Salute 27 Gennaio 2025 16:56

Long-Covid, il 60% dei pazienti finiti in ospedale ne patisce ancora i postumi

Il progetto scientifico Pascnet, attraverso una rilevazione basata sulla raccolta di dati clinici sistematici di oltre 1.200 pazienti, ha cercato di valutare l’impatto clinico del long Covid e, nello stesso tempo, di indagare le conseguenze che la pandemia di Covid-19 ha avuto sul SSN lombardo
di I.F.
Long-Covid, il 60% dei pazienti finiti in ospedale ne patisce ancora i postumi

Nonostante siano trascorsi cinque anni dall’inizio della pandemia di Covid-19 sono ancora tanti i pazienti che, in Italia, fanno i conti con i sintomi persistenti dovuti alla cosiddetta Pasc, acronimo di post-acute sequelae of SARS-CoV-2 infection. Circa sei pazienti su 10 ospedalizzati per Covid nelle fasi più acute della pandemia, ovvero nel 2020, presentano ancora sintomi, mentre nei casi meno gravi valutati dai Medici di Medicina Generale che non hanno richiesto un ricovero, il rapporto è di un caso ogni 10 pazienti. Tra gli effetti della pandemia di Covid-19 ci sono anche quelli indiretti sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN) che, alla fine del periodo pandemico, registrava ancora un calo ampio e persistente dell’assistenza ambulatoriale. Questi numeri sono il risultato del progetto scientifico Pascnet che, attraverso una rilevazione basata sulla raccolta di dati clinici sistematici di oltre 1.200 pazienti, ha cercato di valutare l’impatto clinico della Pasc e, nello stesso tempo, di indagare le conseguenze che la pandemia di Covid-19 ha avuto sul SSN lombardo.

Un approccio multidisciplinare

Coordinato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e finanziato dalla Fondazione Cariplo nell’ambito del bando “Networking, ricerca e formazione sulla sindrome Post-Covid’’, l’obiettivo di Pascnet è stato sia colmare tutte le lacune relative alla sindrome, sia migliorare la conoscenza delle caratteristiche cliniche, della prevalenza, dei fattori di rischio o dell’incidenza differenziale, grazie anche a una prospettiva epidemiologica, clinica e di salute pubblica. Lo studio si è avvalso del coinvolgimento di diversi attori del SSN lombardo, tra cui Agenzie di tutela della salute, Aziende socio-sanitarie territoriali (ASST), Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS), Medici di medicina generale (MMG), Agenzie di Tutela della Salute (ATS), Cooperative di Medici di Medicina Generale (IML) e Università. Un approccio multidisciplinare, quello adottato dal progetto Pascnet, che si è rivelato fondamentale sotto diversi punti d vista. “I risultati scientifici raggiunti contribuiranno a migliorare sia la diagnosi di Long Covid da parte dei medici, sia la presa in carico da parte del Servizio sanitario nazionale di tutti quei pazienti che, a distanza di tempo, soffrono dei sintomi legati alla sindrome Pasc”, osserva Claudio Lucifora, docente di Economia politica all’Università Cattolica del Sacro Cuore, dove dirige il Centro di Ricerca sul Lavoro “Carlo dell’Aringa” (Crilda), e coordinatore scientifico del progetto.

Lo studio

Lo studio epidemiologico ha analizzato l’impatto della pandemia di Covid-19 su una popolazione di circa 10 milioni di persone, il 45% delle quali con età superiore o uguale a 50 anni e con una prevalenza di malattie cardiache del 22% e, quindi, in grado di fornire una descrizione dettagliata e completa del suo impatto sulla popolazione residente in Lombardia da marzo 2020 a dicembre 2022. In particolare, l’analisi si è articolata, in primo luogo, con la creazione di un protocollo per la raccolta e il follow-up a lungo termine di dati clinici, e in secondo luogo, con la valutazione dell’impatto clinico della Pasc attraverso un’analisi di follow-up condotta su un campione di oltre 1.200 pazienti. I soggetti coinvolti nello studio sono stati arruolati dalle ASST in cui erano stati ospedalizzati e dai propri medici di medicina generale (MMG), e sono stati sottoposti a una serie di esami ambulatoriali o specialistici per stimare la prevalenza delle diverse componenti della Pasc a un anno o più dall’infezione.

I principali risultati

Ne è emerso che circa sei casi ogni 10 pazienti Covid ospedalizzati nelle fasi più acute della pandemia (2020) e un caso ogni 10 pazienti per i casi meno gravi valutati dai MMG, che non hanno richiesto un ricovero, hanno mostrato una considerevole prevalenza di sindrome post-Covid, con sintomi vari tra cui cefalee, insonnia, problemi respiratori, alterazioni metaboliche e sintomi neurologici. Tra i principali fattori di rischio per l’insorgenza della Pasc sono risultati determinanti l’età avanzata, la presenza di cronicità e/o comorbidità, nonché fumo e alcol. Bergamo è stata inizialmente tra le province lombarde più colpite, sperimentando in seguito una rapida stabilizzazione dei tassi di trasmissione e una riduzione delle ospedalizzazioni e della mortalità. “L’analisi territoriale funge da prezioso modello per la pianificazione della sanità pubblica in futuri scenari pandemici –  spiega il professor Lucifora -. Questi risultati forniscono prove essenziali per rafforzare la preparazione e la resilienza nei sistemi sanitari pubblici e supportano la creazione di modelli predittivi per la futura gestione e risposta alle epidemie. Lo studio dimostra l’utilità di dati sanitari dettagliati e stratificati a livello regionale per comprendere le dinamiche multiformi delle pandemie, sottolineando l’importanza di adattare le risposte alle variazioni demografiche, geografiche e virologiche”, aggiunge il coordinatore scientifico di Pascnet.

Altre evidenze scientifiche

La pandemia ha determinato anche notevoli interruzioni nell’erogazione di servizi sanitari. Sono aumentati i bisogni sanitari ‘insoddisfatti’ a causa delle restrizioni alla mobilità e delle politiche di distanziamento sociale, della paura del contagio e del sovraccarico delle strutture sanitarie. Criticità che il progetto Pascnet ha messo sotto la lente, indagando le conseguenze della pandemia di Covid-19 sull’assistenza ambulatoriale, dal suo scoppio fino agli anni post-pandemia più recenti. Ne è emerso un calo ampio e persistente dell’assistenza ambulatoriale, che ha riguardato soprattutto i soggetti più anziani e cronici, e le prestazioni di screening, di fatto riducendo l’assistenza primaria e le attività di prevenzione. I modelli di sanità pubblica stimano una perdita cumulativa e persistente nell’assistenza ambulatoriale di circa il 25 percento, con un ritardo accumulato di 4,5 mesi standard. I ritardi accumulati risultano aver contribuito alla congestione dei servizi sanitari anche dopo la fine della pandemia, a cui solo recentemente il decreto “liste di attesa” ha cercato di porre rimedio.

 

 

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