Il Segretario Generale dell’IG-IBD: «Necessario formare medici specializzati nell’ ecografia delle anse intestinali, ma anche inserire un corso di ecografia già nel ciclo di studi universitari della facoltà di Medicina. L’ecografia delle anse intestinali, infatti, se effettuata da specialisti formati ad hoc migliora il trattamento dei pazienti ed evita eseguire altri esami più costosi ed invasivi»
«In Italia gli ecografisti sono tanti, ma pochi sono specializzati nell’ecografia delle anse intestinali. Eppure, l’esame ecografico dell’intestino può ridurre il ritardo nella diagnosi delle malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI) ed è utile sia per il controllo della risposta alle terapie, sia per la diagnosi delle possibili complicanze di queste patologie». Ad accendere i riflettori sulla carenza di personale sanitario specializzato è l’Italian Group For The Study Of Inflammatory Bowel Disease (IG-IBD), che all’argomento ha dedicato un evento presso l’Auditorium del Duomo, a Firenze.
«Non solo è necessario formare medici specializzati nell’ ecografia delle anse intestinali, ma occorrerebbe anche inserire un corso di ecografia già nel ciclo di studi universitari della facoltà di Medicina», spiega il professor Flavio A. Caprioli, Segretario Generale dell’IG-IBD e gastroenterologo presso la Fondazione IRCSS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. A muovere la prima pietra sarà l’Università del Molise che dal prossimo ottobre inserirà nel corso di laurea un insegnamento di ecografia. Nello stesso ateneo, in collaborazione con la Siumb, la Società Italiana di Ultrasonologia in Medicina e Biologia, sarà indetto un master di II livello in ecografia ,che comprenderà anche una sezione dedicata alla ecografia intestinale.
Ma quanti nuovi specialisti del settore servirebbe formare per rispondere alle esigenze dei pazienti che soffrono di queste patologie? «Difficile fare un calcolo preciso – risponde Caprioli -, ma potremmo farne una stima, non troppo distante dalla realtà, analizzando la diffusione delle malattie infiammatorie croniche intestinali. Ad oggi ne soffrono 250 mila persone, un numero destinato a raddoppiare entro il 2030. Considerando che ognuno di questi pazienti necessiterebbe di un’ecografia ogni anno, al massimo ogni due, per rispondere alle esigenze di tutti sarebbe necessario formare almeno qualche migliaio di ecografisti specializzati in ecografia delle anse intestinali». Si stima che le malattie infiammatorie croniche intestinali in Italia abbiano un’incidenza intorno ai 10-15 nuovi casi su 100 mila abitanti l’anno, con una prevalenza di circa 302 pazienti ogni 100 mila abitanti. L’esordio delle malattie può avvenire a qualsiasi età ma si registra il picco di prevalenza nella fascia 20 e 30 anni.
Nata nella seconda metà del secolo scorso e utilizzata inizialmente soprattutto in Italia, negli ultimi anni l’ecografia intestinale è stata riconosciuta anche a livello internazionale come strumento necessario nell’ambito delle malattie infiammatorie croniche intestinali. «L’ecografia delle anse intestinali offre diversi vantaggi rispetto alla risonanza magnetica o in alcuni casi rispetto alla colonscopia, in termini di costi e di tollerabilità per il paziente – spiega il professor Caprioli -. Per ora sono soprattutto i centri di riferimento delle malattie infiammatorie croniche intestinali ad eseguire questo tipo di ecografia. Nei nuovi programmi ministeriali delle scuole di specializzazione di gastroenterologia e radiologia è stato inserito anche come obiettivo formativo l’apprendimento dell’ecografia, ma servirebbe una cultura maggiore sull’utilizzo della metodica anche fra gli specialisti per aumentarne la diffusione».
L’ecografia intestinale non è un esame invasivo, non richiede una preparazione intestinale e, in mani esperte, si esegue in pochi minuti. «Un ulteriore vantaggio – continua Caprioli – è rappresentato dal fatto che nella maggior parte dei casi non richiede l’impiego di mezzo di contrasto endovenoso, ha un costo limitato sia per il Servizio sanitario nazionale sia per il paziente, essendo una metodica completamente esente per chi ha una diagnosi di malattia di Crohn o di Colite Ulcerosa. Per tutte queste ragioni l’esame è gradito e ben tollerato dai pazienti. Gli unici limiti sono legati all’impossibilità di visualizzare bene alcuni tratti della parte alta dell’intestino, ma è efficace nel restante dei casi che rappresentano circa il 90% del totale». Benefici che potrebbero essere estesi anche ad altri pazienti e non solo a chi soffre di malattie infiammatorie croniche intestinali: «È una metodica adatta a tutte le patologie da malassorbimento, così come – conclude lo specialista – ci sono segni ecografici anche dalla malattia celiaca, linfomi intestinali, mega colon o patologie di natura malformativa».
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