La scoperta del primario di cardiologia del Sacco, Maurizio Viecca viene adottata anche in America. «Nei pazienti dimessi importante sciogliere i trombi residui, a breve una piattaforma realizzata da Esa permetterà di monitorarli».
Dopo la terapia del plasma, il protocollo Viecca, altra scoperta lombarda contro il Covid, ha varcato i confini italiani per essere adottata in altri paesi, ultimo dei quali il Perù. A darne notizia l’ospedale Sacco di Milano che dopo mesi di studio, ieri ha presentato i risultati del protocollo che porta il nome del primario di Cardiologia, Maurizio Viecca, e che ha messo a punto una terapia a base di antiaggreganti e antinfiammatori per curare la trombosi da Covid. A lui il merito di aver capito, per primo, che ad uccidere i pazienti contagiati non era la polmonite interstiziale bilaterale, bensì una trombosi.
«È stato uno studio che ha richiesto la combinazione di più farmaci tra di loro – spiega Maurizio Viecca, primario di cardiologia dell’Ospedale Sacco di Milano – È un protocollo che nasce a seguito di una osservazione: quello che notai che mi fece riflettere era la rapidità con cui i pazienti passavano dalla terapia col casco, alla ventilazione più invasiva fino alla intubazione nel giro di poche ore. Non era possibile che una polmonite di tipo infiammatorio si aggravasse in così poco tempo. Quindi andai ad analizzare gli esami dei pazienti ricoverati in terapia intensiva e vidi che c’erano dei valori come il didimero – analisi che si fa per riscontrare le trombosi – molto alti. Significava che, oltre all’infiammazione, c’era in atto una trombosi».
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Quella rilevazione portò il professor Viecca a individuare una serie di farmaci in grado di sciogliere il trombo, mettendo a punto un protocollo e avviando una sperimentazione compassionevole interamente finanziata dalla sua fondazione. «Quel protocollo è composto da tre gruppi diversi di farmaci: la novità mai usata da nessuno è la combinazione di antiaggreganti cioè farmaci che fanno in modo che le piastrine non si uniscano a formare il trombo».
Individuata la causa e definita la cura, il professor Viecca nel presentare il suo protocollo, ha proposto il 27 marzo – giorno con il maggior numero di decessi da Covid – come giornata del ricordo delle vittime del coronavirus, e ha focalizzato l’attenzione sulle conseguenze che lascia il virus nell’organismo. Per questo ha messo a punto un protocollo a base di farmaci da somministrare ai pazienti dimessi che saranno monitorati attraverso una piattaforma in via di realizzazione.
«Questo nuovo protocollo – ha aggiunto – presenta aspirina più un anticoagulante per cercare di sciogliere i trombi residui nei pazienti dimessi. Il follow up domiciliare è estremamente importante e, per questo, l’agenzia spaziale Esa, partner scientifico del Sacco, sta realizzando una piattaforma con tutta una serie di sensori che permetteranno di tenere sotto controllo i pazienti».
Per l’assessore al welfare di regione Lombardia Giulio Gallera la terapia del plasma e il protocollo Viecca confermano il grande lavoro fatto negli ospedali lombardi per affrontare e vincere il coronavirus e respinge le critiche. «Abbiamo lavorato in questi mesi per arginare lo tsunami che ha colpito le persone più fragili a domicilio, nelle case di riposo e all’interno degli ospedali – sottolinea Gallera – Abbiamo riconvertito velocemente i nostri ospedali per accogliere il maggior numero possibile di persone e per salvare loro la vita. Ricordo che a febbraio siamo stati colti da questo virus di cui non sapevamo nulla, perché siamo stati la prima regione, nel mondo occidentale, ad essere colpita. Dal punto vista organizzativo abbiamo messo in campo le nostre capacità, portando i posti di terapia intensiva da settecento a milleottocento e i posti di pneumologia da mille a ottomila. Col passare del tempo, le critiche evidenziano la loro assoluta strumentalità come un attacco ad un sistema sanitario virtuoso e ad una regione che ha resistito come nessun’altra».
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