Intervista all’Assessore alla sanità Letizia Moratti: «Ecco la ricetta dell’inversione di marcia nella campagna vaccinale. Ora puntiamo su territorio e telemedicina»
Dalle critiche agli elogi. Regione Lombardia in pochi mesi ha conquistato la leadership nelle vaccinazioni con oltre cinque milioni e mezzo di dosi somministrate e ha creato un modello di hub efficiente con l’aiuto di Fondazione Fiera e Politecnico di Milano. Nel dopo Covid si profila invece più spazio per la medicina territoriale e la telemedicina, mentre si progetta il centro per la ricerca sulle malattie infettive. Ne abbiamo parlato con l’assessore alla sanità e vicepresidente di Regione Lombardia Letizia Moratti.
«Questo modello di hub vaccinali permette di essere molto efficienti ed efficaci e di ottimizzare i tempi di attesa, l’utilizzo del personale e la logistica, ed è estremamente sicuro» analizza l’assessore Moratti, subentrata lo scorso mese di gennaio per rimettere in sesto la sanità lombarda al centro di pesanti polemiche.
«Un secondo elemento che ha permesso un miglioramento è stata la decisione di cambiare il sistema di prenotazione: dalla piattaforma Aria, partecipata di Regione Lombardia, si è passati al sistema di Poste Italiane che, lavorando in Cloud, è in grado di gestire in maniera più flessibile una quantità di dati estremamente significativa, dare un’opportunità di scelta sulle date e, tramite la geolocalizzazione, consentire di inviare le persone al centro più vicino».
Una scelta che è risultata vincente. «Devo dire che ha contribuito anche l’organizzazione data dal nuovo commissario, il generale Figliuolo, con un piano più semplice. Naturalmente un fattore determinante è stato anche l’impegno di tutti gli operatori: medici, infermieri e volontari che, dopo un anno e mezzo così faticoso e difficile, hanno dato un contributo non solo in termini di professionalità, ma anche di attenzione alle insicurezze e alle paure delle persone. Questo è stato determinante. Tanti ingredienti che hanno permesso di migliorare, senza dimenticare la voglia di riscatto e l’orgoglio lombardo».
Numeri alla mano oggi sono 85 mila le vaccinazioni giornaliere in Regione Lombardia, il 61% dei lombardi ha aderito alla campagna vaccinale, (il 96% degli ultraottantenni, l’89% dei settantenni, l’84% dei sessantenni, il 78% dei cinquantenni e il 63% dei quarantenni) mentre nelle ultime ore sono partite le prenotazioni per i trentenni e il 2 giugno sarà la volta della fascia 16-29 anni.
Risultati che possono essere ancora migliorati, come ha puntualizzato l’assessore Moratti: «La nuova programmazione consente di arrivare fino a 100 mila vaccinazioni al giorno, perciò possiamo ipotizzare di concludere entro il 30 luglio. Sicuramente questo incremento di dosi ci aiuta. Potremmo arrivare fino a 140 mila dosi nei centri massivi, più altre 30 mila tra farmacie e aziende che possono vaccinare, però credo che già questa programmazione sia importante».
Un traguardo che andrà inevitabilmente ad impattare con le vacanze dei lombardi. Per questo la Regione ha messo a punto alcuni accorgimenti per non rallentare la campagna vaccinale.
«Abbiamo affrontato il tema in diversi modi – analizza l’assessore al Welfare -: un primo intervento è stato fatto per concentrare i vaccini al di fuori del periodo più critico che sono le due settimane centrali di agosto. Un’altra opportunità che diamo ai cittadini – tiene a precisare Moratti -, è di avere una finestra sull’applicazione di Poste in grado di mostrare le opportunità delle date delle prime dosi e delle seconde. In questo modo il cittadino può organizzarsi senza compromettere le ferie. Inoltre, stiamo lavorando su mandato della Conferenza Stato Regioni per permettere a chi ha la residenza altrove di effettuare nella propria Regione la seconda dose. Per quanto riguarda la vaccinazione nelle località di villeggiatura è necessario un accordo nazionale, quindi ci adegueremo a quelle che saranno le decisioni del commissario».
Superata la programmazione delle prossime tappe della campagna vaccinale, Letizia Moratti guarda avanti, al futuro di una sanità che deve migliorare la gestione territoriale. «L’emergenza ci ha insegnato la necessità di essere preparati a future pandemie, l’importanza della medicina del territorio e dell’assistenza a domicilio. Molte risorse del PNRR sono state infatti destinate al rafforzamento delle centrali operative territoriali, ai distretti e agli ospedali di comunità».
Regione Lombardia è comunque un’eccellenza nella sanità, come dimostra lo studio della Fondazione Sanità Futura che ha elaborato i dati del Piano Nazionale Esiti di A.Ge.Na.S e messo a confronto i risultati della rete sanitaria pubblica e privata lombarda con il sistema sanitario nazionale e con quello delle singole Regioni.
«Ha indicato la Lombardia come prima Regione in 34 indicatori su 42 – dichiara con orgoglio Moratti -. Sono valori che misurano la sopravvivenza e il miglioramento della vita del paziente».
La Lombardia come sistema sanitario regionale risulta 9 volte su 10 superiore rispetto alla media nazionale, confermando, a detta dell’assessore, il valore aggiunto dell’integrazione tra pubblico e privato. Tra le tante eccellenze Moratti ricorda il trattamento dell’infarto, dell’aneurisma, del tumore al polmone e al retto e dice: «Continueremo ad investire perché la nostra sanità, pubblica e privata, possa essere un’eccellenza anche nella ricerca e cercheremo al tempo stesso di rafforzare la medicina territoriale con l’ausilio della telemedicina».
Meno ospedalizzazione e più cure a domicilio, dunque. Regione Lombardia per cambiare l’algoritmo e rendere performante le terapie si affida alla tecnologia con piattaforme di telemedicina sempre più innovative. «Sarà importante, come abbiamo visto durante questa esperienza Covid, rafforzare le piattaforme di telemedicina nella parte della televisita, del teleconsulto e della telemonitoraggio – spiega la vicepresidente della Regione -. Ad oggi ci sono piattaforme che funzionano bene con soddisfazione dei medici e degli utenti, cercheremo di migliorarle con modalità che avvicinino sempre più gli specialisti al paziente».
Per il futuro Letizia Moratti immagina un approccio One Health per coniugare salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente, «con una visione olistica per mettere in connessione dei mondi che forse fino ad ora sono rimasti separati».
«Vedo una medicina sempre di più orientata alle cure personalizzate e a nuove terapie: ai monoclonali, alla medicina biologica, a strumenti di diagnosi estremamente innovativi come la radiologia con i protoni».
In cantiere nell’era Moratti c’è già un grande progetto: far diventare Regione Lombardia il centro nazionale della ricerca sulle malattie infettive. «Un polo che sviluppi ricerca traslazionale e che ci aiuti ad essere sempre più preparati rispetto a possibili pandemie».
Un progetto a cui Letizia Moratti sta già lavorando con il professor Sergio Abrignani, immunologo del Policlinico di Milano e componente del comitato tecnico scientifico, e con il professor Andrea Gori, direttore di Unità Operativa Complessa e di Malattie infettive dell’Università degli Studi di Milano.
«L’idea è creare un centro nazionale che si sviluppi con una rete in grado di interfacciarsi con le eccellenze di altri Paesi. La Lombardia per dimensioni, scambi commerciali e valore economico ha tutte le caratteristiche per essere la sede di un centro di ricerca di questo livello. Ci auguriamo che il progetto possa trovare finanziamenti anche dal governo, magari nel PNRR», conclude.
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