A rischio over 60 e diabetici. L’esperto «Liste d’attesa troppo lunghe, così si rischia una scarsa aderenza alla terapia. Per una migliore gestione dei pazienti con maculopatia, necessaria una presa in carico multidisciplinare»
Cresce il numero di pazienti over 60 e diabetici costretti a fare i conti con la maculopatia, la malattia della macula, ovvero la parte centrale della retina dell’occhio, che consente di definire i dettagli, di leggere, scrivere e di essere autosufficiente in ogni atto della vita quotidiana. Si tratta di una patologia silente, misconosciuta e invalidante. Per questo il Comitato Macula, prima associazione di pazienti in Italia, nata nel 2020, promuove programmi di prevenzione, di diagnosi precoce e di gestione del paziente che deve essere sottoposto a terapia iniettiva intraoculare, laser o chirurgica.
Quando la maculopatia è legata all’avanzare dell’età si parla di AMD (degenerazione maculare) e può presentarsi in due forme: secca e neo-vascolare. «La degenerazione maculare secca riguarda l’80% dei casi e consiste in un assottigliamento della retina – spiega Danilo Mazzacane, Presidente GOAL Gruppo Oculisti Ambulatoriali Liberi -. La forma più grave, che interessa circa il 20% dei casi è neo-vascolare, detta anche umida. In questo caso la malattia è dovuta a una proliferazione dei vasi sanguigni sotto la macula che causa gonfiore. Ha un decorso più rapido e porta all’insorgenza di punti oscuri nella visione con l’offuscamento e la distorsione di forme e colori».
Diversi i fattori di rischio: oltre all’età che rappresenta la prima causa di insorgenza della maculopatia, esiste una predisposizione genetica in particolare in soggetti di etnia bianca e sesso femminile. «Uno stile di vita corretto può aiutare ad evitare la comparsa della malattia – sottolinea il Presidente di GOAL -. Quindi è bene evitare il fumo, un eccesso di alcol, e una dieta squilibrata». Simile negli effetti, ma diverso per causa è l’edema maculare diabetico (DME). «In questo caso il fattore scatenante è il diabete e l’insorgenza della malattia può avvenire in qualsiasi età», aggiunge Mazzacane.
In Italia la fascia di età più colpita è tra i 65 e i 69 anni e tra gli over 85. Ad essere più a rischio sono i soggetti con familiarità, per questo è fondamentale la prevenzione. «La guarigione definitiva non esiste- rimarca l’esperto – la ricerca in ambito genetico sta facendo importanti progressi, ma ad oggi i farmaci sono in grado solo di rallentare il decorso della malattia. Sono antivegf o a base di cortisone e vengono iniettati direttamente nella retina». Si tratta di cicli di iniezioni intravitreali che bloccano il fattore di crescita dell’endotelio vascolare. È importante, dunque, una pronta diagnosi per una veloce terapia. Per questo è opportuno sottoporsi a periodiche visite oculistiche, e nel caso di pazienti diabetici è bene rivolgersi agli specialisti per effettuare una tomografia a coerenza ottica che permette di esaminare la macula e riscontrare eventuali alterazioni in una fase iniziale. «Spesso capita che facendo un esame del fondo oculare sia lo stesso oculista a riscontrare i segnali di una retinopatia diabetica, quando ancora il paziente non sa di essere diabetico – evidenzia Mazzacane -. Per questo è opportuna una presa in carico multidisciplinare del paziente».
Chi ha predisposizione genetica per familiarità o è diabetico, può fare una prima diagnosi con il test di Amsler. Si tratta di un reticolo a righe verticali e orizzontali utile per controllare in modo semplice il proprio campo visivo centrale. Scaricabile direttamente dal sito della Fondazione Macula, (Griglia di Amsler – Fondazione Macula) il foglio a righe verticali e orizzontali si presenta con un punto nero al centro. Per eseguire il test è sufficiente mettere gli occhiali da lettura e tenere il foglio a distanza da 30 a 45 cm, coprire un occhio e guardare al centro del foglio direttamente nel punto nero con l’occhio scoperto; quindi, bisogna ripetere l’operazione con l’altro occhio. Se le righe appaiono distorte, sfuocate o scure è opportuno rivolgersi al più presto allo specialista. «La griglia è uno strumento di diagnostica molto utile – dice il presidente di GOAL -. Aiuta a rilevare difetti visivi causati da imperfezioni della retina, in particolare della macula, del nervo ottico e della trasmissione degli impulsi visivi al cervello. Dopodiché l’oculista esaminerà il paziente utilizzando strumenti diagnostici più fini per arrivare alla diagnosi».
Il problema principale che genera la maculopatia è la scarsa aderenza terapeutica per questioni economiche che inevitabilmente condiziona la vita del paziente. I farmaci attualmente in commercio infatti sono di due tipi: off label e on label. I primi devono essere iniettati una volta al mese ed hanno un costo di circa 80 euro cadauno, mentre i secondi hanno una maggiore aderenza terapeutica e quindi si possono somministrare ogni tre mesi, ma costano circa 400 euro. Un differente costo che ne condiziona l’approccio perché il Sistema Sanitario mette a disposizione la terapia con il farmaco off label, mentre se il paziente sceglie la soluzione on label deve sostenere i costi che oltre al farmaco comprendono il costo dello specialista e della sala operatoria. Quindi una cifra che supera i 1500 euro. Il che per i pazienti significa anche disagio. «A causa dello scarso numero di medici specialisti le liste d’attesa nel servizio sanitario nazionale sono lunghe e questo fa sì che spesso non si riesca a rispettare il vincolo dei 30 giorni – fa notare Mazzacane -. Un ritardo che genera ansia nel paziente perché viene meno il protocollo stabilito».
Un secondo problema è di natura burocratica, perché per legge queste iniezioni devono essere fatte in una sala operatoria, dove si effettuano le cataratte. Un ambiente sterile in grado di garantire la massima sicurezza nella procedura. Purtroppo, però le sale operatorie non sono sufficienti per far fronte a tutto il carico di lavoro delle cataratte e delle intravitreali e nel post Covid le liste d’attesa si sono ulteriormente allungate. «Una soluzione ci sarebbe – fa sapere il presidente di GOAL – e sarebbe il carrello mobile a flusso laminare. Uno strumento che permette di sterilizzare il paziente non necessariamente in sala operatoria e procedere con l’iniezione, come già accade in altri paesi europei come Francia, Germania e Inghilterra».
Per cercare di arginare un problema che tra qualche anno con l’invecchiamento della popolazione e una maggiore incidenza del diabete potrebbe assumere dimensioni allarmanti, sarebbe opportuno “giocare d’anticipo” grazie alla tecnologia. «Il medico di medicina generale nei controlli di routine dovrebbe fare una fotografia digitale del fondo oculare del paziente ed inviarla ogni anno all’oculista che potrebbe così vedere un eventuale esordio della malattia – conclude lo specialista -. Uno screening digitale possibile se esiste una collaborazione tra medici e la presenza delle apparecchiature nei luoghi giusti, che oggi potrebbero essere le case di comunità».
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