«Basta tagli lineari alla sanità», sottolinea l’esponente Cinque Stelle che annuncia impegno sulle aggressioni ai medici: «Solidarietà a operatori aggrediti, tema sarà priorità»
«Nei nuovi LEA serve un aggiornamento che tenga conto delle risorse necessarie a garantire il più alto livello di salute dei cittadini e che si basi su valutazioni costi-benefici, trasparenti e analitiche». Ha le idee chiare la nuova presidente della Commissione Affari Sociali della Camera Marialucia Lorefice, che a Sanità Informazione spiega quali saranno le priorità della sua azione alla guida di una delle Presidenze più importanti di Montecitorio.
Nata a Ispica, nel Ragusano, diplomata al liceo linguistico, attivista del Movimento Cinque Stelle dal 2012, Lorefice è stata candidata alle elezioni Regionali del 2012 e quindi alle successive politiche. Eletta nel 2013 a Montecitorio, durante la XVII legislatura ha fatto parte della Commissione Affari Sociali, occupandosi in particolare di indennizzi per sangue infetto, ma anche cyberbullismo. Tra i disegni di legge che l’hanno vista prima firmataria, uno prevedeva in particolare l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni militari all’estero. «Da presidente della Commissione Affari Sociali posso garantire il massimo impegno, personale e di tutti i componenti, nell’affrontare con determinazione il tema della sicurezza e fronteggiare con decisione il fenomeno delle aggressioni», spiega Lorefice al nostro giornale.
Presidente Lorefice, lei è già stata in commissione Affari Sociali nella scorsa legislatura. C’è un tema rimasto in sospeso che le piacerebbe riprendere al più presto?
«Un percorso da riprendere assolutamente è la sostenibilità dei Livelli essenziali di assistenza. L’aver aggiornato i Lea è stato un atto dovuto visto che l’ultimo intervento in materia risale a ben 15 anni fa. Tutti noi, regioni comprese, abbiamo accolto con favore i nuovi Lea, pur con il fondato sospetto o con il giusto rammarico che non fossero sostenuti adeguatamente da risorse economiche e di personale necessarie per una copertura ottimale del territorio. È stata fatta un’opera di compensazione, togliendo determinate prestazioni in favore di altre, senza che si fornissero strumenti adeguati per comprendere appieno le ragioni sulle quali sono state effettuate le scelte. Ci troviamo di fatto davanti un’opera incompiuta, documentata anche dalle regioni che, loro malgrado, hanno dovuto accettare risorse comunque inferiori a quelle che chiaramente esse stesse avevano indicato come insufficienti. Non bisogna mai accontentarsi quando si parla di salute. Definire i Lea e aggiornarli è una grande responsabilità del Ministero e del Parlamento perché si decide sulla vita dei cittadini. Il percorso che vorrei rendere compiuto, dunque, è proprio un aggiornamento che tenga conto delle risorse necessarie a garantire il più alto livello di salute dei cittadini e che si basi su valutazioni costi-benefici, trasparenti e analitiche. Bisogna cambiare la logica dell’attuale modello e comprendere che la salute è un investimento. Investire nella sanità significa investire nel futuro e nella crescita: questo è il nuovo paradigma.
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La Sanità italiana, pur tra le migliori del mondo, vive un momento delicato. Nel suo lavoro alla Commissione Affari Sociali, quali sono le tematiche cui darà la priorità assoluta?
«Personalmente ritengo che lavorare sui provvedimenti che mirino al potenziamento della sanità pubblica, a garantire equità nell’accesso alle cure e uniformità dei livelli essenziali di assistenza, debba essere una priorità. Inoltre considero necessario lavorare sul fronte della dispersione delle risorse. È indispensabile, quindi, una efficace e capillare lotta agli sprechi, alle inefficienze, alla corruzione, e operare una revisione della governance farmaceutica. Il recupero delle risorse potrebbe essere reinvestito in sanità, potenziando i servizi offerti ai cittadini. Nel recente passato abbiamo assistito invece a molteplici tagli lineari che hanno inficiato le prestazioni sanitarie pubbliche. La stessa Corte dei Conti ha evidenziato che il nostro Paese, tra il 2009 e il 2016, ha ridotto le risorse destinate alla sanità di tre decimi di punto all’anno. È arrivato il momento di lavorare seriamente anche ai criteri di nomina dei dirigenti generali, da individuare sulla base di competenze e merito conclamato, lontano da logiche politiche e di partito. Poi ci sono questioni che vanno affrontate con urgenza. La situazione dei nostri Pronto soccorso ne è un esempio: lunghe code, pazienti esasperati, personale medico e sanitario vittima, talvolta, di aggressioni. Non dimentichiamoci però che la commissione Affari Sociali, che alla Camera dei Deputati ho l’onore e l’onere di presiedere, si occupa anche di politiche sociali e disabilità. Temi sui quali c’è molto da lavorare e dove l’attività parlamentare ha come priorità l’inclusione e il sostegno, anche in termini di servizi, durante tutte le fasi della vita. Fondamentale è la piena applicazione della convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità perché strumento concreto che consente di combattere le discriminazioni e le violazioni dei diritti umani».
