Lo studio italiano, coordinato da Francesco Landi (Policlinico Gemelli) ha evidenziato una alterazione del metabolismo dell’arginina che stimola l’ossido nitrico da cui dipende la funzione immunitaria e vascolare
Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sono 65 milioni al mondo e 17 milioni in Europa le persone alle prese con il Long Covid. In particolare, la sindrome post Coronavirus è caratterizzata da “fatigue“, ovvero prolungata e invalidante spossatezza, associata a debolezza muscolare, insonnia e tachicardia. Una condizione che colpisce 1 persona su 3 vittima dell’infezione che sarebbe determinata da un deficit di arginina, un amminoacido prodotto naturalmente dall’organismo. A rivelarlo, una ricerca tutta italiana condotta da Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e Università Cattolica di Roma.
Lo studio, coordinato da Francesco Landi, direttore del dipartimento di Scienze dell’invecchiamento del Policlinico Gemelli di Roma, ha coinvolto 57 persone. 46 adulti con Long Covid e 11 persone senza sintomi che avevano avuto in precedenza una infezione da Sars-CoV-2. Nei pazienti, suddivisi per sesso ed età, è stata analizzata la spossatezza invalidante che caratterizza la fase post Covid. «La nostra ricerca è iniziata nel giugno 2020 quando abbiamo richiamato i pazienti che si erano infettati ed abbiamo riscontrato nel 50% dei casi una persistenza di sintomi della fase acuta, in particolare della stanchezza – rivela Landi -. Perciò, in assenza di terapie riconosciute, abbiamo cercato di sperimentare qualcosa che potesse essere plausibile da un punto di vista biologico».
Landi, già Past Presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG), prende per la prima volta in esame la fatigue e quel processo di alterazione biomolecolare che è alla base dell’estrema stanchezza legata alla sindrome post-Covid. Un lavoro che ora è in corso di pubblicazione sulla rivista International Journal of Molecular Sciences. «Abbiamo notato quanto fosse alta la percentuale di sarcopenia, ovvero perdita di massa muscolare nei soggetti con Long Covid» racconta. Lo studio ha evidenziato poi che nei pazienti con sindrome post – Covid si verifica una alterazione del metabolismo dell’arginina, che a sua volta stimola l’ossido nitrico, enzima chiave per la corretta funzione immunitaria e vascolare. «Prima di iniziare il trattamento abbiamo misurato la concentrazione di arginina nel sangue osservando livelli significativamente più bassi nei pazienti con Long Covid – sottolinea –. Per questo abbiamo pensato di riequilibrare i livelli di arginina che libera ossido nitrico; migliora l’immunità e protegge l’endotelio, la parte interna dei vasi che noi sappiamo essere una parte particolarmente compromessa nelle vasculiti generate dall’infezione da Sars-Cov-2».
«Nei vari tentativi di trattare questi pazienti, abbiamo chiesto aiuto alla nutraceutica, un approccio il più possibile naturale», fa notare Landi. I pazienti con Long Covid sono stati divisi in due gruppi: 23 hanno ricevuto il mix di arginina e vitamina C liposomiale e gli altri 23 un placebo. Entrambi per un periodo di 28 giorni. «Impiegando l’arginina in combinazione con la vitamina C, e aggiungendo antinfiammatori naturali come la bromelina e il succo di barbabietola abbiamo notato dei miglioramenti». Dopo otto settimane dal trattamento i livelli di arginina nel sangue risultano più alti «Non solo, abbiamo evidenziato più forza muscolare, migliore performance fisica e migliore velocità del cammino. Quindi oggi abbiamo capito che somministrando arginina si può correggere il valore nel sangue. Una prospettiva di trattamento e di supporto, tra l’altro, anche per i soggetti che ancora hanno il Covid», conclude.
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