanno superato di una volta e mezzo quelli del gentil sesso».
Durante l’emergenza Covid, anche l’intensa ricerca di vaccini efficaci ha accesso ulteriormente i riflettori sul funzionamento del sistema immunitario e sulle differenze che questo presenta tra i due diversi generi.
«Il dibattito scientifico – continua Scambia – ha evidenziato la necessità di inserire, all’interno della facoltà di Medicina e Chirurgia, insegnamenti legati alla medicina di genere, proprio per orientare la prevenzione e la cura verso strategie che tengano presente le differenze tra uomini e donne. Non è escluso che anche all’interno delle stesse specialità mediche possano formarsi professionisti specializzati in un genere piuttosto che in un altro».
È probabile, dunque, che in futuro non solo si sceglieranno specialisti a seconda del sesso del paziente, ma che anche i ricercatori sperimenteranno farmaci e vaccini diversi per uomini e donne. «Ed è altrettanto probabile – aggiunge Scambia – che questo futuro non sia poi così lontano. Sappiamo bene che alcuni tumori hanno manifestazioni diverse a seconda del sesso del paziente, così come possono esserci sintomi ed evoluzioni differenti in presenza di malattie cardiologiche o respiratorie, solo per fare alcuni esempi. Tutta la medicina, infatti, si sta indirizzando verso la personalizzazione ed è abbastanza intuitivo – conclude lo specialista – che il primo passo verso una medicina studiata per il singolo individuo sia proprio una strategia di cura e prevenzione distinta tra uomini e donne».
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