Rosbeh Zakikhani, CEO di Deephound, spiega a Sanità Informazione come le affermazioni false sul Covid siano diventate una piaga in 87 Paesi del mondo
«La disinformazione al tempo del coronavirus può uccidere». Lo aveva detto Josep Borrell, Alto rappresentante Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza, durante la presentazione del piano della Commissione Europea per combattere le fake news dopo la fase più critica della pandemia, e numerose ricerche continuano a dimostrarlo. Tra le più recenti, lo studio internazionale dell’University of New South Wales pubblicato sull’American Journal of Tropical Medicine and Hygiene, secondo il quale “disinformazione, affermazioni false e complottismo sul Covid sarebbero una piaga in almeno 87 Paesi e India, Usa, Cina, Spagna, Indonesia e Brasile figurerebbero tra i più colpiti”.
«Laddove circolano fake news i contagi subiscono un’impennata: è una sorta di reazione a catena, l’una alimenta l’altra», spiega Rosbeh Zakikhani, innovatore, coDirector Founder Institute Italia e CEO di Deephound, tech company italo-inglese specializzata in analisi delle informazioni.
«Per studiare le fake news – aggiunge – analizziamo le reazioni che queste hanno sugli esseri umani: il nostro intento è capire come sia possibile che una notizia riesca a manipolarci al punto tale da diventare virale. E durante i casi di pandemia, come quello che stiamo vivendo, si viene letteralmente bombardati dalle informazioni, a prescindere dalla loro attendibilità».
Non è un caso dunque che, durante il periodo più critico dell’emergenza, l’Ue abbia intensificato il proprio lavoro per tutelare i cittadini e la loro salute dalle false notizie. Gli ultimi rapporti pubblicati dalla Commissione europea sulle azioni intraprese dai firmatari del Codice di condotta, da gennaio ad agosto 2020, contro la disinformazione parlano chiaro: Google ha rimosso 4 milioni di post promozionali e oltre 239 mila avvisi pubblicitari fuorvianti sul coronavirus in Italia, mentre Tik Tok, nel solo mese di agosto, ha eliminato 196 video con fake news sul coronavirus e 60 con informazioni mediche false circolate nel nostro Paese.
Si tratta di notizie infondate che, però, prima di essere rimosse sono state lette da un elevato numero di persone. «In questo periodo – spiega Zakikhani – abbiamo più tempo a disposizione perché usciamo meno o, come nel caso del lockdown, non usciamo affatto. E una delle prime cose che ci viene naturale fare è cercare delle informazioni su ciò che accade intorno a noi allo scopo di rassicurarci. Le notizie che troveremo potrebbero non avere alcun riferimento a dati ufficiali che in genere, e in particolar modo nel mondo medico-scientifico, hanno tempi di emissione molto lunghi. Le informazioni che spesso si trovano sul web possono essere opinioni e non fatti, considerando che tutti possono facilmente inserire dei contenuti online utilizzando blog o social».
«La nostra ricerca in rete si basa sempre su delle parole chiave, key words che i professionisti del click – spammer, hacker, cybercriminali – utilizzeranno per generare altra informazione falsa e ancora più pericolosa. Come accaduto ad esempio ad aprile con le celebri dichiarazioni di Trump sulla possibilità di iniettarsi disinfettanti per pulire il corpo dal virus. Da quel momento – sottolinea l’esperto – la rete è stata assalita da contenuti che correlavano le parole “Covid” e “candeggina”, la maggior parte dei quali totalmente infondati».
Più sarà basso il livello di istruzione e più certe notizie potranno avere effetti devastanti: «Lo dimostrano ancora una volta i contagi nelle città più popolose del sud America o dei luoghi più disagiati d’Italia e d’Europa», aggiunge Zakikhani.
Il potere di internet è dimostrato anche dall’aumento delle truffe online: «Già durante il lockdown nella provincia di Napoli si è registrato un calo di scippi e rapine e un aumento del 15-20% delle truffe online. Immaginate quanto tutto questo possa essere pericoloso per la salute quando, cercando delle risposte che la scienza non è in grado ancora di darci, pur di rassicurarci finiamo per affidarci alla rete e all’opinione di sconosciuti».
E come possiamo metterci al riparo? «Utilizzando nella vita virtuale lo stesso buon senso che abbiamo nel mondo reale – risponde Zakikhani -. Ascoltereste il parere del primo che vi ferma per strada, credendo immediatamente ad ogni sua parola?».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato