Il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto ha siglato un accordo con il governo cubano per assumere poco meno di 500 medici a tempo indeterminato per far fronte alla gravissima carenza di personale. Una scelta, quella di Occhiuto, che ha sollevato un polverone di polemiche
Non è la prima volta che la sanità italiana chiede aiuto a Cuba. È successo due anni fa, nei primi mesi dell’emergenza Covid-19, quando oltre 50 medici cubani sono stati inviati nelle aree del nostro paese più colpite dalla pandemia. Ed è successo qualche giorno fa, quando il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto ha siglato un accordo con il governo cubano per assumere poco meno di 500 medici a tempo indeterminato per far fronte alla gravissima carenza di personale. Una scelta, quella di Occhiuto, che ha sollevato un polverone di polemiche.
Nel dettaglio l’accordo è stato sottoscritto dalla Regione con la Comercializadora de servicios médicos cubanos (Csmc), società commerciale il cui capitale è detenuto dal governo di Cuba. L’azienda dovrà costruire una filiale con sede a Catanzaro, prima di poter smistare gli operatori tra le varie aziende sanitarie e ospedaliere calabresi, per un periodo di cooperazione che dovrebbe durare circa 3 anni. Un gruppo di circa 33 professionisti sanitari arriverà in Calabria già a settembre e poi man mano si aggiungeranno gli altri nei prossimi mesi. Alla fine un totale di circa 497 medici cubani, con diverse specializzazioni, lavorerà a regime nella sanità calabrese. I primi ad arrivare saranno medici già in grado di parlare italiano, mentre gli altri verranno formati.
Per ciascun operatore, la regione verserà alla Csmc 3.500 euro lordi, più 1.200 euro di importo forfettario per le spese di mantenimento. Inoltre, la Calabria si farà carico dei costi di viaggio Italia-Cuba (due all’anno), delle spese di alloggio e dei costi di formazione e affiancamento con i medici di base italiani, indicati dalla Regione. A causa dell’embargo degli Stati Uniti contro Cuba, nessun pagamento potrà essere fatto in dollari e non potranno nemmeno essere usate banche o istituti di intermediazione finanziaria statunitensi.
Questa misura eccezionale si sarebbe resa necessaria, secondo il governatore della Calabria, per fronteggiare la ormai annosa emergenza sanitaria regionale. Spiega Occhiuto: «La carenza di personale medico, determinatasi a causa del blocco del turn over conseguente al piano di rientro del debito sanitario, i ritardi registratisi nelle procedure di reclutamento e la scarsa partecipazione di candidati alle anzidette procedure, impongono una nuova valutazione sull’assetto degli organici ed un intervento immediato di potenziamento delle strutture nelle aree più critiche».
Il fabbisogno di medici stimato nel decreto è di 2.407 unità nelle discipline di medicina e chirurgia d’accettazione d’urgenza, pediatria, terapia intensiva a rianimazione, chirurgia generale, malattie dell’apparato cardiovascolare, ginecologia e ostetricia, radiodiagnostica, ortopedia e traumatologia. A essere determinante per la decisione del governatore Occhiuto sarebbero i «diversi tentativi di reclutamento del personale medico» andati a vuoto.
La sanità calabrese è un disastro ormai da oltre 10 anni. Si contano la bellezza di 12 anni di commissariamento. Miliardi di euro destinati all’apertura di nuove strutture e al restyling di molte vecchie sono andati persi a causa soprattutto del grosso fardello della ‘ndrangheta. I servizi offerti dalla popolazione sono da «terzo mondo»: liste di attesa infinite, ambulanze che non arrivano, operatori sanitari allo stremo.
«Forti perplessità in merito alle garanzie di qualità nell’assistenza che verrà fornita da questi operatori sanitari stranieri» sono state espresse in una lettera indirizzata dai presidenti degli Ordini dei medici e degli odontoiatri della Calabria proprio al numero uno della giunta calabrese. «In relazione all’indiscutibile carenza di personale sanitario operante nella nostra regione – si legge nella lettera – sarebbe stato opportuna una interlocuzione propositiva con le istituzioni ordinistiche, che avrebbero saputo fornire il proprio contributo nell’affrontare tale problematica, così come di recente dimostrato, con molto lavoro e sacrificio, nelle attività di monitoraggio, verifica e controllo inerenti all’obbligo vaccinale».
Anaao Assomed e Anaao Giovani esprimono totale disappunto e sconcerto rispetto all’accordo. «Un ennesimo segnale – afferma l’Anaao – della difficoltà in cui versa la sanità pubblica ma anche della fantasia creativa delle Regioni che si illudono di trovare soluzione a problemi strutturali attraverso provvedimenti estemporanei, dal vago sapore elettorale. Grazie anche all’assenza della Politica, oggi affaccendata in tutt’altre faccende dettate dalla campagna elettorale e dimentica dello stato agonico del sistema pubblico di erogazione delle cure».
Per la sanità calabrese serve «una risposta strutturale» e, per sopperire alla grave carenza dei medici, «prima di ricorrere ai professionisti cubani è necessario provare a trovare risorse interne, penso ai pensionati oltre che agli specializzandi». È la riflessione del presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli. La preoccupazione maggiore, per il presidente Fnomceo, «è quella legata alla verifica dei titoli e della qualità della formazione. La legge consente questa attività alle Regioni in deroga, non più al ministero della Salute. Questo ci crea forti perplessità. Non abbiamo nulla nei confronti dei colleghi cubani ma vorremmo che, in ogni caso la qualità, che con estrema difficoltà in Italia abbiamo strenuamente voluto e che è frutto di un complesso percorso formativo, fosse garantita anche per i colleghi che vengono dall’estero. Temiamo che la deroga di legge rispetto ai riconoscimenti dei titoli faccia abbassare il livello di qualità. Per questo chiediamo alle Regioni di riferirsi, in ogni caso, alla lunga esperienza del ministero in questo campo per i meccanismi di verifica».
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