Tra un paio di anni potrebbe essere disponibile, per la prima volta in assoluto, un vaccino contro la malattia di Lyme. La sperimentazione sull’uomo, attualmente in corso in Svezia, ha dato risultati molto incoraggianti
Tra un paio di anni potrebbe essere disponibile, per la prima volta in assoluto, un vaccino contro la malattia di Lyme. La sperimentazione sull’uomo, attualmente in corso in Svezia, ha dato risultati molto incoraggianti. Per questo i ricercatori del Blekinge Institute of Technology, che stanno conducendo i test, sono molto fiduciosi. «Seguiamo con molta attenzione il lavoro dei nostri colleghi svedesi perché la malattia di Lyme è presente anche in Italia, ed è endemica in particolar modo nelle regioni del Nord», commenta Federico Gobbi, direttore del dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali dell’IRCCS Sacro Cuore di Negrar (Verona).
«La malattia di Lyme è una delle tante malattie che possono essere veicolate dalle zecche. Ne è un altro esempio la Tick Borne Encephalitis (Tbe), per la quale, però, per fortuna, esiste un vaccino. Contro la borreliosi di Lyme, invece, abbiamo a disposizione solamente una pronta diagnosi e una terapia antibiotica», aggiunge. Identificata per la prima volta nel 1976, la malattia di Lyme deve la propria denominazione all’omonima città americana in cui è scoppiata la prima epidemia riconosciuta di questa patologia. Il numero di casi di malattia di Lyme segnalati ai Centers for Disease Control and Prevention (CDC) americani è più che raddoppiato negli ultimi 20 anni e oggi superano circa 450mila episodi ogni anno.
Attualmente la borreliosi di Lyme è la malattia trasmessa da zecche più comune negli Stati Uniti, ma è presente anche in Europa, in Cina e Giappone. «Dal punto di vista epidemiologico – si legge sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità -, secondo i dati raccolti dal Ministero della Sanità tra il 1992 e il 1998 in Italia si sarebbero verificati circa un migliaio di casi di borreliosi di Lyme. Le Regioni maggiormente interessate sono il Friuli Venezia Giulia, la Liguria, il Veneto, l’Emilia Romagna e il Trentino Alto Adige, mentre nelle Regioni centro meridionali e nelle isole le segnalazioni sono piuttosto sporadiche».
L’infezione, di origine batterica, colpisce prevalentemente la pelle, le articolazioni, il sistema nervoso e gli organi interni. La malattia può manifestarsi con sintomi gravi, persistenti e, se non viene curata, assume un decorso cronico. Questa condizione si sviluppa quando l’organismo entra in contatto con uno dei quattro batteri del genere Borrelia responsabili della malattia, la cui diffusione sembra specifica in base alle zone del mondo in cui si verificano i casi. I primi sintomi della malattia sono intermittenti e mutevoli, ma nel corso di poche settimane possono manifestarsi disturbi neurologici, mialgie, meningiti, polineuriti, linfocitomi cutanei, miocarditi e disturbi della conduzione atrio-ventricolare. A distanza di mesi o anni dal momento dell’infezione, il paziente può sperimentare alterazioni dell’apparato muscolo-scheletrico, del sistema nervoso centrale e periferico, della cute e dell’apparato cardiovascolare.
Gli esami di laboratorio non sono sempre in grado di confermare o escludere in modo definitivo la malattia, che inoltre non porta a sviluppare immunità. L’infezione può quindi ripresentarsi più volte nel corso della vita, per questo, sottolineano gli scienziati, la possibilità di un vaccino rappresenta un’opzione importante per la salute pubblica. «Se la malattia non viene riconosciuta tempestivamente e il paziente non riceve quindi la profilassi necessaria, possono verificarsi complicazioni anche gravi», sottolinea Gobbi. «Per questo motivo l’arrivo di un nuovo vaccino potrebbe svolgere un ruolo fondamentale nella lotta contro la malattia di Lyme, con implicazioni importanti specialmente per le persone maggiormente esposte alle punture di zecche», aggiunge.
Per il nuovo vaccino i ricercatori svedesi hanno reclutato oltre 15mila persone. I partecipanti, che devono ora ricevere la terza dose del vaccino, non hanno riportato effetti collaterali. «Sviluppare un approccio mirato alla prevenzione della malattia di Lyme – afferma Johan Sanmartin Berglund, professore di tecnologia sanitaria applicata al Blekinge Institute of Technology, che sta coordinando la sperimentazione – è molto complicato, perché i batteri responsabili della patologia esistono in diverse varianti. Nel lavoro preliminare, per superare queste difficoltà, abbiamo mappato le forme di malattia che si trovano in Europa e i ceppi che possono essere coperti dalla vaccinazione».
L’obiettivo finale del gruppo di ricerca è quello di realizzare un vaccino efficace in ogni parte del mondo. La regione di Blekinge, in Svezia, è stata selezionata come area del test a causa dell’elevata incidenza di malattia di Lyme a cui la zona è associata. «Saranno necessari ancora alcuni anni prima che il nostro vaccino possa essere approvato e reso disponibile per la popolazione europea – afferma Sanmartin Berglund – ma siamo molto fiduciosi dei risultati preliminari. Speriamo che la distribuzione del vaccino possa avvenire nel 2026».
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