La proposta del vicepresidente della FNOMCeO Giovanni Leoni: «Bisogna avere un comitato scientifico che validi le persone che parlano al pubblico»
Combattere le fake news diffuse sul web e che ogni giorno compromettono la fiducia dei pazienti verso i professionisti della sanità. È questo uno degli obiettivi che si pone la FNOMCeO, la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri. Una lotta alla disinformazione che ha trovato il suo spazio anche in occasione del CICAP Fest, il Festival della Scienza e della Curiosità che si è svolto nei giorni scorsi a Padova. Tra i relatori, anche il vicepresidente della FNOMCeO Giovanni Leoni, con il quale Sanità Informazione ha approfondito il tema del contrasto alle cosiddette “bufale del web”.
Presidente, il suo intervento al CICAP Fest si è focalizzato sulla libertà di disinformazione, di cosa si tratta?
«I nuovi sistemi di comunicazione, come Internet ma anche le reti televisive, offrono a soggetti che non sono validati adeguatamente la possibilità di mettersi in comunicazione con il pubblico. Nascono anche così le fake news, alla cui base molte volte c’è un interesse commerciale. Come Federazione abbiamo quindi fatto un’azione di contrasto, raccogliendo i migliori talenti al livello scientifico nazionale e mettendo in opera un sito “Dottore… ma è vero che?”, in cui il cittadino comune può trovare delle risposte con basi scientifiche a quelli che sono i quesiti più diffusi, sia con riferimento biografico più semplice sia con riferimento biografico più profondo destinato ai professionisti del settore. Questo sicuramente è stato un evento molto particolare, perché non c’erano dei siti di riferimento a livello nazionale. L’utenza pubblica era bombardata da altri tipi di notizie, e quindi bisognava mettere in campo un’azione di contrasto in cui i professionisti della salute potessero esprimere le proprie opinioni».
Un fenomeno, quello delle fake news, pericoloso in ogni ambito, ma in particolar modo quando si parla di salute…
«L’anno scorso abbiamo anche fatto una campagna, partita da Bari ma poi diffusa nel resto d’Italia, con dei cartelloni per attirare l’opinione pubblica. Tutti quanti abbiamo contribuito alla sua diffusione anche su Internet, un mezzo di comunicazione molto importante per quanto riguarda la fascia di età più giovane, mentre gli anziani ancora hanno come via di comunicazione preferita la televisione. Per questo la televisione pubblica, ma soprattutto le televisioni private, hanno delle enormi responsabilità. Bisogna avere un comitato scientifico che validi le persone che parlano al pubblico e di quello di cui parlano. Altrimenti i falsi messaggi che possono passare possono avere delle ricadute estremamente pesanti per l’utenza. La medicina generale, per quanto riguarda poi la comunicazione caso per caso, resta semplicemente il primo baluardo, il primo mezzo di comunicazione medico-cittadino personalizzato, secondo la capacità ricettiva del paziente e la capacità professionale del medico».
In che modo questa facilità di accesso all’informazione scientifica, anche se di fatto spesso scientifica non è, ha impattato sul rapporto medico-paziente?
«Il medico con il paziente ha un rapporto personalizzato in cui il medico deve mettersi in relazione su quello che è il grado di comprensione del suo interlocutore. Naturalmente però il paziente adesso ha molte fonti di informazione e quindi bisogna capire dove sta la verità. A questo punto, se vengono forniti dai mezzi di informazione massicci messaggi promozionali con interesse commerciale e non scientifico, il lavoro del medico diventa più difficile, perché deve riuscire a riportare su quella che è la base scientifica un’influenza su base propagandistica pubblicitaria con dei messaggi focalizzati e molto personalizzati per l’utenza, perché studiati su base commerciale».