Il Presidente della Società Italiana della Riproduzione Umana Antonino Guglielmino plaude all’approvazione dell’emendamento alla Manovra presentato dalla deputata Stefania Mammì (M5S) che incrementa di 5 milioni di euro fino al 2023 il fondo per le tecniche di procreazione medicalmente assistita previsto dalla legge 40 del 2004: «Ora ci attiveremo presso gli assessorati regionali per verificare che questi fondi vadano alle coppie che vogliono usufruire della PMA»
«È molto importante che il Parlamento italiano per la prima volta in questi anni abbia preso in considerazione il disagio che vivono le coppie in Italia, soprattutto nelle regioni dove non si è fatto nulla per agevolare l’accesso alla procreazione medicalmente assistita». Così a Sanità Informazione Antonino Guglielmino, Presidente della Società Italiana della Riproduzione Umana (SIRU), commenta l’approvazione dell’emendamento alla legge finanziaria, promosso dalla Cinque Stelle Stefania Mammì, che ha incrementato la dotazione del fondo per le tecniche di procreazione medicalmente assistita di cui all’articolo 18 della legge 40 del 2004 per un ammontare pari a 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021, 2022 e 2023.
Guglielmino definisce l’emendamento «salutare» in primis «perché si è data attenzione a un problema che non ha trovato negli ultimi anni nessuna possibilità di soluzione». Il Presidente della SIRU si riferisce all’introduzione, nel marzo 2017, dei percorsi di procreazione e di riproduzione medicalmente assistita nei Livelli Essenziali di Assistenza in Italia. «Un inserimento che non si è mai tradotto in un supporto alle coppie e quindi alla possibilità di accesso a tutte le coppie da nord a sud in egual maniera» chiarisce Guglielmino.
L’incremento stabilito in Legge di Bilancio è diretto a riconoscere un contributo in favore delle coppie con infertilità e sterilità per consentire l’accesso a prestazioni di cura e diagnosi correlate, in particolare alle coppie residenti in regioni dove tali prestazioni non risultano ancora inserite nei Livelli essenziali di assistenza o non soddisfano il fabbisogno.
«Alcune regioni virtuose, soprattutto al nord – spiega Guglielmino – hanno cominciato con i propri fondi, non quelli del ministero, a permettere che le coppie possano accedere pagando solamente un ticket mentre nelle regioni del sud questo non è stato mai completamente applicato».
L’emendamento prevede anche un monitoraggio annuale da parte del Ministero della salute per verificare l’impiego efficace delle risorse da parte delle regioni. Il Ministero è inoltre chiamato ad avviare campagne di sensibilizzazione sulla salute riproduttiva, la prevenzione dell’infertilità e della sterilità e la donazione di cellule riproduttive.
«È molto positivo che si facciano delle campagne per la sensibilizzazione della popolazione alle donazioni di gameti. Questa, per quanto riguarda la donazione di gameti femminili, nel 96% viene fatta con l’importazione di gameti da paesi stranieri perché mancano le donatrici in Italia», sottolinea il Presidente SIRU.
La SIRU inoltre preme affinché venga «superata» la Legge 40 del 2004 che regola la materia. «Noi – spiega Guglielmino – abbiamo già definito una proposta di legge da portare in Parlamento, vedremo attraverso quali gruppi parlamentari o deputati, in cui aggiorniamo tutti i percorsi ma soprattutto mettiamo ordine e coerenza perché la legge 40 è stata più volte oggetto di intervento da parte della Corte costituzionale che ha cambiato delle parti per cui quella legge non solo è vecchia ma anche piena di contraddizioni. Vogliamo adeguare la legge sia sul piano scientifico che sul piano della coerenza nei percorsi terapeutici».
Ora la SIRU lavorerà per monitorare che le risorse siano realmente spese per questo fine: «Le nostre strutture regionali si attiveranno nei confronti degli assessorati regionali delle regioni che non hanno attivato meccanismi di accesso per fare in modo che questi soldi vengano messi a disposizione delle coppie. Andremo a verificare e faremo verifiche sul territorio. Attiveremo una richiesta a tutti gli assessorati regionali per far sì che questi soldi vadano nel fondo previsto dalla legge 40, articolo 18, e si possa così dare una mano a risollevare il problema della denatalità che c’è nel nostro Paese: nel 2019 ci sono state 20mila nascite in meno rispetto all’anno precedente secondo i dati pubblicati dall’Istat».
Ogni anno sono circa 90mila i cicli riproduttivi assistiti ma potrebbero essere molti di più nel caso in cui ci fosse la possibilità di un accesso garantito dal Sistema sanitario nazionale. E i numeri potrebbero cambiare rapidamente. «Nell’ultimo rapporto ISS si parla di un 3% di bambini che nascono in Italia con la PMA – conclude Guglielmino -. Ma se noi già ci spostiamo in Lombardia, dove il sistema sanitario regionale ha garantito l’accesso alle coppie con il ticket, il dato si alza al 4%. Da questo si evince che l’accesso delle coppie alla PMA con il SSN può dare l’1% in più di natalità. Ora, in un Paese in cui stiamo perdendo continuamente nascite, aiutare e consentire l’accesso ai percorsi riproduttivi a chi i figli li vuole sarebbe un atto dovuto se si vuole investire sul futuro».
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