I Carabinieri dei Nas, di concerto con il Ministero della Salute, tra i mesi di luglio ed agosto, hanno effettuato un’intensa attività di controllo, su tutto il territorio nazionale, per verificare la corretta gestione delle liste di attesa per visite specialistiche ed esami diagnostici in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale
Oltre venti medici segnalati alle autorità competenti per aver favorito conoscenti e pazienti “privati” e più di mille liste di attesa nel mirino degli inquirenti per superamento delle tempistiche imposte dalle linee guida del Piano nazionale. Sono queste le principali irregolarità emerse da un’indagine condotta dai Carabinieri dei Nas, di concerto con il Ministero della Salute, tra i mesi di luglio ed agosto. I Nas hanno effettuato un’intensa attività di controllo, su tutto il territorio nazionale, per verificare la corretta gestione delle liste di attesa per visite specialistiche ed esami diagnostici in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale.
Sotto la lente dei Carabinieri sono finiti presidi ospedalieri, ambulatori delle aziende sanitarie, Istituti di Ricovero e Cura a carattere scientifico, enti privati accreditati, per un totale di 1.364 strutture e 3.884 liste e agende di prenotazione. Alla fine delle indagini, 26 professionisti, tra medici e infermieri, sono stati segnalati all’Autorità giudiziaria perché ritenuti responsabili di reati di falsità ideologica e materiale, truffa aggravata, peculato ed interruzione di pubblico servizio.
La fotografia scattata dai Nas, purtroppo, non sorprende: si tratta di una situazione non nuova e che conferma gli ultimi dati del Rapporto annuale di Cittadinanzattiva sulla sanità. Le segnalazioni dei cittadini raccontano di attese fino a 2 anni per una mammografia di screening, o di 3 mesi per un intervento per tumore all’utero che andava effettuato entro un mese, 2 mesi per una visita specialistica ginecologica urgente da fissare entro 72 ore. «Il blitz dei Nas ci dimostra che, nonostante il Piano Nazionale di Governo delle liste di attesa e i fondi stanziati ad hoc per ridurre le liste di attesa, siamo molto lontani dall’aver migliorato la situazione – commenta Anna Lisa Mandorino, Segretaria generale di Cittadinanzattiva che a maggio ha dato il via alla campagna “Urgenza Sanità” . Ci sono molte cause che alimentano il fenomeno: alcune di natura organizzativa, ad esempio la carenza di personale, altri sono veri e propri reati come la sospensione delle prenotazioni, il cosiddetto problema delle liste bloccate. Questi vanno prevenuti e affrontati con tutti gli strumenti a disposizione per ripristinare il diritto alla salute dei cittadini e garantire la sostenibilità del nostro Servizio Sanitario Nazionale».
A Milano, Torino, Perugia e Catania i casi più rivelanti, dove nove medici avrebbero favorito conoscenti e propri pazienti privati, stravolgendo le liste d’attesa e eludendo le classi di priorità. Il Nas di Reggio Calabria, invece, ha deferito, per l’ipotesi di peculato, tre medici di aziende sanitarie per aver prestato fraudolentemente servizio presso un poliambulatorio privato, sebbene contrattualizzati in regime esclusivo con le aziende sanitarie pubbliche. Il Nas di Perugia ha scovato un medico radiologo mentre svolgeva attività privata presso un altro ospedale, pur trovandosi in malattia, e due infermieri che svolgevano esami ematici a favore di privati, attestando falsi ricoveri.
Sono oltre 3 mila 800 le agende ispezionate: nel 29%e dei casi sono state riscontrare situazioni di affanno nella gestione delle liste di attesa e nel superamento delle tempistiche imposte dalle linee guida del Piano nazionale. Tra le cause più frequenti degli sforamenti delle tempistiche sono state accertate, su 761 agende, carenze funzionali ed organizzative dei presidi ospedalieri e degli ambulatori, diffusa carenza di personale medico e tecnici specializzati che, unitamente alla mancanza di adeguati stanziamenti ed attrezzature, ha determinato il rallentamento dell’esecuzione di prestazioni sanitarie. Tale slittamento si ripercuote anche nel mancato rispetto delle classi di priorità (urgente, breve e differibile) ricollocate, in 138 casi, in tempistiche entro i 120 giorni (programmabili), non compatibili con i criteri di precedenza ed urgenza.
Cittadinanzattiva, con il suo Report, aveva denunciato anche disfunzioni nei servizi di accesso e prenotazione, ad esempio determinati dal mancato rispetto dei codici di priorità, difficoltà a contattare il Cup, impossibilità a prenotare per liste d’attesa bloccate o sospese. Anomalie confermate anche dai Nas che, in 195 situazioni, hanno riscontrato la sospensione o la chiusura delle agende di prenotazione, in parte condotte con procedure non consentite oppure determinate dalla carenza o assenza di operatori senza prevederne la sostituzione. Ne sono un esempio i casi di Palermo, Reggio Calabria, Latina e Udine dove 14 dirigenti e medici sono stati ritenuti responsabili del reato di interruzione di pubblico servizio, per aver arbitrariamente chiuso in modo ingiustificato le agende di prenotazione a luglio-agosto. Senza alcuna autorizzazione avrebbero posticipato le prestazioni diagnostiche, così da consentire al personale di poter fruire delle ferie estive o svolgere, indebitamente, attività in regime privato a pagamento.
«Per aggredire il problema delle liste di attesa – aggiunge Mandorino – occorre investire sulle risorse umane e tecniche e ampliare gli orari di apertura al pubblico degli ambulatori. Mettere in rete nei Cup le agende di prenotazione di tutte le strutture sanitarie pubbliche e private convenzionate, per favorire una migliore programmazione e trasparenza dei tempi di attesa. Bloccare, a livello regionale – conclude la segretaria generale di Cittadinanzattiva – le prestazioni in intramoenia laddove superino nel numero quelle erogate nel canale pubblico, come già previsto dallo stesso Piano Nazionale di Governo delle liste di attesa 2019-2021».
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