La sfida 2022 della società scientifica, il Segretario Generale IG-IBD: «Avvieremo un programma educazionale per i medici su tutto il territorio nazionale per migliorare la gestione dei pazienti, offrendo cure di prossimità e diagnosi precoci»
Tavole imbandite di pietanze dolci e salate, bicchieri colmi di bevande alcoliche, durante le festività natalizie, mettono a dura prova lo stomaco degli italiani. «Un’abbondanza che, concentrata in pochi giorni, rischia di mutare sia la composizione della flora intestinale che il microbiota», avverte Flavio Caprioli, Segretario Generale IG-IBD (Il Gruppo Italiano per le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali -Italian Group for Inflammatory Bowel Diseases).
«Alcuni cibi possono avere un effetto negativo sull’apparato digerente, una delle aree più ricche di cellule anticorpali. In particolare, una dieta non propriamente corretta può provocare un peggioramento delle condizioni di salute in chi soffre di una delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI), come la Colite Ulcerosa e la malattia di Crohn, entrambe appartenenti all’alveo delle malattie immunomediate», spiega il professore. Queste patologie sono in aumento in tutta Europa: «Solo in Italia ne soffrono 250mila persone, cifra che si stima possa essere raddoppiata entro il 2030», sottolinea Caprioli.
Per far fronte all’assistenza di un numero crescente di pazienti l’IG-IBD punta ad offrire cure di prossimità: centri specialistici geograficamente vicini ai cittadini. Per farlo, la società scientifica ha già organizzato un programma educazionale per il 2022. «Manca ancora una diffusione delle migliori pratiche cliniche nel campo delle MICI a livello territoriale e regionale. Per questo per il 2022 IG-IBD – spiega il segretario generale della società scientifica – si impegna in un programma educazionale a livello regionale e territoriale, al fine di permettere alla maggior parte dei pazienti affetti da malattia di Crohn e rettocolite ulcerosa di essere gestita in centri specialistici di buona qualità, a breve distanza da casa. Una sfida impegnativa a fronte del probabile aumento del numero dei pazienti in Italia nel prossimo futuro».
Formare degli specialisti che siano in grado di diagnosticare precocemente queste patologie significa migliorare la qualità della vita di chi ne è affetto: «Molti studi hanno dimostrato che una diagnosi precoce è in grado di migliorare l’efficacia dei trattamenti e, soprattutto, di evitare la comparsa di complicanze, soprattutto quelle che possono essere risolte solo attraverso interventi chirurgici», spiega Caprioli.
Intanto, nuovi approcci di natura medica e chirurgica permettono di avere a disposizione sempre più strumenti per affrontare queste patologie. «Presto avremo nuovi farmaci per uso orale e biologici che miglioreranno le possibilità terapeutiche nei pazienti con malattia di Crohn e Colite Ulcerosa – aggiunge Caprioli -. Per usare al meglio questi farmaci avremo necessità di nuovi strumenti di natura metodologica per confrontarli, a partire da studi di Real Life che mettano in comparazione i vari approcci terapeutici sul campo per valutarne l’efficacia e la sicurezza nella vita reale. Dal punto di vista chirurgico, inoltre, stiamo assistendo all’avvento di nuove tecniche di resezione e ricostruzione della continuità intestinale. I nuovi approcci terapeutici a base di cellule staminali rappresenteranno poi – conclude lo specialista – un importante ausilio per i pazienti con malattia di Crohn perianale».
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