Con un esame del sangue si può conoscere il livello di cellule staminali e scoprire lo stato di salute di un individuo. Caradonna (SIMCRI): «Al di sotto dei parametri prestabiliti si interviene con una cura personalizzata a base di nutraceutici, corretta alimentazione e attività fisica»
L’età anagrafica non sempre corrisponde a quella biologica, il fisico nel corso della vita subisce l’effetto di diversi fattori a cominciare da scorretti stili di vita, per proseguire con stress ossidativo, fino all’inquinamento atmosferico che in media accorcia l’esistenza di un individuo di dieci mesi. Come è possibile monitorare l’avanzare delle lancette biologiche e rallentare la corsa? Il rimedio esiste e lo racconta a Sanità Informazione Eugenio Caradonna, esperto in medicina rigenerativa e presidente di SIMCRI.
«Per capire se una persona sta bene veramente o solo in apparenza, occorre analizzare le sue cellule staminali. Per farlo è sufficiente misurare la quantità presente nel sangue attraverso un’analisi delle sottopopolazioni delle cellule in funzione di un percorso di valutazione rigenerativa – spiega Caradonna –. Se sono basse è importante intervenire per riportare le cellule staminali in equilibrio».
Quanto deve essere il livello di staminali nel sangue è il primo parametro da definire. «Molto dipende dall’età, dal sesso e dalle caratteristiche dell’individuo – spiega l’esperto di medicina rigenerativa -. Ecco perché è fondamentale la valutazione di professionisti esperti. Noi abbiamo stilato una scala di riferimento in grado di dare dei punteggi in base alle caratteristiche di ogni singola persona, per questo siamo in grado di capire come è lo stato rigenerativo del soggetto. Un valore numerico che, se è basso rispetto alla media, deve essere corretto. Le potenzialità sono enormi, e come specialisti possiamo dare un grande contributo a milioni di persone nel nostro paese sia a livello di prevenzione che di appropriatezza della cura. Un esempio? Le statine, farmaco essenziale per il controllo della ipercolesterolemia agisce anche sulle cellule staminali e dunque monitorarle con un esame del sangue periodico permette di correggere se necessario i dosaggi del trattamento. Si tratta di una nuova cultura della salute che stiamo cercando di diffondere».
Ogni individuo, dunque, ha un punto di partenza che deve tenere conto di diversi fattori: età, sesso, costituzione fisica, ambiente in cui vive e livello di stress a cui è sottoposto quotidianamente. Proprio su quest’ultimo elemento punta il dito Caradonna: «Si calcola che un italiano su tre soffra di alti livelli di stress. Questo fattore non può dunque essere trascurato o ridotto a banale incidente di percorso nella vita di un individuo, perché in realtà svolge un’azione molto dannosa sull’intero organismo e sulla capacità di rigenerare i tessuti delle cellule. È dunque un fattore di rischio che a lungo andare può portare ad un invecchiamento precoce, a malattie cardio-circolatorie o neurodegenerative».
È dimostrato da studi internazionali e ribadito a più riprese dallo stesso presidente di SIMCRI che il livello di staminali nel sangue debba essere monitorato periodicamente così come avviene per la glicemia, i trigliceridi e il colesterolo. «Non si tratta di un esame costoso, o difficile da svolgere, ma è essenziale che a farlo sia personale medico con esperienza in grado di interpretare i valori e parametrarli su stili di vita, peso, età, sesso e stress appunto». Per garantire il benessere ad un individuo è importante partire da un’idea di One health, affinché la salute tenga conto anche dell’ambiente in cui vive e eventualmente anche degli animali che possiede. «Perché le persone siano sane è fondamentale che vivano in un ecosistema equilibrato in cui si faccia molta attenzione all’alimentazione – sottolinea Caradonna -, e quindi si favoriscano terreni biologici certificati, la tracciabilità dei prodotti a cui associare poi un processo rigenerativo».
Dieta mediterranea e attività fisica costante rappresentano i primi rimedi a un livello basso di cellule staminali. «La cura si basa essenzialmente sulla dieta e sull’apporto di sostanze nutraceutiche che hanno un ruolo fondamentale nell’ambito della prevenzione e della condizione biologica dell’individuo per giocare in anticipo sulle patologie – suggerisce Caradonna -. Proprio l’Italia in questo ambito è all’avanguardia grazie alla presenza del massimo esperto a livello internazionale di nutraceutica, il professor Ettore Novellino, già preside della facoltà di Farmacia dell’Università di Napoli. Queste sostanze, ampiamente validate nell’ambito della ricerca, in tre mesi permettono di ripristinare uno stato funzionale o migliorare il proprio stato di salute rispetto al valore di partenza».
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