La tecnica riabilitativa è stata sviluppata dai ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Creati componimenti audio-video personalizzati con suoni a particolari frequenze, musiche originali, la voce della mamma e del bambino stesso, immagini legate a momenti piacevoli, canzoni e ninne nanna familiari
Esiste un paesaggio sonoro dove ogni dettaglio è accuratamente personalizzato, in base ai gusti ed alle abitudini del bambino che ci si troverà immerso. Una fonosfera protetta in cui viene racchiusa la storia di una famiglia, dagli affetti, ai ricordi, fino alle radici culturali. È questo l’ambiente che i ricercatori dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma hanno creato per i piccoli pazienti sottoposti ad un percorso sperimentale di musicoterapia. Una precisa sequenza di suoni, voci, musiche e immagini capaci di migliorare il sonno dei bambini disabili, di rilassarli e di ridurre lo stress dei genitori.
La terapia è stata oggetto di uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Telemedicine and Telecare. La ricerca, condotta dagli specialisti del dipartimento di Neuroriabilitazione del Bambino Gesù, ha coinvolto 14 pazienti affetti da diversi disturbi neurologici, come paralisi cerebrale infantile, sindromi genetiche, malformazioni cerebrali. I piccoli partecipanti hanno tutti meno di 12 anni, con un’età media di 7 anni e 5 mesi.
«I brani utilizzati per la musicoterapia sono stati personalizzati grazie ad un algoritmo – spiega Tommaso Liuzzi, musicoterapeuta del Bambino Gesù -. Attraverso note, rumori e voci abbiamo realizzato una vera e propria storia sonora della famiglia di volta in volta coinvolta, unendo aspetti affettivi, sociali e culturali. L’algoritmo è frutto di un’anamnesi sonora, che rappresenta un’implementazione della consueta anamnesi clinica. Con le informazioni raccolte si costituisce un database suddiviso in dieci cartelle, in ognuna delle quali si raccoglierà un aspetto della storia familiare: dalle canzoni che ascoltava la mamma in gravidanza, ai rumori quotidiani, alle musiche preferite dal bambino, fino ai versi degli animali e agli strumenti musicali conosciuti».
Creata la prima “colonna sonora personalizzata” viene fatta ascoltare al piccolo paziente in interazione con la mamma e con i terapeuti. «La seduta – continua il musicoterapeuta – viene sempre videoregistrata, cosicché le reazioni del bambino alla musicoterapia diventeranno nuovi elementi da studiare e inserire nel successivo incontro, come elementi compositivi aggiuntivi. Il piccolo, in questo modo, ritroverà la sua voce e i suoi gesti all’interno della composizione. In altre parole, avrà la possibilità di conoscere e riconoscere se stesso, la direzione del suono, entrando in contatto con tutti gli aspetti psicologici presenti nella prosodia del suono».
La “fonosfera protetta” potrà man mano somigliare a quella della vita di tutti i giorni: «A seconda delle reazioni del piccolo paziente – aggiunge l’esperto – sarà possibile inserire alcuni suoni del mondo reale che, normalmente, appaiono disturbanti, così da guidare il bambino verso l’accettazione degli stessi. Pensiamo ad esempio ad un clacson, ai motori delle automobili, tutti rumori fastidiosi ma che, inevitabilmente, tutti ci ritroviamo ad ascoltare nel quotidiano».
Il metodo riabilitativo sviluppato dai ricercatori del Bambino Gesù si chiama “Euterpe”, dal nome della mitologica dea della Musica. Durante il primo lockdown del 2020 questa terapia è stata rielaborata per essere eseguita anche a domicilio, attraverso la teleriabilitazione. Sono stati così realizzati dei componimenti audio-video personalizzati che contenevano suoni a particolari frequenze, musiche originali, la voce della mamma e del bambino stesso, canzoni e ninne nanna familiari, immagini legate a momenti piacevoli registrate durante le sedute in ospedale.
Tra i mesi di marzo e maggio 2020 le famiglie coinvolte nella ricerca hanno ricevuto la composizione audio-video personalizzata da somministrare ai bambini 3 volte al giorno per 2 settimane consecutive. Al termine della sperimentazione, gli effetti della terapia a domicilio sono stati valutati con appositi questionari scientificamente validati. Dall’analisi sono emersi dati statisticamente significativi, come la riduzione dei disturbi del sonno dei bambini, dei livelli di stress dei genitori e il miglioramento della relazione bambino-genitore.
«Anche se il nostro studio è stato rivolto ad una classe specifica di pazienti – spiega Liuzzi -, è nostra intenzione estenderla anche ad altri bambini. La musicoterapia è trasversale e non conosce limiti: tutti possono trarne benefici. Inoltre, sarà interessante studiare altri effetti positivi, finora non indagati – conclude il terapeuta – come il miglioramento dei tempi di attenzione, del tono muscolare e il grado d’interesse suscitato nei piccoli pazienti».
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