Attese infinite, sovraffollamento, carenza di personale e poca attenzione alla terapia del dolore: ecco cosa emerge dal monitoraggio presentato da TDM Cittadinanza Attiva e Simeu. Le proposte per migliorare la situazione nella Carta dei Diritti
Oltre 48 ore di attesa per il ricovero in reparto. Ma anche sovraffollamento, poco personale, scarsa attenzione alla terapia del dolore, cronici problemi di comunicazione e persino bagni sprovvisti di sapone e carta igienica. È in estrema sintesi quanto emerge dal monitoraggio sui Pronto soccorso italiani presentato dal Tribunale per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva e la Società italiana della medicina di emergenza-urgenza (Simeu).
La rilevazione è stata svolta tra il 16 maggio ed il 30 novembre 2015 attraverso un questionario rivolto a familiari e pazienti. Sono state coinvolte 93 strutture di emergenza-urgenza, intervistando 2944 persone tra pazienti e familiari di pazienti intervistati. Sono stati misurati accessi, ricoveri e tempi di attesa di 88 strutture di emergenza urgenza.
I DATI – . Dal report emerge che si superano i due giorni di attesa per il ricovero in reparto nel 38% dei Dipartimenti di emergenza urgenza (Dea) di II livello e nel 20% nei Pronto Soccorso (l’attesa è fino a 48 ore nel 40% dei Pronto soccorso). L’attesa massima è stata invece di 7 giorni (168 ore) nei reparti Osservazione breve intensiva, che sono nuove strutture previste dal Regolamento sugli Standard qualitativi sull’assistenza ospedaliera.
Altra percentuale rilevante riguarda privacy e riservatezza. Un tema di forte attualità alla luce della triste vicenda portata alla luce nei giorni scorsi dal figlio di un uomo morto di cancro all’ospedale San Camillo di Roma, che ha scritto al ministro alla Salute Beatrice Lorenzin per denunciare le 56 ore di agonia del padre «senza un minimo di dignità, lasciato in uno stanzone «tra tossicodipendenti, senza rispetto né dignità». Secondo l’indagine di TDM e Simeu il 30% dei pazienti in pronto soccorso non ha visto preservarsi privacy e riservatezza, e la procedura di rivalutazione del dolore in tutto il percorso del paziente al pronto soccorso viene svolta da poco più del 60% delle strutture monitorate. Altro problema evidenziato quello della disomogeneità dei Pronto soccorso a seconda delle regioni con marcate differenze tra Nord, Centro e Sud.
LA FIDUCIA NEI MEDICI – «Il Pronto Soccorso rappresenta per i cittadini un punto di riferimento irrinunciabile, nel quale nutrono fiducia – specifica Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tdm di Cittadinanzattiva -, mentre viene esplicitamente richiesta una migliore e più trasparente gestione dei posti letto per evitare affollamenti, il sovraccarico del personale e garantire la dignità delle persone. E’ grave che solo il 45% dei Dea I livello abbia conoscenza in tempo reale dei posti letto disponibili nei reparti di tutta la struttura. E chiediamo che la presenza del familiare sia un diritto e non un favore da chiedere di volta in volta».
«È di fondamentale importanza – afferma Maria Pia Ruggieri, presidente nazionale Simeu (Società italiana della medicina di emergenza-urgenza) – che medici, infermieri e pazienti con i loro familiari si sentano dalla stessa parte nella tutela e nella promozione dei prestazioni del servizio sanitario nazionale a partire proprio dall’emergenza, per il rafforzamento di una responsabilità collettiva verso il bene pubblico e di un forte senso di cittadinanza comune: questo è il significato ultimo del monitoraggio e della Carta dei diritti che abbiamo condiviso con il Tdm».
LA NOTA DOLENTE DEI TEMPI D’ATTESA – Il monitoraggio ha previsto una distinzione tra l’attesa per il triage, quella per il primo soccorso e infine il tempo che trascorre dall’arrivo in ospedale al ricovero in ospedale. Per il triage si tratta in media di attese di pochi minuti, in media dai 9 ai 17. Nel secondo caso l’attesa varia da un minimo di 22 minuti per un codice giallo a 98 minuti per un codice bianco. Nel terzo caso, invece, per avere un ricovero sono trascorse meno di 12 ore nel 40% dei pronto soccorso, 50% dei Dea I livello, 13% Dea II livello; 24-48 ore nel 25% Dea I livello, 19% Dea II livello, 40% pronto soccorso. E si arriva anche a oltre due giorni di attesa nel 38% dei Dea II livello e nel 20% dei pronto soccorso.
L’indagine mette in evidenza, inoltre, i pochi spazi “attrezzati” per le attese dei bambini. Poche invece le barriere architettoniche mentre soprattutto al Nord le dotazioni di sedie a rotelle, barelle ed elevatori per grandi obese sono presenti a sufficienza. L’Obi (osservazione breve intensiva) risulta sovraffollata nel 33% dei pronto soccorso, 38% Dea I livello, 24% Dea II livello. Sono presenti spazi dedicati al malato in fase terminale nel 45% Dea II livello, 36% Dea I livello, 13% Ps.