Il presidente dell’Accademia internazionale di ricerca di ossigeno-ozono terapia: «L’ozono è un potente antibatterico e antivirale. Con l’autoemoinfusione si inattiva il virus in modo del tutto naturale»
Potrebbe arrivare dall’ozonoterapia la risposta clinica più efficace nei pazienti con gravi crisi respiratorie che hanno contratto il Coronavirus. A confermarlo sono i risultati ottenuti dalla sperimentazione avviata a Udine: su 36 malati gravi con difficoltà respiratorie, uno solo è stato intubato, mentre per gli altri ripresa rapida e dimissione. Un risultato che non coglie di sorpresa il presidente dell’Accademia internazionale di ricerca di ossigeno-ozono terapia, il professor Dario Apuzzo, che, confortato dai dati scientifici, ci spiega perché questa pratica può essere vincente.
«In primis l’ozono è un potentissimo antibatterico e antivirale – spiega il professore in collegamento via Skype -. Teniamo presente che dopo 30 secondi di esposizione all’ozono di un virus su un vetrino, il 99% viene completamente disattivato, quindi c’è un’azione diretta sul virus. Questo significa che quanto prima si applica l’intervento con l’ossigeno-ozono terapia meglio è, perché una volta che il virus si è annidato all’interno delle cellule dei vari organi, in particolare del polmone, diventa più complicato, perché in un certo senso viene protetto dalla cellula stessa. Però anche in quel caso l’ozono agisce modulando il sistema immunitario del nostro organismo».
COME AGISCE: AZIONI DIRETTE E INDIRETTE
«Diciamo che l’ozono può dare azioni dirette e indirette – continua il professor Apuzzo -. Le prime sono sull’involucro, il cosiddetto capside: modificandolo, impedisce l’attaccamento alla cellula bersaglio; ma può anche penetrare all’interno del virus attraverso un processo di ossidazione e, modificandone il codice genetico, sostanzialmente inattivarlo».
«Se si rende inattivo un virus circolante – analizza il presidente dell’Accademia internazionale di ricerca di ossigeno-ozono terapia – questo potrebbe rappresentare un vero e proprio vaccino immunogenico, ovvero potrebbe stimolare una risposta immunitaria. Quindi, mettendo insieme l’azione diretta sul virus, quella indiretta, attraverso una stimolazione di tutti i meccanismi che consentono all’organismo di difendersi da attacchi esterni, e l’azione antinfiammatoria unitamente ad un’azione di maggior ossidazione del tessuto, sostanzialmente abbiamo in mano un farmaco potentissimo, che in realtà non è un farmaco perché è solo ossigeno».
AUTOEMOTERAPIA
«La formula utilizzata è ossigeno e ozono nella misura di un cinquanta per mille di ozono rispetto all’ossigeno, quindi è comunque una miscela completamente naturale. Attraverso studi scientifici è stata validata la formula e l’efficacia sull’organismo. Il nostro protocollo – aggiunge Apuzzo – prevede un utilizzo in una modalità detta grande autoemoterapia. È un’infusione del proprio sangue che sostanzialmente viene prima ossigenato e ozonizzato, poi re-infuso in una quantità minima. Si parla di 200 ml che vengono ozonizzati in un macchinario a circuito chiuso, quindi non c’è alcun tipo di rischio perché il sangue prelevato finisce in una boccia, il macchinario mette l’ozono regolato dal medico che effettua la terapia e poi re-infuso come una normalissima flebo. Ciò che conta è il protocollo, noi ne abbiamo messo a punto uno che vogliamo testare su un maggior numero possibile di pazienti. I primi risultati sembrano molto incoraggianti. Non chiediamo di sospendere la terapia di base antivirale, ma di aggiungere l’ozonoterapia, perché riteniamo che possa completamente accelerare i processi di difesa del nostro organismo», conclude.
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