In legge di Bilancio previsti 350 milioni di euro per contrastare le lunghe attese. La neurologa Cinque Stelle annuncia: «Con Dl Fiscale altri fondi per la digitalizzazione»
Sono una delle principali cause di malcontento dei cittadini nei confronti della sanità pubblica italiana. Parliamo delle liste di attesa che negli ultimi anni hanno raggiunto, soprattutto in alcune regioni, lunghezze tali da costringere gli utenti a rivolgersi all’intramoenia o al privato, con un notevole aumento della spesa sanitaria privata. E spesso sono anche uno dei fattori che, alimentando il disagio dell’utenza, esaspera gli animi. Anche per questo nella legge di Bilancio in via di approvazione in Parlamento il tema è centrale: previsti nei prossimi tre anni 350 milioni di euro, che andranno soprattutto ad implementare il processo di digitalizzazione. E poi, con il nuovo Piano nazionale, si punterà a un sistema basato sulle classi di priorità, sia per le visite specialistiche che per i ricoveri. Ne abbiamo parlato con Fabiola Bologna, neurologa e deputato del Movimento Cinque Stelle: «Ora i direttori generali saranno valutati per i raggiungimenti degli obiettivi di Lea che passano anche attraverso le liste di attesa: questa è la vera rivoluzione», spiega l’onorevole a Sanità Informazione. Poi sottolinea un altro aspetto importante legato al tema delle aggressioni al personale sanitario: «Sicuramente il fatto di creare una sanità più vicina al cittadino, più trasparente e più aperta ci permetterà anche di riconquistare il rapporto medico-paziente che si è un po’ alterato in questi anni proprio a causa delle carenze».
Onorevole, nella legge di Bilancio c’è un importante provvedimento che aumenta i fondi per combattere le liste di attesa…
«Dopo 10 anni finalmente abbiamo un nuovo Piano nazionale contro le liste di attesa voluto fortemente dal Ministro e appoggiato qui in Parlamento con uno stanziamento di fondi importante, 350 milioni di euro. Innanzitutto il ministro Grillo vuole che le regioni, che ovviamente mantengono la loro autonomia, facciano in modo che i direttori generali siano valutati per i raggiungimenti degli obiettivi di Lea che passano anche attraverso le liste di attesa. Quindi in questo modo tutte le aziende saranno sollecitate a rispettare questo nuovo piano sulle liste di attesa. Resta al Ministero la cabina di regia: ci sarà un Osservatorio sulle liste d’attesa che permetterà al Ministero della Salute di tenere sotto controllo l’andamento di questo piano in modo da modificarlo negli anni, migliorarlo a seconda di quelle che saranno le criticità che verranno fuori. Secondo noi la vera rivoluzione è proprio il fatto che i direttori generali verranno valutati anche in base a questo. E’ un grosso stimolo: i pazienti aspettano da tempo le visite nei tempi giusti e questa è l’occasione per il cambiamento».
Una parte dei fondi andrà anche alla digitalizzazione. Perché è importante questa procedura?
«È importante per rendere il sistema più trasparente. Adesso ci sono delle mancanze da parte delle regioni che non si sono adeguate a questa digitalizzazione. Anche nel decreto che verrà dopo quello di Bilancio, quello delle Finanze, ci sarà un ulteriore finanziamento per incentivare l’informatizzazione dei CUP e anche per incentivare il personale a evolversi in questo senso. Quindi l’obiettivo è facilitare il cittadino dal punto di vista informatico per poter prenotare la visita e avere la certezza dell’appuntamento dell’orario e dell’attesa».
C’è un tema che si lega alle liste di attesa che è quello delle aggressioni ai medici. Risolvere questo problema potrebbe svelenire il clima e magari ridurre anche le aggressioni. Pochi giorni fa una dottoressa è stata aggredita fuori dall’ospedale di Crotone. Lei cosa ne pensa?
«Io ho fatto anche una interrogazione agli inizi della legislatura sul discorso della violenza contro i sanitari. Sicuramente parte della colpa è proprio il fatto che i cittadini sono stanchi di aspettare e ovviamente se la prendono con quelli che sono più vicini, in questo caso medici e infermieri che approcciano questi malati. Sicuramente snellire, migliorare, modernizzare il nostro approccio con i pazienti aiuterà. Su questo si dovrà fare un lavoro a 360 gradi di rivalutazione anche del ruolo del medico, del paziente, la gestione della sicurezza di certi ambulatori dove i medici sono lasciati da soli. Sicuramente il fatto di creare una sanità più vicina al cittadino, più trasparente e più aperta ci permetterà anche di riconquistare il rapporto medico-paziente che si è un po’ alterato in questi anni proprio a causa delle carenze».