Lo studio IQVIA-Sanofi, in collaborazione con la Fondazione Italiana per il Cuore, fotografa l’impatto del Covid nelle malattie cardiovascolari. In conseguenza alla riduzione delle visite, anche l’aderenza alle terapie è diminuita in modo significativo
Il cuore degli italiani è sempre più a rischio: le malattie cardiovascolari restano ancora la prima causa di morte in Italia, causando il 34,8% di tutti i decessi (31,7% negli uomini e 37,7% nelle donne), nonostante ciò, prevenzione, accesso alle cure e aderenza al trattamento rimangono disattesi e l’impatto del Covid-19 ha ulteriormente peggiorato lo stato dell’arte.
In occasione della Giornata Mondiale del Cuore 2021, Sanofi con IQVIA e in collaborazione con la Fondazione Italiana per il Cuore ha realizzato una nuova ricerca basata sui dati di Real World per analizzare le criticità emerse e una survey condotta su un panel di cardiologi, internisti, diabetologi e medici di medicina generale.
Lo studio si è focalizzato sui pazienti affetti da dislipidemia (in particolare, ipercolesterolemia) e malattie ischemiche del cuore (quali malattie coronariche aterosclerotiche) – due patologie ad alta prevalenza che colpiscono rispettivamente 8,8M e 2,3M di pazienti in Italia – confrontando il periodo post-pandemia (febbraio 2020-giugno 2021) con il trend storico del 2019.
Dopo la drammatica contrazione registrata durante il primo lockdown, l’analisi ha mostrato un parziale recupero dei ritardi diagnostici a partire dalla seconda metà del 2020, e in misura maggiore nel primo semestre del 2021, mentre rimane un gap significativo nell’accesso alle visite specialistiche, per le prime visite ma soprattutto per visite di controllo, e una riduzione dell’aderenza terapeutica causata anche dalla difficoltà nel mantenere un contatto costante tra medico e paziente.
A giugno 2021, le nuove diagnosi e i nuovi trattamenti dei pazienti con dislipidemia ad alto rischio cardiovascolare hanno registrato rispettivamente +3% e +10% rispetto al periodo pre-pandemia, segno di una ripresa dell’attività clinica degli ambulatori ma anche di una crescita dei nuovi casi. In conseguenza alla riduzione delle visite, anche l’aderenza alla terapia, già non ottimale prima della pandemia, è diminuita in modo significativo, calando di 5 punti percentuali rispetto al periodo precedente (da 53% a 48%).
Nell’area delle malattie ischemiche del cuore si osserva un recupero più lento sulle nuove diagnosi e sui nuovi trattamenti. Nonostante la ripresa delle attività, l’accesso alle cure si mantiene ancora su livelli inferiori al periodo pre-pandemico (nuove diagnosi -5%, nuovi trattamenti -16%). Come già osservato sulla dislipidemia, le richieste di visita cardiologica sono inferiori rispetto al 2019 (prime visite -23%, visite di controllo -30%). Anche l’aderenza al trattamento è calata di 8 punti percentuali, passando dal 78% pre-pandemia al 70% nel periodo successivo.
A fronte della difficoltà dei pazienti di accedere alle visite, la maggior parte dei medici (90% degli specialisti e 95% dei medici di medicina generale) ha cercato di mantenere il contatto con i pazienti per telefono, via whatsapp e email, per condividere esami clinici, monitorare le terapie e le condizioni di salute dei propri pazienti.
Sulla base delle interviste realizzate, il 63% dei medici si augura possano definirsi in futuro modalità di contatto da remoto più strutturate, prefigurando un nuovo modello integrato di presa in carico del paziente che preveda la possibilità di mantenere il contatto con il paziente anche a distanza (per esempio per le visite di controllo, la verifica degli esami o il rinnovo dei piani terapeutici), favorendo così una maggiore continuità di cura e alleanza terapeutica.
Ambulatori e ospedali nelle varie regioni d’Italia si stanno attrezzando per sviluppare ambulatori digitali e piattaforme di telemedicina per garantire visite e consulti multispecialistici e garantire una presa in carico del paziente integrata e personalizzata.
Per sostenere il sistema e garantire l’accesso e la continuità di cura, i diversi specialisti, fra gli altri in particolare i cardiologi ospedalieri, ritengono necessario investire in personale (medici e infermieri), coinvolgere i medici di famiglia e gli specialisti territoriali nella gestione dei pazienti con patologie cardiovascolari, sviluppare strumenti per seguire i pazienti a distanza.
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