Giorgio morto un mese fa a 15 anni: «Sarcoma a cellule chiare dei tessuti molli. È questo il nome del male che lo ha portato via con sé». L’appello della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) e l’Associazione Genitori tarantini
«Sarcoma a cellule chiare dei tessuti molli. È questo il nome del male che lo ha portato via con sé». Il nome di un cancro raro che papà Angelo pronuncia con la stessa precisione con cui ripete il nome di suo figlio: Giorgio Di Ponzio.
Giorgio è morto esattamente da un mese, all’età di 15 anni. Ed oggi, per ricordarlo, in occasione, del suo trigesimo, la città di Taranto illuminerà le sue strade con le luci di decine e decine di fiaccole: una marcia silenziosa, sostenuta dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) e dall’Associazione Genitori tarantini, per chiedere che il 25 febbraio diventi la Giornata Nazionale Vittime dell’Inquinamento Ambientale.
«Come Giorgio, ogni anno, in Italia 84mila persone perdono la vita per malattie causate dall’inquinamento ambientale – ha spiegato il presidente della Sima, Alessandro Miani, citando i più recenti dai diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità -. I casi di tumori maligni tra i più giovani, dai neonati ai ragazzi di 24 anni, nelle zone più inquinate d’Italia – ha continuato – sono cresciuti del 9%. In particolare “l’eccesso di incidenza” rispetto a coetanei che vivono in zone considerate “non a rischio” è del 66% per le leucemie mieloidi acute, del 50% per i linfomi Non-Hodgkin e del 36% per i tumori al testicolo. Per i sarcomi dei tessuti molli, il tumore che ha ucciso il piccolo Giorgio, è del 62%».
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La diagnosi di cancro per il ragazzino di Taranto non è stata immediata: «Nel 2015 – ha raccontato papà Angelo – ha cominciato a lamentare dei fastidi al gluteo. La prima valutazione è stata di dolore muscolare, probabilmente causato dalla pallanuoto. Dopo quasi un anno i medici dell’ospedale di Taranto hanno cominciato a parlare di “fistola”, consigliando l’applicazione di una pomata. I sintomi sono peggiorati e dopo, un’ecografia, una tac e una risonanza magnetica, la diagnosi è stata di “fistola ascessualizzata in stato avanzato”. Come terapia la solita pomata. Ma le condizioni di Giorgio continuavano a peggiorare – ha raccontato ancora il suo papà -. La sera aveva sempre un po’ di febbre e quella pomata non ci sembrava più adeguata. Così, ci siamo messi in auto e siamo arrivati all’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari».
Dopo poco, mamma Carla e suo marito hanno ricevuto la notizia peggiore della loro vita: Giorgio aveva un sarcoma a cellule chiare dei tessuti molli. «Ci hanno detto che era maligno e molto aggressivo – ha detto papà Angelo -. Da qui è cominciato il suo calvario: prelievo del midollo, pet, tac, scintigrafia, chemioterapia, tre interventi chirurgici». E nel vedere il loro piccolo patire sofferenze insopportabili la mamma e il suo papà hanno cominciato a chiedersi perché quel destino fosse toccato proprio al loro bambino. La risposta l’hanno trovata a pochi passi da casa. «Ci sono alcuni fattori che aumentano il rischio di sviluppare un sarcoma – ha detto Angelo di Ponzio – e, tra questi, l’esposizione a sostanze chimiche come cloruro di vinile, la diossina e alcuni pesticidi. Basta scorrere le pagine del sito dell’Airc per trovarne tutti i riferimenti scientifici». E Giorgio ha vissuto tutta la sua vita nel quartiere Paolo VI di Taranto, vicino a fonti inquinanti, a pochi passi dall’ex ILVA, oggi ArcelorMittal, la storica azienda siderurgica, finita spesso sotto i riflettori per la presunta correlazione tra emissioni inquinanti e incidenza delle patologie nell’area. Il quartiere Paolo VI di Taranto è uno degli oltre 12 mila siti italiani setacciati dai ricercatori per il loro alto tasso di inquinamento.
«Nei 45 Siti di interesse nazionale presi in considerazione dall’ultimo Rapporto Sentieri (Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento) dell’Istituto Superiore di Sanità – ha commentato il presidente Sima, Alessandro Miani – si evidenziano 12mila morti in più del previsto in 8 anni, dal 2006 al 2013. In particolare, per tumori, ma anche per malattie cardiocircolatorie». Complessivamente sono interessati 319 comuni italiani ed una popolazione di circa 6 milioni di abitanti
«A Taranto – ha aggiunto la mamma del piccolo Giorgio – i tumori infantili hanno un’incidenza del 54% superiore rispetto a luoghi non inquinati. E basta visitare l’ospedale pediatrico di Bari per vedere con i propri occhi quanti bambini tarantini affollano il reparto di oncologia». Tra la popolazione adulta non va meglio: «Lo scorso 25 gennaio, lo stesso giorno in cui è morto Giorgio, nel nostro quartiere – ha aggiunto – anche un uomo di 58 anni ha perso la sua lotta contro il cancro».
«Sima – ha assicurato il presidente Miani – si adopererà a tutti i livelli istituzionali affinché venga istituita la Giornata Nazionale Vittime dell’Inquinamento Ambientale. Il diritto al lavoro non può prevaricare il diritto alla salute. Entrambi possono e devono convivere, a Taranto come in tutte le altre realtà italiane in cui il rischio ambientale impatta negativamente sulla salute delle popolazioni residenti». Mamma e papà esprimono anche un desiderio: «In nome del ricordo di nostro figlio vorremmo che l’impianto siderurgico tarantino spenga i suoi motori, in segno di lutto, almeno nel giorno della fiaccolata».