Salute 23 Aprile 2025 11:59

L’empatia potrebbe essere mantenuta nella malattia di Alzheimer

Un nuovo studio condotto dai ricercatori dell'University College di Londra rivela che le persone con l'Alzheimer potrebbero conservare la capacità di provare empatia, nonostante il declino di altre abilità sociali
L’empatia potrebbe essere mantenuta nella malattia di Alzheimer

Le persone con Alzheimer potrebbero conservare la capacità di provare empatia, nonostante il declino di altre abilità sociali. A dimostrarlo è uno studio condotto dai ricercatori dell’University College di Londra (UCL), i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Alzheimer’s & Dementia. Gli scienziati hanno scoperto che le persone affette da Alzheimer hanno ottenuto punteggi leggermente più alti nelle valutazioni che misurano l’empatia rispetto ai coetanei con deterioramento cognitivo lieve, nonostante abbiano ottenuto invece punteggi peggiori in altre valutazioni relative alla cognizione sociale, come il riconoscimento delle emozioni facciali e la comprensione dei pensieri degli altri.

Sfruttare le capacità empatiche nel supporto psicologico ai pazienti con Alzheimer

Questa potrebbe essere la prima volta che si riscontra un miglioramento in un dominio cognitivo nella demenza. “Abbiamo trovato prove convincenti di un’empatia emotiva preservata o addirittura potenzialmente aumentata nelle persone con Alzheimer, rispetto alle persone nelle fasi iniziali del declino cognitivo”, spiega l’autore principale dello studio, Andrew Sommerlad (UCL Psychiatry). Questa scoperta potrebbe rappresentare un’opportunità per ricercatori e professionisti sanitari di sfruttare le capacità empatiche nel supporto psicologico alle persone affette da Alzheimer, in modo da aiutarle a costruire e mantenere relazioni sociali.

Una meta-analisi di 28 studi precedenti

Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno esaminato i dati di 28 studi precedenti condotti in tutto il mondo, che hanno coinvolto un totale di 2.409 partecipanti affetti da deterioramento cognitivo lieve o demenza. Il deterioramento cognitivo lieve è considerato uno stato a rischio di demenza ed è caratterizzato da un declino cognitivo peggiore del previsto per l’età del soggetto, ma che non compromette ancora le funzionalità quotidiane. I ricercatori hanno trovato prove coerenti di un progressivo declino nella capacità delle persone affette da demenza di riconoscere le emozioni facciali e di comprendere i processi mentali degli altri, poiché i soggetti con Alzheimer o con demenza frontotemporale presentavano punteggi peggiori rispetto a quelli con deterioramento cognitivo lieve.

Una maggiore empatia emotiva tra i soggetti con Alzheimer e deterioramento cognitivo lieve

“I deficit nella cognizione sociale sperimentati dalle persone con demenza spesso si traducono – spiega il primo autore dello studio, Puyu Shi – in difficoltà nel comprendere le intenzioni e le emozioni altrui e nel rispondere in modo appropriato alle interazioni sociali, il che può causare disagio sia ai pazienti che ai caregiver e può anche contribuire ulteriormente alla solitudine tra le persone con demenza. Le famiglie delle persone con demenza dovrebbero essere supportate in modo che possano comprendere e adattarsi ai cambiamenti nel comportamento del loro caro”. È interessante notare che i ricercatori hanno trovato deboli prove di una maggiore empatia emotiva tra i soggetti con Alzheimer rispetto a quelli affetti da deterioramento cognitivo lieve.

Necessari ulteriori studi per il monitoraggio dell’empatia

Tra le ricerche analizzate, lo studio con l’effetto più grande sull’empatia emotiva ha segnalato una maggiore reattività emotiva alle emozioni negative tra i soggetti con Alzheimer, il che, secondo i ricercatori, potrebbe contribuire alle difficoltà di regolazione delle emozioni riscontrate dai pazienti affetti da Alzheimer quando perdono altre capacità cognitive di adattamento. I ricercatori affermano che sono necessari ulteriori dati longitudinali per monitorare come l’empatia e altre abilità sociali cambiano nel tempo negli anziani sani senza deterioramento cognitivo e in quelli con demenza, e per comprendere meglio come le misure di cognizione sociale possano aiutare nella diagnosi e nel monitoraggio della demenza. “C’è ancora bisogno di test migliori che possano consentire un’identificazione precoce di questi deficit cognitivi sociali, il che potrebbe aiutare nella diagnosi e potenzialmente anche aiutare a prevedere come continuerà a progredire il declino cognitivo“, conclude Sommerlad.

 

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