L’associazione Al.Di.Qua Artists ha diffuso un manifesto per denunciare la scarsa considerazione delle persone con disabilità nell’arte, sia come spettatori che come attori
L’arte è un diritto fondamentale per tutti gli individui. Anche per le persone con disabilità. Tuttavia, nella realtà non è così: le persone con disabilità molto spesso non possono essere né spettatori, a causa dell’inaccessibilità delle strutture, e né attori, considerata la scarsa cultura dell’inclusione e della diversità. Questi sono alcuni dei motivi che hanno spinto gli Al.Di.Qua Artists – prima associazione italiana di categoria che raccoglie artisti e artiste con disabilità – a realizzare e a diffondere un video-manifesto, proiettato per la prima volta questa mattina a Roma.
Nel corso della mattina è stato presentato anche «Lost in Translation – La disabilità in scena» (Bulzoni Editore), volume realizzato dalla studiosa Dalila D’Amico, che raccoglie numerose riflessioni sul tema arte e disabilità. Gli obiettivi dell’associazione sono essenzialmente tre: garantire a una persona disabile accessibilità piena sia in termine di fruizione artistica che di produzione autonoma; garantire a una persona disabile che voglia studiare una disciplina artistica pieno accesso allo studio e possibile impiego; mettere in discussione l’immaginario solitamente identificante le persone disabili – e quindi anche l’impiego che ne viene fatto – in produzioni «abili».
Quindi, gli Al.Di.Qua. Artists chiedono innanzitutto che si tenga conto di tutti coloro che dell’arte non possono godere perché le strutture sono inaccessibili. Chiedono che, come è stato fatto in altri paesi, che una persona con disabilità momentanea o permanente non debba entrare in teatro o in museo dalla porta sul retro perché quella principale è inaccessibile. Gli Al.Di.Qua Artists, inoltre, riaffermano l’arte come diritto fondamentale per il benessere degli individui. In Europa il 12,8% della popolazione tra i 15 e i 64 anni ha una o più disabilità. Annoverando nel calcolo l’interezza della popolazione europea, essa è composta per un quinto da persone con disabilità. Si tratta del 19% della popolazione.
«La diversità è spesso spiegata e raccontata dagli abili, che rappresentano la maggioranza», spiega l’associazione. «Anche nel mondo dello spettacolo la diversità viene interpretata da attori normodotati, ma chi meglio di un attore con disabilità potrebbe interpretare quel ruolo? Eppure non siamo nei casting», aggiungono. Secondo l’articolo 27 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948): «Ciascuno ha il diritto di partecipare liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico e ai suoi benefici». Gli Al.Di.Qua Artists lavorano affinché tutto questo sia reale.
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato