Lo studio con i KPI è stato pubblicato sulla rivista ‘Journal of Assisted Reproduction and Genetics’ e se ne parlerà al congresso ‘Focus SIFES’ in programma a Riccione dal 17 al 19 Maggio con l’obiettivo di affrontare in maniera multidisciplinare alcune delle tematiche più attuali e controverse con cui si devono confrontare medici, psicologi, e biologi che operano nell’ambito della medicina della riproduzione
Quali sono i Key-Performance-Indicators (KPI) più preziosi per valutare e migliorare gli standard clinici e di laboratorio nei centri di fecondazione in vitro? E’ la domanda alla quale hanno voluto rispondere due società scientifiche, la Società italiana di Fertilità e Sterilità-Medicina della riproduzione (Sifes-MR) e la Società italiana di embriologia e riproduzione umana (SIERR), in uno studio-consensus attraverso il quale si stabilisce un ‘punteggio’ da assegnare alle strutture specializzate sulla base di una serie di indicatori, individuati dagli esperti come principali elementi da tenere in considerazione per valutare un centro di PMA (Procreazione medicalmente assistita). Lo studio è stato pubblicato sulla rivista ‘Journal of Assisted Reproduction and Genetics’ e se ne parlerà al congresso ‘Focus SIFES’ in programma a Riccione dal 17 al 19 Maggio con l’obiettivo di affrontare in maniera multidisciplinare alcune delle tematiche più attuali e controverse con cui si devono confrontare medici, psicologi, e biologi che operano nell’ambito della medicina della riproduzione.
La qualità dei centri di PMA è uno di queste: “I progressi della fecondazione in vitro hanno cambiato profondamente il trattamento delle coppie infertili, incoraggiando il dibattito tra gli specialisti su quale siano gli elementi da tenere in considerazione per valutare una struttura specializzata”, spiega Alberto Vaiarelli, segretario della SIFES e responsabile medico-scientifico del centro Genera di Roma. “Questo studio-consensus propone una metodologia per generare un ‘clinic performance score’ (CPS) basato sui criteri clinici ed embriologici che comprendono l’intero percorso della fecondazione in vitro. Com’è noto i KPI devono essere misurabili, riproducibili, coerenti e appropriati per definire l’efficacia e la sicurezza delle cure e per guidare l’intero controllo di qualità”.
Il gruppo di lavoro ha incluso esperti italiani (clinici ed embriologi) provenienti sia da centri pubblici che privati, ubicati da Nord a Sud, e rappresentanti dell’Istituto Superiore di Sanità. Sono state delineate 3 categorie di indicatori, sulla base di prove scientifiche e competenze professionali, in quattro incontri avvenuti tra il 2020-2022. Il panel ha concordato definizione, motivazione, formula, frequenza della raccolta dei dati, competenza e valori di riferimento, per tutti gli indicatori. Ogni KPI è stato ponderato per la sua importanza ed è stata delineata un’equazione per calcolare il CPS. I risultati sono stati poi condivisi e approvati dai comitati esecutivi di entrambe le società scientifiche.
I KPI sono stati raggruppati in base alla qualità dell’intero percorso IVF (tasso di annullamento del trattamento prima del recupero degli ovociti; indice di conversione follicoli-ovociti recuperati; tasso di maturazione degli ovociti; tasso di complicanze dopo il prelievo ovocitario), alla qualità del laboratorio di fecondazione in vitro (tasso di fertilizzazione; tasso di sviluppo dell’embrione al giorno 3 di coltura; tasso di blastocisti), efficacia della fecondazione in vitro (tasso di gravidanza clinica per primo trasferimento in utero; tasso di gravidanze multiple) e sicurezza della fecondazione in vitro (tasso di aborto spontaneo; tasso di sindrome di iperstimolazione ovarica). Assegnando a ciascun indicatore un punteggio, ogni centro potrà così calcolare il suo center performance score, in base a tutti i KPI elencati: “-1” se la performance è inferiore al valore minimo di competenza, “0” se è compreso tra i valori della competenza e del benchmark e “+1” se è superiore al valore benchmark.
“La definizione dei KPI – aggiunge Valerio Pisaturo, presidente SIERR – è impegnativa in questo settore a causa delle diverse impostazioni, organizzazione, normative regionali e competenze. Il metodo delineato in questo consensus rappresenta il punto di vista dei professionisti italiani: clinici ed embriologi hanno delineato una metodologia e un approccio globale. Il passo successivo sarà ora applicare questo metodo di autovalutazione basato su KPI condivisibili. Questa strategia potrebbe essere funzionale al miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza della fecondazione in vitro consentendo di monitorare le prestazioni in corso e migliorando la cura della fertilità”.