All’indomani della presentazione del rapporto Censis che ha evidenziato luci e ombre di una professione in cerca della propria identità, l’entrata in vigore della Ricetta Veterinaria Elettronica rende l’Italia «un modello virtuoso in Europa». L’intervista ad Antonio Limone, tesoriere FNOVI
Curano la salute e il benessere dei 32 milioni di animali domestici che il 52% degli italiani tiene in casa. Ma sono anche responsabili dei controlli igienico-sanitari negli allevamenti, garantiscono qualità e sicurezza della filiera alimentare, si occupano della salvaguardia dell’ambiente e della protezione delle specie in via di estinzione. Eppure, l’importanza del ruolo dei medici veterinari spesso non viene percepita fino in fondo dall’opinione pubblica. Il rapporto Censis presentato a Roma ha messo in evidenza luci e ombre che aleggiano sulla professione sottolineando un persistente problema di consapevolezza riguardo ai compiti che sono appannaggio di questa categoria, compiti legati alla sanità pubblica che devono essere valorizzati per portare alla luce il reale valore sociale del professionista veterinario. Sanità Informazione ha intervistato il dottor Antonio Limone, direttore dell’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno e Tesoriere della Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani (FNOVI).
«Il rapporto Censis è molto prezioso perchè se da un lato analizza la percezione che il cittadino ha di noi, cioè di professionisti che si occupano prevalentemente della cura degli animali da compagnia, offre anche la possibilità di comprendere il ruolo fondamentale che rivestiamo nell’ambito della sanità pubblica e della prevenzione. Un ruolo che viene svolto in ogni Asl e anche dall’attività dei liberi professionisti, perché il benessere dell’animale domestico contribuisce ad una sanità di prevenzione anche a carico dell’uomo. Il 75% di tutte le patologie, infatti, sono antropozoonosiche, provengono cioè dagli animali e si trasmettono all’uomo».
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Per quanto riguarda invece le attività connesse alla filiera alimentare quali sono i compiti del medico veterinario per garantire la sicurezza e la trasparenza di tutti i processi?
«Anche qui il nostro ruolo è determinante a tutela della salute del consumatore. L’attività di controllo viene esercitata dai medici veterinari in tutte le fasi di preparazione, trasformazione e trasporto degli alimenti. La tracciabilità di un cibo, infatti, racconta la sua storia, ne identifica le caratteristiche e ne garantisce la sicurezza. Tutto questo sforzo per garantire alimenti sani sulle nostre tavole ogni giorno è dato dai tanti medici veterinari che nel nostro Paese attuano una vera e propria rete di epidemiosorveglianza».
Lei prima parlava di antibiotico-resistenze, a questo proposito la recente entrata in vigore della REV (Ricetta Veterinaria Elettronica) obbligatoria è una novità importante anche in questo senso…
«Il Ministero della Salute insieme alla FNOVI, alla sanità pubblica veterinaria tutta e agli istituti zooprofilattici italiani, costruiscono un sistema virtuoso che è un modello, il primo in Europa. La grande scommessa della lotta alle antibiotico-resistenze, che è una vera zoonosi emergente, la più importante dal punto di vista della difficoltà che crea e delle vittime che può causare in termini di vite umane, viene finalmente affrontata in modo intelligente. La REV è un tentativo intelligente di avere il controllo di un farmaco, che ci permette di essere vigili e attenti su determinati processi, è una conquista di una sanità che si evolve e che guarda al riflesso del farmaco sulla salute. Un medico veterinario che vuole farsi portavoce di una sanità di prevenzione non può sottrarsi a un meccanismo del genere. Credo che averlo creato, in questa filiera così istituzionalmente valida che dal Ministero ricade sul territorio, ci porterà nell’arco degli anni ad incidere davvero sulla lotta all’antibiotico-resistenza».