Medici e odontoiatri libero professionisti organizzati in un gruppo Facebook. Colecchia (referente): «Per due volte non presenti sul piano vaccinale. Siamo medici di serie B? Con livello di rischio che corriamo serve Pfizer, con protezione immediata». Appoggio da Beux (Fno Tsrm-Pstrp): «Per operatori socio-sanitari massima copertura»
L’inizio delle vaccinazioni over 80 e l’apertura delle prenotazioni per i docenti e i militari non deve ingannare. Il personale sanitario italiano non è ancora stato vaccinato nella totalità. Non parliamo della seconda dose né dei ritardi nelle consegne, ma di un comparto della sanità “dimenticato” dalla campagna vaccinale: quello dei libero professionisti.
In attesa di una chiamata che non arriva mai, con il rischio di perderla e non venire poi ricontattati. Medici e odontoiatri libero professionisti, ma anche altre professioni sanitarie, sono stati ora indirizzati al vaccino AstraZeneca, ultimo approvato dall’Aifa. Anche se di loro sul piano vaccinale non c’è traccia. Il prodotto di Oxford tuttavia non è, ribadiscono, adatto al livello di rischio in cui operano i professionisti sanitari fuori dal Ssn.
Quasi 3.500 di loro si sono organizzati perciò su Facebook nel gruppo “Medici ed Odontoiatri liberi professionisti per vaccinazione Covid -19“, reclamando a gran voce i propri diritti. Sanità Informazione ha incontrato la dottoressa Monica Colecchia, medico del lavoro e referente Veneto per l’organizzazione spontanea. «Da gennaio ci battiamo per un diritto che ci è stato negato: quello dell’accesso al vaccino in fascia prioritaria», esordisce subito, rispondendo alla telefonata.
La dottoressa lamenta una dimenticanza “non casuale” da parte del Ministero e del commissario per le emergenze. «Per ben due volte non siamo stati inclusi nel piano vaccinale ministeriale, riservato ai dipendenti del pubblico e del privato convenzionato – spiega – e posso capire la precedenza data ai nostri colleghi del Ssn. Ma subito dopo sarebbe dovuto toccare a noi. Dopo averci dimenticati hanno cercato in qualche modo di recuperare in maniera bizzarra, contattandoci con telefonate e sms quasi a voler cercare di includerci, ma non in maniera formale. Facendo da tappabuchi».
Ora è con l’arrivo del vaccino Oxford/AstraZeneca, indicato per i soggetti sani da 18 a 55 anni, che questo gap vorrebbe essere recuperato. Ma l’idea non trova in buona disposizione i libero professionisti. Alcune caratteristiche del vaccino a vettore virale, infatti, preoccupano i sanitari.
«Si tratta di un ottimo vaccino – chiarisce la dottoressa – non è questo in discussione. Quello che ci spaventa è la lunghezza dei tempi di immunizzazione, quattro mesi per quella totale. E noi come tuteliamo noi stessi e i nostri pazienti durante questo tempo?». Inoltre i limiti di età a cui il vaccino è ancora legato lasciano fuori una fetta di professionisti abbastanza elevata. Aifa nei prossimi giorni potrebbe estendere l’uso fino ai 65 anni, ma per ora le delimitazioni restano.
«Il Cts è stato chiaro – prosegue Colecchia – definendo i profili di rischio si sceglie un vaccino dedicato. Io sono un medico e avrei dovuto essere non solo in fase 1, ma anche con il vaccino Pfizer. Per un motivo chiaro, ovvero per la rapidità di immunizzazione a cui si va incontro utilizzando un vaccino ad mRna, che a noi interessa».
Su questo è arrivato un commento di Alessandro Beux, presidente Fno Tsrm e Pstrp. Nella vaccinazione AstraZeneca sono inclusi, infatti, anche molti professionisti socio-sanitari. «Nei mesi scorsi – ha detto a Sanità Informazione – abbiamo chiesto al ministro di prevedere una copertura vaccinale per tutti i professionisti socio-sanitari, andando al di là di quanto indicato dal Piano strategico, che tra le categorie prioritarie include i soli dipendenti del pubblico e del privato convenzionato. Tale richiesta, che ha trovato subito il sostegno del ministro, ha determinato in quasi tutte le Regioni la possibilità di vaccinarsi anche per i dipendenti del privato puro e per i liberi professionisti. La stessa equità di trattamento deve ora essere garantita nei confronti del vaccino somministrato, pertanto, confidando nella responsabilità delle istituzioni di riferimento, auspichiamo che a tutti gli operatori socio-sanitari sia assicurato quello coi massimi livelli di copertura»
E intanto i tempi si allungano, ma i libero professionisti continuano a lavorare esposti al rischio. «Lavoriamo e non sappiamo come né se verremo chiamati. Non abbiamo un programma perché a tutti gli effetti non ne facciamo parte. Siamo dei fantasmi completamente esclusi, mentre è chiaro che i vaccini siano stati erogati anche a figure meno esposte di noi. Per esempio psicologi, volontari, fisioterapisti, dipendenti di ditte che afferiscono agli ospedali», e il richiamo della dottoressa Colecchia è condiviso da tutti i colleghi nella stessa situazione.
Sembra quasi che si parli di «medici di serie A e di serie B». Un definizione che aumenta la frustrazione di questi professionisti dimenticati, nonché l’indignazione di non poter essere utile come vorrebbero. «Io sono un medico del lavoro – racconta Collecchia – ogni giorno visito almeno 20 persone nelle aziende. Mi chiedono sempre se sono vaccinata e dover rispondere di no è molto triste». La dottoressa ricorda anche la recente proposta di fare in futuro dei medici del lavoro i vaccinatori nelle aziende e commenta: «Come se nemmeno noi lo siamo?».
Il gruppo Facebook riunisce libero professionisti da tutta Italia. Insieme con post e notizie, richieste ad associazioni e sindacati monitorano l’evolvere della situazione nelle singole regioni. Andamenti estremamente eterogenei che «non fanno che allungare i tempi di uscita dalla pandemia». «Non vogliamo elemosinare quello che è un nostro diritto» rimarca Colecchia.
Di fronte ai tanti amministrativi e personale non-sanitario già vaccinati, le mancanze verso le altre professioni sanitarie sembrano ancora più grandi. Per alcuni l’attesa è ancora lunga e non si sono comunicazioni ufficiali su quanto durerà. E allora, si chiede la dottoressa Collecchia: «A cosa serve applaudirci e dire che siamo eroi se non ci viene permesso di fare il nostro lavoro?».
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