Dalla Fondazione GIMBE un position statement sull’utilizzo delle mascherine in ambienti pubblici per contrastare il contagio da coronavirus e la disinformazione pubblica. Il presidente Cartabellotta: «Rappresentano il segno di una “nuova normalità” per una sicura convivenza con il virus»
Un «insostituibile dispositivo di protezione collettiva». Così la Fondazione GIMBE definisce le mascherine. Preoccupata per le «frequenti violazioni all’obbligo» e per i «deplorevoli gesti da parte di rappresentanti delle Istituzioni e più in generale di una frangia di politici, professionisti e cittadini che minimizzano i rischi dell’epidemia e ritengono inutile l’utilizzo della mascherina», la Fondazione ha quindi pubblicato un Position Statement indipendente sull’utilizzo della mascherina negli ambienti pubblici.
«Il nostro Position Statement – spiega il presidente della Fondazione GIMBE Nino Cartabellotta – ribadisce che, nel mezzo di una pandemia dove tutte le misure di protezione giocano un ruolo cruciale, le mascherine rappresentano il segno di una “nuova normalità” per una sicura convivenza con il virus. Non è accettabile che la violazione di norme imposte a tutela della salute venga sbandierata come espressione di libertà: come recentemente ricordato dal Presidente Mattarella, infatti, si deve “evitare di confondere la libertà con il diritto far ammalare altri”».
«In generale – suggerisce la Fondazione in una nota – sarebbe preferibile optare per mascherine riutilizzabili, sia per limitare la produzione di rifiuti in plastica sia per i costi, visto che le evidenze ne dimostrano l’efficacia nel trattenere le particelle virali. Si raccomanda l’uso di mascherine a doppio o triplo strato di tessuti con diverse trame e proprietà elettrostatiche: a tal proposito è indispensabile promuovere una campagna d’informazione pubblica per guidare la popolazione all’acquisto e/o alla produzione domestica delle mascherine. Al contrario, vista l’impossibilità di mangiare e bere con la mascherina e l’evidenza che la ripetuta attività di toglierla e metterla può aumentare il rischio di trasmissione, l’obbligo della mascherina per i clienti di bar e ristoranti dovrebbe essere rivalutato. Considerato che solo una piccola percentuale della trasmissione del virus avviene all’aperto, la Fondazione GIMBE conferma che non è opportuno raccomandare l’obbligo di mascherina all’aperto, anche se rimane difficile, soprattutto durante la stagione estiva, governare le situazioni a rischio quando non si riesce a mantenere la distanza minima di un metro».
«In letteratura – continua la nota della Fondazione – aumentano progressivamente le prove di efficacia sull’utilizzo delle mascherine negli ambienti pubblici per bloccare le particelle virali responsabili della trasmissione di SARS-COV2 espulse dalla bocca o dal naso. Dallo scorso 5 giugno anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda l’utilizzo della mascherina negli spazi chiusi dove non è possibile rispettare il distanziamento sociale. Peraltro, a fronte della diffusa opinione che la mascherina serva esclusivamente a proteggere gli altri, studi osservazionali comparativi suggeriscono benefici, seppure modesti, anche per chi la indossa».
«Governo e Regioni – aggiunge il comunicato – dovrebbero lanciare e potenziare campagne di informazione complete ed esaustive per promuovere l’utilizzo delle mascherine nei luoghi chiusi aperti al pubblico e in tutte le circostanze in cui non è possibile mantenere la distanza minima di un metro, incoraggiando le persone ad usarle e coinvolgendo attivamente la popolazione. Dovrebbero inoltre prevedere una fornitura gratuita per le persone che non possono permettersi di acquistarle. Insieme ad imprese, datori di lavoro ed altre organizzazioni dovrebbero assicurarsi che le mascherine vengano sempre utilizzate insieme a – e non in sostituzione di – altre misure di protezione, oltre che andare incontro alle esigenze delle persone affette da condizioni patologiche o disabilità fisiche o mentali che rendono difficoltoso o impossibile l’uso della mascherina».
«I paesi e le regioni in cui vige l’obbligo di indossare la mascherina hanno mostrato una maggiore aderenza rispetto a quelli in cui l’utilizzo è volontario. Come per le cinture di sicurezza e altre norme sulla sicurezza, giocano un ruolo fondamentale le campagne di informazione pubblica mirate a far comprendere e accettare alle persone le motivazioni alla base della norma: l’impegno e l’aderenza, infatti, possono aumentare quando la popolazione viene trattata come un partner in una strategia condivisa di salute pubblica. Tuttavia, le sanzioni pecuniarie per chi non indossa la mascherina sono difficilmente praticabili e, verosimilmente, controproducenti», conclude la Fondazione.
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