Al Congresso del Clinical Update in Endocrinologia e Metabolismo si è parlato di disturbi ormonali e malattie tiroidee. «La leptina umana ricombinata e questo ormone è in grado di porre, almeno in gran parte, argine a questo difetto della leptina endogena e migliorare sia la tolleranza che la qualità di vita dei pazienti e le complicanze soprattutto cardiovascolari» sottolinea il Professor Andrea Giustina a Sanità Informazione
Si chiamano Berardinelli, Lawrence e Barraquer Simmons dal nome dei loro scopritori: sono disturbi ormonali facenti parte della sindrome lipodistrofica. Di questo e di molte altre patologie, dalle malattie tiroidee a quelle riproduttive fino alle metaboliche e alle ossee, si è parlato al Congresso annuale del CUEM, Clinical Update in Endocrinologia e Metabolismo al San Raffaele di Milano. Un appuntamento che ha voluto accendere i riflettori sul problema della salute ormonale che, nonostante sia un tema di interesse per il 99 per cento della popolazione, in realtà è ancora un ambito poco dibattuto che merita grande attenzione come ha sottolineato il presidente del CUEM, il Professor Andrea Giustina: «Le lipodistrofie sono un gruppo di malattie metaboliche legate ad una patologia del grasso corporeo. Di solito quando parliamo di grasso corporeo, parliamo di eccesso di grasso corporeo, qui invece parliamo di una patologia geneticamente determinata che prevede una diminuzione, fino alla scomparsa del grasso corporeo. Questa scomparsa, per lo meno in molte zone del corpo, è un problema di tipo endocrino ormonale, perché il tessuto adiposo è responsabile di produrre e sintetizzare un ormone che si chiama leptina. L’assenza di questa sostanza causa tutta una serie di problematiche nella redistribuzione del muscolo e della tolleranza che l’organismo mal sopporta. Questo concatenarsi di cause porta a disturbi metabolici soprattutto iperglicemia, ma anche una serie di complicanze che sono soprattutto di tipo cardiovascolare».
In questo caso come deve essere trattata questa sindrome e soprattutto quali sono le novità in questo ambito?
«Fondamentalmente. Fino a pochissimi anni fa non avevamo la possibilità di fare nulla, però da qualche anno c’è a disposizione la leptina umana ricombinata e questo ormone è in grado di porre, almeno in gran parte, argine a questo difetto della leptina endogena e migliorare sia la tolleranza che la qualità di vita dei pazienti e le complicanze soprattutto cardiovascolari. Nelle forme generalizzate questo ormone si è dimostrato assolutamente efficace e speriamo di averlo a disposizione in Italia tra poco».