Il suo primo atto è stata la rinuncia all’indennità aggiuntiva prevista per tutti i Presidenti di commissione. Perché lo ha fatto?
«È prima di tutto un atto moralmente dovuto ai cittadini italiani che combattono nel quotidiano per arrivare a fine mese. Una scelta che dovrebbe essere normale e logica per un politico ma che, invece, non lo è. Come me hanno rinunciato all’indennità aggiuntiva gli altri colleghi del M5S eletti presidente. Penso che la responsabilità delle istituzioni sia certamente quella di dare risposte concrete ed essere al servizio della comunità, ma sia anche quella di dare il buon esempio. Senza aspettare una legge, in questi anni il MoVimento 5 Stelle ha restituito più di 90 milioni di euro tra tagli degli stipendi, rendicontazioni diarie, rinuncia ai rimborsi elettorali e alle indennità di carica. Con i soldi recuperati abbiamo contribuito ad aiutare tantissime piccole e medie imprese. Sono fiera della scelta che con gli altri parlamentari del MoVimento 5 Stelle abbiamo fatto. Rende merito alla promessa fatta e mantenuta nei confronti dei cittadini, una scelta che dimostra che il nostro impegno nel voler ridurre i costi della politica e cambiare l’immagine del Parlamento non è mai venuto meno».
Lei è conterranea del Ministro Giulia Grillo. Tutte le statistiche evidenziano ormai una frattura tra il sud e il nord del Paese, sia a livello di accesso alle cure che a livello di aspettativa di vita. Cosa si deve fare secondo lei per porre rimedio a questa diseguaglianza?
«Parto da una considerazione: nel recente Rendiconto Generale dello Stato i togati amministrativi, a proposito della “questione meridionale”, hanno evidenziato come fattori di squilibrio per macro aree territoriali rischiano di diventare “una sorta di possibile, incolmabile, divario tra nord e sud”. Le regioni che presentavano conti in disequilibrio dovevano procedere, anche con il supporto dell’Agenas, a una ricognizione delle cause ed elaborare un programma operativo di riorganizzazione, di riqualificazione o di potenziamento del Servizio sanitario regionale (Art. 1 comma 174/180 Legge 30 dicembre 2004 n. 311). Purtroppo, di riorganizzazione e potenziamento non se n’è praticamente mai parlato; mentre, riguardo l’utilizzo della parola riqualificazione, spesso è servita come foglia di fico per tagli orizzontali che hanno permesso il raggiungimento dell’equilibrio economico-gestionale a discapito dei servizi da garantire ai cittadini. Tutta questa doverosa premessa, per dire che troppo spesso tra le norme in vigore e la loro reale applicazione c’è un divario che noi del Movimento 5 Stelle ci impegniamo a colmare. Nella situazione in cui siamo, però, servono anche risorse per effettuare investimenti in capitale umano e a livello infrastrutturale. Da questo punto di vista siamo al lavoro per individuare le risorse necessarie. La bacchetta magica non ce l‘ha nessuno ma noi, proprio in occasione dei 40 anni dall’istituzione del SSN, vogliamo ridare al sistema sanitario la centralità che merita».
Un tema molto sentito dai medici è quello delle aggressioni, una vera propria emergenza con 1200 casi all’anno. La sua commissione se ne occuperà? Cosa può fare la politica per arginare il fenomeno?
«La violenza va combattuta e contrastata con durezza sempre e comunque. I casi di aggressione contro gli operatori sanitari, che prestano la loro opera verso il prossimo con dedizione e competenza, sono ingiustificabili e deplorevoli. Approfitto per esprimere loro solidarietà a nome di tutti i componenti della Commissione che presiedo e li ringrazio per il lavoro che quotidianamente svolgono, spesso in condizioni difficili. Il primo compito della politica deve essere quello di lavorare per garantire servizi di qualità, in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, in condizioni di sicurezza sia per i cittadini che per tutti coloro che operano nel sistema sanitario. Nonostante questa legislatura sia appena partita, sono stati già presentati dei progetti di legge che si uniranno ai provvedimenti ai quali sta lavorando il Movimento 5 Stelle. Da presidente della Commissione Affari Sociali posso garantire il massimo impegno, personale e di tutti i componenti, nell’affrontare con determinazione il tema della sicurezza e fronteggiare con decisione il fenomeno delle aggressioni. La centralità dell’argomento è testimoniata anche dalla particolare attenzione dimostrata dal ministro Grillo che ha voluto instituire un apposito organo di controllo. Proprio in questi giorni, infatti, si è insediato al ministero il “Comitato per l’indirizzo e la valutazione delle politiche attive e per il coordinamento nazionale delle attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro” che, tra i vari compiti, ha quello di individuare obiettivi e programmi di miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza del personale sanitario».