Salute 2 Ottobre 2023 01:12

Mal di schiena cronico, la terapia di rielaborazione del dolore riduce la sofferenza percepita

Uno studio condotto dalla University of Colorado Anschutz Medical Campus (Stati Uniti) ha dimostrato l’efficacia della cosiddetta «terapia di rielaborazione del dolore» (Prt), la quale consiste nell’utilizzo di terapie di tipo cognitivo-comportamentale che aiutino il paziente a ricondurre l’origine del dolore a processi cerebrali reversibili, anziché ad effettivi danni fisiologici

Mal di schiena cronico, la terapia di rielaborazione del dolore riduce la sofferenza percepita

Specifiche terapie comportamentali possono essere molto efficaci nel ridurre le sofferenze percepite da coloro che soffrono di mal di schiena cronico primario. Uno studio condotto dalla University of Colorado Anschutz Medical Campus (Stati Uniti) ha dimostrato l’efficacia della cosiddetta «terapia di rielaborazione del dolore» (Prt), la quale consiste nell’utilizzo di terapie di tipo cognitivo-comportamentale che aiutino il paziente a ricondurre l’origine del dolore a processi cerebrali reversibili, anziché ad effettivi danni fisiologici. I risultati del lavoro sono stati pubblicato sulla rivista Jama Network Open.

Il sollievo può arrivare dall’affrontare le cause cerebrali del dolore

Lo studio ha coinvolto in totale 151 pazienti, di cui 81 donne e 70 uomini di età compresa fra i 21 e i 70 anni, che all’inizio dello studio riportavano dolore cronico primario alla schiena di moderata intensità. I pazienti sono poi stati divisi in tre gruppi: uno trattato con placebo, un altro con i trattamenti tradizionali e un altro ancora con la Prt. Prima dell’inizio e dopo la fine del ciclo dei tre diversi tipi di trattamento ai pazienti è stato chiesto di esprimere in una scala da 0 a 10 il livello di dolore percepito. I partecipanti hanno anche descritto quale pensassero fosse l’origine o la causa del proprio dolore fisico. «Spesso le discussioni con i pazienti si concentrano sulle cause biomediche del dolore», spiega Ashar. «Il ruolo del cervello viene discusso raramente. Con questa ricerca – sottolinea – vogliamo fornire ai pazienti il massimo sollievo possibile esplorando diversi trattamenti, compresi quelli che affrontano le cause cerebrali del dolore cronico».

Pochissimi pazienti credono che il loro cervello abbia qualcosa a che fare con il dolore

Secondo i risultati dello studio, i pazienti sottoposti a Prt che attribuiscono il dolore a processi cerebrali è aumentato rispetto a quanto riscontrato prima all’inizio dello studio. In particolare, i ricercatori hanno scoperto che due terzi delle persone trattate con Prt hanno riferito di non soffrire più o quasi dopo il trattamento, rispetto a solo il 20% dei controlli con placebo. «Questo studio è di fondamentale importanza perché le attribuzioni del dolore da parte dei pazienti sono spesso imprecise», dice Ashar. «Abbiamo scoperto che pochissime persone credevano che il loro cervello avesse qualcosa a che fare con il dolore. Ciò può essere inutile e dannoso – continua – quando si tratta di pianificare il recupero poiché le attribuzioni del dolore guidano le principali decisioni terapeutiche, ad esempio se sottoporsi a un intervento chirurgico o a un trattamento psicologico». Prima del trattamento Prt, solo il 10% delle attribuzioni dei partecipanti al trattamento Prt erano legate alla mente o al cervello. Tuttavia, dopo il Prt, questa percentuale è aumentata al 51%.

Un cambiamento di prospettiva può aiutare i pazienti a ottenere i risultati migliori

Lo studio ha rivelato che più i partecipanti passavano a considerare il loro dolore come dovuto a processi mentali o cerebrali, maggiore era la riduzione dell’intensità del dolore cronico alla schiena che riferivano. «Questi risultati – evidenzia Ashar – dimostrano che il cambiamento di prospettiva sul ruolo del cervello nel dolore cronico può consentire ai pazienti di ottenere risultati migliori». Secondo i ricercatori, una delle ragioni potrebbe essere che quando i pazienti comprendono che la loro sofferenza dipende da processi cerebrali, apprendono che non c’è niente di sbagliato nel loro corpo e che il dolore è un «falso allarme» generato dal cervello. E quindi non c’è bisogno di averne paura. I ricercatori sperano che questo studio incoraggi gli operatori sanitari a parlare ai loro pazienti delle ragioni delle loro sofferenze e a discutere le cause al di fuori di quelle biomediche.

