Per prendersi cura della flora batterica intestinale e migliorare sintomi e qualità di vita dei pazienti con MICI, l’associazione AMICI Italia ha diffuso un decalogo dedicato all’alimentazione
Per i pazienti con MICI, malattie infiammatorie croniche intestinali, sì all’olio extravergine d’oliva, alle fibre solubili di frutta e verdura cotte e senza buccia, al pesce e alle carni magre. Da evitare, invece, i cibi industriali, i fritti e i grassi, i legumi e alcuni conservanti. Per prendersi cura della flora batterica intestinale e migliorare sintomi e qualità di vita, chi soffre di malattie infiammatorie croniche intestinali dovrebbe seguire il decalogo messo a punto dagli esperti di AMICI Italia, l’associazione che si occupa dei pazienti e dei loro familiari, e diffuso in occasione della Terrasini Event Night 2023, evento di beneficienza che unisce scienza e cucina, organizzato dallo chef Giuseppe Costa.
Tanti piatti gourmet possono far parte dell’alimentazione quotidiana di chi soffre di colite ulcerosa o malattia di Crohn, perché avere una malattia infiammatoria cronica intestinale (o MICI) non significa dover rinunciare al gusto a tavola, anzi: la dieta amica dell’intestino può e deve essere varia, bilanciata e buona. L’obiettivo dell’evento organizzato da AMICI Italia è raccogliere fondi a sostegno dell’associazione e per dimostrare che perfino la cucina «stellata» può essere adatta alle esigenze nutrizionali dei pazienti con MICI. Sono tanti i cibi amici del microbiota, l’insieme dei batteri che popolano l’intestino e la cui salute è fondamentale per i pazienti con MICI: senza sottoporsi a restrizioni alimentari inutili, anche i pazienti possono e devono riscoprire il piacere della tavola.
«L’alimentazione ha un ruolo cruciale nella gestione delle MICI», spiega Salvo Leone, direttore generale di AMICI Italia. «Nella colite ulcerosa e malattia di Crohn l’infiammazione cronica dell’intestino comporta sintomi come dolore addominale, diarrea, perdita di peso, fatica: si tratta di malattie trattabili – continua – con una combinazione di terapie mediche, cambiamenti nello stile di vita e strategie alimentari adeguate, perciò una valutazione corretta dello stato nutrizionale e un supporto per le corrette indicazioni alimentari sono imprescindibili. Per chi soffre di colite ulcerosa e malattia di Crohn adottare una dieta appropriata può fare la differenza tra il benessere e il disagio: le scelte alimentari possano influenzare direttamente i sintomi e la qualità della vita dei pazienti, che devono essere supportati e orientati per saper scegliere i cibi da preferire o evitare nelle diverse fasi di malattia, durante le riacutizzazioni e nei periodi di remissione».
«Inoltre l’educazione alimentare è fondamentale – sottolinea Leone – per garantire una migliore comprensione delle necessità nutrizionali specifiche dei pazienti con MICI: un piano alimentare ben progettato può spesso favorire il recupero e aiutare a prevenire le carenze nutrizionali purtroppo comuni nei pazienti». Per aiutarli nelle scelte a tavola, gli esperti hanno raccolto in un decalogo le «regole base» della dieta nelle fasi in cui le MICI non danno sintomi e gli accorgimenti da seguire in caso di riacutizzazioni. Si tratta di indicazioni generali, che devono essere personalizzate dal medico in base alle esigenze specifiche del singolo paziente.
Per individuare i cibi «sì» e quelli che invece favoriscono la comparsa dei sintomi, per esempio, gli esperti di AMICI Italia raccomandano a tutti di tenere un diario alimentare così da capire gli alimenti difficili da tollerare e quelli che invece danno benessere, perché possono essere molto diversi fra i vari pazienti e perché senza fare sufficiente attenzione è possibile finire per escludere cibi tutt’altro che pericolosi, costringendosi a seguire diete squilibrate, ripetitive, poco sane e gustose. «Rinunciare a intere categorie di alimenti e privarsi inutilmente di alcuni cibi può provocare carenze nutrizionali e perfino portare a galla veri e propri disturbi del comportamento alimentare», specifica Maria Cappello, responsabile dell’Ambulatorio dedicato alle IBD della UOC di Gastroenterologia ed Epatologia del Policlinico di Palermo. «Le raccomandazioni dietetiche sono perciò essenziali per i pazienti con MICI, che in assenza di indicazioni chiare spesso adottano restrizioni senza alcun razionale clinico né basate su evidenze scientifiche, frutto del passaparola o di quanto viene letto sul web e sui social, esponendosi a molti rischi», aggiunge.
«La funzione edonistica dell’alimentazione – sottolinea Camilla Fiorindi, dietista all’Azienda Ospedaliero-Universitaria dell’Ospedale Careggi di Firenze – spesso viene meno nelle persone con MICI, che hanno difficoltà a scegliere cosa mangiare e a seguire una dieta varia ed equilibrata a causa dei loro sintomi. Secondo dati recenti, la maggior parte dei pazienti con MICI non ha ricevuto alcun consiglio dietetico: il supporto di un professionista della nutrizione è invece fondamentale in tutte le fasi della malattia, per mantenere un adeguato stato nutrizionale ma anche per guidare il paziente nelle scelte alimentari quotidiane promuovendo un maggior qualità di vita grazie a un’alimentazione buona e sana, basata sui principi della dieta mediterranea e ricca di alimenti naturali e stagionali. Un’alimentazione bilanciata e salutare svolge un ruolo fondamentale nell’equilibrio del microambiente intestinale, tanto da influenzarne la composizione e il corretto funzionamento. Proprio il progressivo abbandono della dieta mediterranea a favore di un’alimentazione ‘occidentale’ ricca di grassi saturi, carboidrati semplici raffinati e cibi industriali pare aver cambiato la composizione del microbiota intestinale con un effetto pro-infiammatorio, contribuendo in maniera rilevante all’incremento dell’incidenza e della prevalenza delle MICI».
«L’aumento dei casi si sta registrando in tutto il paese, dove si stima ci siano circa 270mila pazienti con MICI», afferma Ambrogio Orlando, componente del comitato medico scientifico AMICI Italia e responsabile U.O.S.D. M.I.C.I. Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti Villa Sofia-Cervello di Palermo. «L’incidenza è in crescita e queste malattie – continua – coinvolgono soprattutto giovani nel pieno della loro attività produttiva, comportando perciò un peso socio-economico elevato e con conseguenze negative amplificate dai frequenti ritardi nella diagnosi e dalla scorretta e/o tardiva applicazione delle terapie più moderne ed efficaci oggi disponibili per queste malattie. Prevenirle, diagnosticarle in tempi rapidi e gestirle al meglio con le terapie e anche con un’adeguata alimentazione è fondamentale per migliorare la qualità di vita di tutti i pazienti».
Nelle fasi di «calma» della malattia:
Nelle fasi acute e con sintomi: