«Palese disparità di trattamento tra le varie figure professionali che operano nella sanità italiana» a tutela della professione e dei suoi diritti CIMO ha inviato ai membri della commissione bilancio uno specifico emendamento
I medici sono ancora esclusi dalle categorie che possono beneficiare della pensione anticipata riservata ai lavoratori che svolgono attività lavorative usuranti, quindi particolarmente faticose e pesanti. «Tra i lavori gravosi però rientrano le professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni e gli addetti all’assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienza – si legge in una nota della Cimo – a condizione che ci sia, come recita il testo della normativa vigente, “un impegno tale da rendere particolarmente difficoltoso e rischioso il loro svolgimento in modo continuativo”».
«Tale determinazione è del tutto condivisibile soprattutto in contesti così complessi e caotici come le strutture ospedaliere – commenta la Cimo -, dove i rischi professionali sono particolarmente elevati, ma i medici non possono e non devono essere esclusi».
«Facciamo due conti – precisa la nota -: da una prima stima, basata su dati storici del periodo 2006-2015 (Conto Annuale), i medici cessati con diritto di pensione sono stati 29.566, di cui 7.575 (16% donne) per limiti di età e 21.991 (29% donne) cessati per dimissione con un trend di uscita dal mondo del lavoro di circa 3.000 medici anno. Visto il rapporto tra medici ospedalieri, totale medici dipendenti del SSN e la percentuale dei medici esposti a lavori usuranti, nell’ambito dello stesso trend di dismissione annua, coloro che potranno usufruire, ogni anno, del beneficio sono meno di 400 medici. Ai fini, quindi, di una prima previsione della spesa, l’impatto economico è di circa 9 milioni di euro che corrisponde all’80% della retribuzione media (73.050 euro/anno) calcolata su 5 mensilità e, ovviamente, su 400 medici. Al tempo stesso, per la finanza pubblica generale, ci sarebbe un risparmio di 4,1 milioni di euro derivanti dal mancato pagamento, da parte delle aziende sanitarie, degli oneri riflessi. Quindi possiamo stimare un saldo di soli 5 milioni di euro/anno».
«Numeri a parte è del tutto legittimo considerare il lavoro del medico ospedaliero un lavoro usurante perché svolge analoga attività lavorativa organizzata in turni svolti nelle stesse condizioni strutturali ed organizzative di difficoltà e rischiosità che rendono il lavoro altrettanto gravoso. Sono da aggiungere, inoltre, quelle condizioni di stress correlate ai livelli di alta responsabilità, insito nell’atto medico con elevata esposizione anche a contenziosi di natura legale», evidenza Cimo. Che riscontra come, «ancora una volta, non si voglia riconoscere, ma addirittura penalizzare, il lavoro del medico. A tutela della professione e dei suoi diritti Cimo ha inviato ai membri della commissione bilancio uno specifico emendamento e alla stessa commissione chiederà audizione», conclude.