Non solo maggiori guadagni, ma soprattutto una formazione migliore ed un sistema sanitario selettivo e meritocratico
Sono sempre di più i medici italiani alla corte di Sua Maestà. La Gran Bretagna resta infatti la prima opzione per quei giovani, che con la prospettiva di un lungo precariato ed una carriera piena di ostacoli, preferiscono abbandonare l’Italia e volare oltre Manica.
Negli ultimi quattro anni l’esodo ha riguardato cinquemila camici bianchi, ma appare ancora più preoccupante il trend in crescita delle richieste di documenti al Ministero per esercitare la professione all’estero: dal 2009 allo scorso anno si è registrato un incremento del 40%.
Come detto, l’Inghilterra resta la meta preferita soprattutto da chi deve terminare la scuola di specializzazione. Ma le motivazioni non sono solo economiche. È vero che in media le retribuzioni sono il doppio di quelle previste in Italia, ma la vera molla è rappresentata dalla formazione: nei Paesi anglosassoni i neo-medici seguono percorsi molto impegnativi e selettivi, che li introducono nel migliore dei modi nel mondo del lavoro. In più il sistema consente di specializzarsi in un centro di ricerca e iniziare contestualmente un dottorato clinico. In Italia, invece, è impossibile unire i due percorsi. Ci sono anche altre motivazioni alla base della fuga dei camici bianchi. Chi prenota il biglietto aereo (spesso di sola andata…) è spinto soprattutto dall’amarezza di doversi confrontare con un sistema poco meritocratico ma anche con un sistema sanitario nazionale in cui il blocco del turn over e l’età pensionabile che arriva ai 72 anni – contro i 65 della Gran Bretagna – rendono l’avvicendamento più complicato.
L’Inghilterra assicura compensi adeguati, una formazione di livello e opportunità di realizzarsi senza però regalare nulla. Sui Forum e sui gruppi facebook tanti medici che ce l’hanno fatta raccontano di essersi mantenuti svolgendo anche lavori umili prima di arrivare ad avere la grande chance. Una volta iscritti al General Medical Council, l’ordine inglese, bisogna superare molti colloqui, prove pratiche e teoriche oltre ad avere un’ottima conoscenza dell’inglese e la resistenza a ritmi di lavoro serrati. Serve competenza e sopportazione per entrare a pieno titolo in un sistema d’eccellenza.