Nell’incontro a Palazzo Zuccari “Chi ricerca Trova” anche l’intervento della ministra dell’Università Maria Cristina Messa: «Con il Covid abbiamo visto che il passaggio dalla ricerca all’applicazione su larga scala è possibile in tempi stretti». Per Parente (Com.. Sanità del Senato) «occorre un piano industriale e attivare una vera sinergia tra pubblico e privato»
Mettere a frutto l’esperienza del Covid garantendo le giuste risorse per la ricerca scientifica, velocizzando il sistema ed evitando la frammentazione. È quanto emerso dall’incontro “Chi ricerca trova” che si è svolto presso la Sala Zuccari del Senato e che ha visto la partecipazione della ministra dell’Università Maria Cristina Messa, della presidente della Commissione Sanità di Palazzo Madama Annamaria Parente e di Guido Rasi, ex Direttore Esecutivo dell’EMA e Direttore Scientifico Consulcesi. A moderare la giornalista Flavia Giacobbe, Direttore delle riviste Healthcare Policy e Formiche.
Al centro dell’incontro lo stato della ricerca scientifica e medica in Italia che vede all’orizzonte l’arrivo dei nuovi bandi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Prospettive incoraggianti, anche se ancora mancano politiche per la valorizzazione dei ricercatori.
Messa: «Più velocità nel passaggio all’applicazione»
Secondo la Ministra dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa «dobbiamo mettere a frutto la lezione imparata nel corso dell’emergenza Covid quando abbiamo visto che il passaggio dalla ricerca all’applicazione su larga scala è possibile in tempi stretti».
Per Messa uno dei mali della ricerca italiana è anche la frammentazione e la creazione di tanti piccoli gruppi di ricerca anche in competizione tra loro. Per questo «è stato deciso di non creare nuove strutture ma una rete di ricerche coordinate da un centro che abbia funzione di coordinamento amministrativo».
«È fondamentale rafforzare la politica industriale del Paese, considerando il farmaceutico una leva della difesa – ha sottolineato la senatrice Parente -. Bisogna finanziare e sostenere l’intera filiera che parte dalla ricerca e arriva alla produzione, passando dal sostegno ai professionisti. Accanto al Piano industriale per il farmaceutico ci deve essere infatti anche un piano di risorse per il personale e la formazione. Non possiamo avere i laboratori di genetica senza personale. Bisogna affrontare il sostegno all’occupazione in questo settore attivando una vera sinergia tra pubblico e privato. Abbiamo molte eccellenze in Italia ma facciamo poche politiche di sistema. Dobbiamo invertire la rotta. E, in questo senso, un vero esempio di sistema e coordinamento tra pubblico e privato può essere il Biotecnopolo di Siena al quale l’ultima legge di Bilancio ha assegnato 9 milioni per il 2022 con il sostegno di tutte le forze politiche».
«L’azione del ministero della Ricerca e della ministra Messa va nella direzione giusta – spiega Guido Rasi – ma manca una forte spinta all’internazionalizzazione: ora mi sembra stiano arrivando correttivi sulla possibilità di carriera del ricercatore. Manca la massa critica e la frammentazione è il grande male della ricerca italiana».
Secondo Rasi, che è stato anche direttore dell’EMA, dall’Europa «possiamo imparare la centralità dell’autorità: guardiamo ad Ema che finalmente con una sola autorizzazione mette a disposizione contemporaneamente di tutti i cittadini un’innovazione. Si ottengono grosse efficienze, i famosi vantaggi del mercato unico e una serie di vantaggi competitivi verso i colossi con i quali diamo in competizione. Dall’Europa non dobbiamo imparare la burocrazia della quale siamo colpevoli noi singoli paesi che ci teniamo piccoli territori nella illusione di una indipendenza che in realtà diventa una debolezza».
Fondamentale per Rasi investire su professionalità e formazione: «Se vogliamo costruire una struttura ambiziosa dobbiamo riempirla e popolarla con professionalità ambiziose che hanno un costo e che competono a livello mondiale. O si prende atto che servono programmi a lungo termine che investano sul personale o le nostre nuove istituzioni saranno cattedrali nel deserto».
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