In vista della scadenza dell’obbligo di indossare la mascherina negli ospedali e nelle strutture sanitarie italiane, fissata per il 30 aprile, la scienza ragiona su vantaggi e benefici. Dal Regno Unito arriva una nuova ricerca: «Nessuna differenza significativa» sui tassi di trasmissione di Covid-19 negli ospedali
In vista della scadenza dell’obbligo di indossare la mascherina negli ospedali e in tutte le strutture sanitarie in Italia, dal Regno Unito arriva una nuova ricerca che prova a rispondere ai timori di molti legati alla fine di una delle ultime misure anti-Covid rimaste. Lo studio del St George’s Hospital di Londra ha concluso che le mascherine non hanno fatto «nessuna differenza significativa» sui tassi di trasmissione di Covid-19 negli ospedali. Quando infatti nel Regno Unito è stato rimosso l’obbligo nelle strutture sanitarie durante l’ondata di Omicron, le infezioni non sono aumentate. La ricerca sarà presentata alla fine di questo mese al Congresso europeo di microbiologia clinica e malattie infettive a Copenaghen, in Danimarca
Tuttavia, i ricercatori precisano che le loro conclusioni non significano che le mascherine siano «prive di valore», ma che servirebbero sull’argomento politiche «razionali e proporzionate» negli ospedali durante le future riacutizzazioni di Covid perché i benefici sono «nella migliore delle ipotesi, modesti». Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori del St George’s Hospital hanno analizzato i dati raccolti regolarmente sul controllo delle infezioni per un periodo di 40 settimane, tra il 4 dicembre 2021 e il 10 settembre 2022. Lo studio è stato quindi condotto sui dati raccolti tra la prima settimana in cui Omicron è diventata la variante Covid dominante e la settimana in cui i test di screening «universali» sono stati eliminati per i pazienti ammessi in ospedale.
Durante la prima fase dello studio, dal 4 dicembre 2021 al 1 giugno 2022, tutto il personale sanitario e i visitatori dovevano indossare mascherine sia nelle aree cliniche che in quelle non cliniche. Nella seconda fase, l’obbligo è stato rimosso e le decisioni sulla politica delle mascherine sono state affidate ai singoli ospedali. I reparti ad alto rischio, compresi quelli che curano i malati di cancro e le unità di terapia intensiva, hanno mantenuto l’obbligo della mascherina. Ebbene, dall’analisi dei contagi i ricercatori hanno scoperto che la rimozione dell’obbligo di indossare la mascherina in ospedale nella fase due non ha prodotto un «cambiamento statisticamente significativo» nel tasso di infezione da Covid acquisita in ospedale e non è stato neanche osservato «un effetto ritardato». Nonostante tutto questo sia avvenuto in un momento in cui la trasmissione del virus ha avuto un picco all’interno della comunità. Nei reparti ad alto rischio, che hanno continuato a indossare le mascherine, «non hanno riscontrato cambiamenti immediati o ritardati nel tasso di infezione».
Sull’efficacia delle mascherine sono stati diffusi messaggi contrastanti sin dall’inizio della pandemia. Gli studi non sono riusciti a dimostrare in modo definitivo che prevenissero il Covid. A febbraio, una delle meta-analisi più complete mai condotte sull’argomento, da parte del Cochrane Institute, ha rivelato che le mascherine facevano «poca o nessuna differenza» per l’infezione da Covid o i tassi di mortalità. L’ultimo studio britannico sembra darle ragione. Tuttavia, la ricerca presenta una serie di limiti, tra cui l’impossibilità di determinare i tassi di infezione del personale sanitario e di valutare l’aderenza all’obbligo di indossare la mascherina. «Il nostro studio non ha trovato prove che l’obbligo della mascherina al personale sanitario influisca sul tasso di infezione da Sars-CoV-2 ospedaliero con la variante Omicron», dice Ben Patterson, autore principale dello studio. «Questo non significa che le mascherine non abbiano valore contro Omicron, ma che il loro vantaggio nel mondo reale se isolate sembra essere, nella migliore delle ipotesi, modesto in un contesto sanitario».
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