Ivano Giacomelli, presidente della realtà di tutela i consumatori, contesta alcuni aspetti della normativa sulla responsabilità professionale. E sfata il mito della carenza dei medici: «Forse un escamotage per disapplicare la norma dell’obbligo formativo ECM»
Si riaccendono i fari sul tema della sicurezza e appropriatezza delle cure e quindi, indirettamente, anche sul tema della responsabilità professionale. Se da un lato medici e operatori sanitari lamentano l’eccessivo numero di contenziosi da parte dei pazienti, dall’altro si alza la voce delle associazioni dei consumatori e dei cittadini che a volte si trovano a fare i conti anche con errori e disservizi in ambito sanitario.
L’associazione Codici da tempo denuncia un peggioramento della sanità pubblica, come ricorda a Sanità Informazione il Presidente Ivano Giacomelli: «Ormai da 20 anni l’introduzione delle nuove regole sulla parità di bilancio e sul controllo delle spese ha avuto una ricaduta diretta sulla protezione del paziente che non è più al centro dell’attenzione dell’azione sanitaria», sottolinea l’avvocato che poi contesta l’idea della carenza di medici: «I dati internazionali, quindi non inquinati dalle interferenze nazionali, lo dicono chiaramente».
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Quindi, per Giacomelli, questo argomento è «un ulteriore escamotage» per disattendere l’obbligo della formazione continua, che pure, con la Gelli-Bianco, è destinato ad acquisire importanza sempre più rilevante anche in chiave assicurativa. L’auspicio di Codici, a tal proposito, è che nella stesura dei decreti attuativi siano ascoltate anche le associazioni dei consumatori e dei pazienti.
Presidente, da poco si è celebrata la giornata della sicurezza del paziente. Secondo voi questa sicurezza c’è? Cosa si può fare per migliorarla?
«Il nostro Paese ormai registra un declino costante del Servizio Sanitario Nazionale anche nei sistemi di protezione del malato. Ormai da 20 anni l’introduzione delle nuove regole sulla parità di bilancio e sul controllo delle spese ha avuto una ricaduta diretta sulla protezione del paziente che non è più al centro dell’attenzione dell’azione sanitaria. Al contrario al centro dell’attenzione sanitaria sono le compatibilità economiche che hanno certamente una ragione di esistere ma dovrebbero essere in funzione della garanzia del paziente. Invece questa garanzia non c’è più. Adesso siamo arrivati alla soluzione finale, la legge Gelli-Bianco che ha escluso la responsabilità penale dei medici, dei sanitari che sbagliano. La responsabilità civile esiste solo sulla carta ma è assolutamente impraticabile…».
A proposito della Legge Gelli-Bianco, circola già una bozza degli ultimi decreti attuativi. È una legge su cui le associazioni dei pazienti possono dire la loro, però non è detto che voi sarete convocati per la stesura di questi decreti…
«In generale ascoltare realmente le parti sociali e non subire esclusivamente le versioni delle lobby più o meno forti, perseguire nell’azione politica di interesse generale, dovrebbe essere la linea guida, ma purtroppo non sempre è così. Uno dei partiti di governo è quello che ha ispirato la legge Gelli-Bianco e quindi quell’orientamento è segnato. Io non so come usciranno fuori dalla condizione che hanno creato. Questa legge ha avuto un effetto collaterale forse non previsto che è quello di far aumentare a dismisura i premi assicurativi al punto che addirittura le assicurazioni non si assumono più il rischio, non esiste più il fenomeno della riassicurazione per cui tra più società venivano distribuiti i rischi. Adesso semplicemente si rifiutano di assumere i rischi di una sanità che con questo sistema è portata sempre più a livelli di irresponsabilità, sapendo l’operatore che anche se sbaglia non risponderà. In un contesto del genere è evidente che si determinerà un ulteriore lassismo, un ulteriore sfilacciamento di responsabilità con conseguenza che il Servizio Sanitario Nazionale sarà sempre più in difficoltà. Probabilmente è questo l’obiettivo ultimo che, al di là delle dichiarazioni di principio, hanno perseguito, cioè lo smantellamento del SSN come servizio universale».
Sul funzionamento della sanità pesa anche l’organizzazione del personale e i tagli a cui faceva riferimento…
«La carenza dei medici che viene spesso lamentata non ha fondamento. Per altro i dati internazionali, quindi non inquinati dalle interferenze nazionali, lo dicono chiaramente. Ma basta andare in una corsia di ospedale e vedere che ci sono pochi infermieri e tanti medici. Poi che si vedano poco, che poterci parlare diventi un problema, questa è un’altra questione…».
I medici sostengono anche di non poter adempiere all’obbligo formativo, che con la Legge Gelli diventa ancora più importante sul versante assicurativo, perché sono pochi e hanno turni massacranti…
«Le percentuali della presenza di medici per cittadino non dicono questo. Dicono tutto un altro dato. Questo a maggior ragione diventa un ulteriore escamotage per disapplicare la legge che lega la responsabilità dell’operatore sanitario all’applicazione dei protocolli di buona pratica clinica. Ma ovviamente per un medico la difesa sarà ulteriormente rafforzata: diranno che non è stato possibile fare i corsi di aggiornamento. Ecco così che il livello di conoscenza dei protocolli diventa più basso».
Per il paziente diventa più rischioso…
«Sì, anche se in realtà per gli avvocati è più semplice fare causa alla struttura ospedaliera perché risponde di responsabilità contrattuale».
Anche se la struttura poi si può rifare sul medico…
«Sì, il medico risponde di una responsabilità extracontrattuale, con parametri diversi. Va fatto un giudizio ex novo per la sola parte di responsabilità extracontrattuale».