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

Articoli correlati
Dolore cronico, boom di chiamate al numero verde della Siaarti
In Italia soffrono di dolore cronico 9,8 milioni di persone. Il numero verde è stato ideato per fornire ai pazienti un orientamento sui centri di terapia del dolore presenti in ciascun territorio
di I.F.
Un nuovo studio del Cnr fa luce su come il cervello percepisce il mondo
Uno studio dell'Istituto di neuroscienze del Cnr di Pisa, pubblicato su Nature Communications, ha indagato per la prima volta dal punto di vista sperimentale la funzione svolta dalla corteccia visiva secondaria nei processi di apprendimento percettivo visivo, evidenziandone il ruolo rispetto alla corteccia visiva primaria
Ictus cerebrale, il cuore gioca un ruolo cruciale. La fibrillazione atriale è tra i principali fattori di rischio
Il cuore gioca un ruolo cruciale nell’insorgenza dell’ictus cerebrale, essendone la fibrillazione atriale una delle principali cause. Ma non tutti sono a conoscenza di questo legame pericoloso e A.L.I.Ce. Italia Odv, in occasione di aprile mese della prevenzione, intende sensibilizzare le persone sull’importanza di non sottovalutare lo stretto rapporto tra cuore e cervello
di V.A.
Alzheimer: regolare i livelli di dopamina riduce i sintomi nelle prime fasi della malattia
Uno studio dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, insieme alla Fondazione Santa Lucia IRCCS di Roma e condotto su modelli sperimentali, ha confermato che la stimolazione dopaminergica è efficace nel ridurre l’ipereccitabilità dell’ippocampo condizione alla base dell’insorgenza di epilessia e che può contribuire al progressivo danno cognitivo nell'Alzheimer
La neuroscienziata Arianna Di Stadio: “Proteggiamo il cervello con l’alimentazione”
Il nostro cervello può essere protetto dall'invecchiamento grazie all'alimentazione. A spiegarlo è Arianna di Stadio, attualmente docente di Otorinolaringoiatria all’Università di Catania e ricercatore onorario all’UCL Queen Square Neurology di Londra, intervistata da Sanità Informazione
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Salute

Sanità Informazione sospende gli aggiornamenti per la pausa natalizia. Grazie e auguri a tutti i lettori!

Sanità Informazione sospende gli aggiornamenti per la pausa natalizia e, ringraziando tutti i suoi lettori, augura a tutti feste serene dando appuntamento al 7 gennaio 2025
Advocacy e Associazioni

Disabilità: ecco tutte le novità in vigore dal 1° Gennaio 2025

L’avvocato Giovanni Paolo Sperti, in un’intervista a Sanità Informazione, spiega quali saranno le novità in tema di legge 104/1992, indennità di accompagnamento e revi...
Advocacy e Associazioni

Natale, successo virale per il video dei ragazzi dell’Istituto Tumori di Milano

Il video di ‘Palle di Natale’ (Smile, It’s Christmas Day), brano scritto e cantato dagli adolescenti del Progetto giovani della Pediatria dell’Int, in sole 24 ore è stat...
Advocacy e Associazioni

Amiloidoisi cardiaca: “L’ho scoperta così!”

Nella nuova puntata di The Patient’s Voice, Giovanni Capone, paziente affetto da amiloidosi cardiaca racconta la sua storia e le difficoltà affrontate per arrivare ad una diagnosi certa. ...
Prevenzione

Ecco il nuovo Calendario per la Vita: tutte le vaccinazioni secondo le ultime evidenze scientifiche

Il documento affronta tutti gli strumenti per la prevenzione, dai vaccini contro il COVID-19 agli strumenti per combattere l’RSV, passando per i vaccini coniugati contro lo Pneumococco e quello ...