Da Agenas e Foce arriva il “Documento di indirizzo e di raccomandazioni per garantire la continuità di cura dei pazienti oncologici, cardiologici ed ematologici”. L’oncologo e presidente Foce Cognetti: «Le conseguenze della pandemia sui pazienti oncologici si vedranno solo tra qualche anno, ma nel 2020 già registrato un aumento del 42% della mortalità cardiovascolare»
Un peggioramento degli indicatori relativi all’infarto, un aumento della mortalità ospedaliera per questa patologia anche a causa del rallentamento dell’afflusso alle UTIC nella prima fase della pandemia. In ambito oncologico, ritardi e rinvii di interventi chirurgici, rallentamento dei programmi di screening e riduzione delle visite di controllo dei pazienti in follow-up. È quanto riportano la Società Italiana di cardiologia, la European Society of Cardiology, l’Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani e l’Associazione italiana di Oncologia Medica -AIOM.
Ma come affrontare le ripercussioni del Covid-19 sui pazienti affetti da patologie oncologiche, oncoematologiche e cardiologiche? Una risposta arriva dal Documento di indirizzo e di raccomandazioni per garantire la continuità di cura elaborato da Agenas con la Federazione degli Oncologi, Cardiologi ed Ematologi (FOCE) e la Segreteria Tecnica del Ministero della Salute.
«L’attuale fase epidemica – si legge nel documento – richiede un profondo cambiamento da un punto di vista organizzativo dell’offerta assistenziale da parte dei servizi sanitari delle Regioni e P.A., per assicurare che vengano erogati i servizi in maniera appropriata e di qualità».
Il testo prevede una serie di indicazioni per le Istituzioni e azioni atte ad assicurare la continuità di cure: dai percorsi dedicati alla piena ripresa degli screening oncologici, dal rafforzamento dell’emergenza cardiologica al fabbisogno di personale, con l’obiettivo di riorganizzare la Medicina del territorio e di Comunità e diffondere l’uso della telemedicina in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale.
«Durante la pandemia – spiega Francesco Cognetti, Professore di Oncologia Medica della Sapienza di Roma e presidente Foce (Federazione degli Oncologi, Cardiologi ed Ematologi) – molti interventi chirurgici per tumore maligno, anche se non urgenti, sono stati cancellati o ritardati per effetto dell’intasamento degli ospedali. Ancora oggi, dopo mesi – precisa a Sanità Informazione – c’è un rallentamento nella ripresa delle attività perché le terapie intensive sono piene di pazienti Covid e i pazienti oncologici devono attendere. Inoltre, sono stati bloccati gli screening e questo significa diagnosi tardive e trovare malattie in una fase più avanzata di cui, purtroppo, ci accorgeremo tra qualche anno, quando assisteremo a un importante aumento della mortalità».
C’è il rischio di annientare tutti gli sforzi fatti in questi anni che hanno permesso di ottenere grandi risultati. «I progressi raggiunti negli ultimi vent’anni potrebbero essere vanificati – aggiunge preoccupato Cognetti -. Bisogna intervenire al più presto con riforme strutturali e organizzative del SSN a livello ospedaliero e territoriale».
«Mi auguro che questo documento possa essere recepito ed applicato dalle regioni: di fatto la gestione della sanità è in mano a loro – puntualizza il presidente Cognetti –. È necessario potenziare e rafforzare gli ospedali: abbiamo un numero di posti letto di degenza ordinaria assolutamente inadeguato, molto più basso rispetto agli altri paesi europei. Si assiste anche alla chiusura di alcuni reparti che ospitano pazienti oncologici o cardiologici. Sebbene i posti letto in terapia intensiva siano stati aumentati, non si arriva ancora a raggiungere la media europea, soprattutto se pensiamo alla Germania, l’Inghilterra e la Francia. Questo comporta un deficit di assistenza nei confronti dei pazienti non Covid» precisa.
C’è da ricordare, inoltre, che in Europa, nel 2020, si è registrato un aumento di decessi – indipendentemente dalle cause – rispetto agli anni precedenti; questi dati sono utili per valutare gli effetti diretti e indiretti della pandemia da Covid-19. «Noi siamo al 42% di mortalità aggiuntiva per altre patologie e si riferisce soltanto alla mortalità cardiovascolare perché quella oncologica è troppo presto per valutarla, ci vorrà qualche tempo. È un dato terribile» conclude il presidente Foce.
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