La struttura è stata realizzata all’interno della Rsa Domenico Sartori, a Castelfranco Veneto. La direttrice: «In pochi giorni è migliorato il tono dell’umore e il benessere di tutti i nostri ospiti, anziani e disabili. L’abbiamo ideata pensando alle incubatrici che proteggono i bambini prematuri senza sottrarli all’affetto dei propri genitori»
Si chiama stanza degli abbracci e nel suo nome non c’è nulla di metaforico. Le persone possono realmente stringersi, accarezzarsi e parlarsi a pochi centimetri di distanza. E, soprattutto, possono farlo senza rischiare di contagiarsi l’un l’altro. A separare le persone, infatti, c’è una struttura leggerissima, di vetro e alluminio, dotata di parti flessibili che si adattano al corpo, consentendo l’abbraccio. La sala è stata realizzata a Castelfranco Veneto, all’interno della Rsa Domenico Sartori, una casa di riposo che ospita 310 persone tra anziani e disabili.
«Per idearla ci siamo ispirati all’incubatrice utilizzata per i bambini prematuri – racconta Elisabetta Barbato, direttrice della Rsa Sartori -. Un luogo capace di proteggere il neonato fragile senza impedirgli di ricevere le carezze dei suoi genitori. Coccole dall’effetto antidolorifico, capaci di ridurre la frequenza cardiaca e migliorare l’ossigenazione del sangue. Immaginando questa incubatrice in tutti i suoi dettagli e le sue funzioni ci siamo chiesti: come potremmo trasformare tutto questo a misura di un anziano o un disabile?». E rispondendo a questo interrogativo è nato il progetto della stanza degli abbracci, che ha visto la luce del mese di novembre di quest’anno.
«Abbiamo creato una sorta di stanza nella stanza con due ingressi separati: uno per gli ospiti della Rsa ed un’altra per i visitatori – spiega Barbato -. In tutto ci sono 12 postazioni, separate tra loro da una parete in policarbonato. Sono stati installati anche dei microfoni per rendere la comunicazione più agevole e stimolare così non solo il senso del tatto e della vista, ma anche quello dell’udito».
La sala degli abbracci è tutt’altro che una stanza priva di familiarità: gli ospiti possono scegliere anche l’ambientazione in cui riabbracciare i propri cari. «Attraverso un enorme led wall, dotato di una particolare tecnologia immersiva di realtà aumentata, le persone possono calarsi in paesaggi storici o naturalistici, a seconda del contesto che gli dona maggiore serenità e sicurezza».
Accanto alla stanza degli abbracci c’è anche un’area dedicata alle “emozioni degli abbracci”, per tutti coloro che, a causa della patologia di cui soffrono, non possono più comunicare o guardare negli occhi i propri cari, ma hanno ancora la possibilità di percepire le sensazioni che possono derivare da un contatto fisico. «La felicità è stata immediatamente visibile anche sul volto di queste persone affette da declino fisico, cognitivo, cecità, paralisi. Tra tutti gli ospiti è immediatamente migliorato il tono dell’umore».
Anche gli operatori della struttura svolgono più serenamente il proprio lavoro da quando è stata inaugurata la stanza degli abbracci, «non più costretti ad una stretta sorveglianza durante le visite che, pur svolgendosi all’aria aperta, erano sempre potenzialmente a rischio – sottolinea la direttrice del Centro -. È inevitabilmente spontaneo che tra persone care si tenda ad avvicinarsi».
E in questa grande incubatrice nulla è vietato: stringersi, tenersi per mano, accarezzarsi, baciarsi. E così, se è vero che invecchiando si torna ad essere un po’ bambini, nella stanza degli abbracci gli anziani possono finalmente godersi appieno la loro seconda infanzia, anche ai tempi del Covid-19.
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